La Gazzetta dello Sport

ORA SOFIA DEVE PUNTARE SUL GIGANTE

Il futuro della Goggia

- L’INTERVENTO di DEBORAH COMPAGNONI tre ori olimpici e 3 mondiali

La stagione di Sofia Goggia è stata grandissim­a, soprattutt­o nelle discipline veloci. E secondo me non è un caso che abbia rallentato un po’ in gigante, dopo i bellissimi risultati in questa specialità della scorsa stagione e di quella prima, mentre in velocità è diventata più forte. Per i prossimi anni credo che si debba dedicare con attenzione al gigante, in modo che porti punti per la Coppa del Mondo generale, che vedrei come progetto per il futuro. Sofia dovrà avere degli obiettivi e di sicuro li avrà: riconferma­re di essere la più forte in discesa, va bene. Ma se ci aggiunge qualche vittoria in superG, come ha dimostrato di poter fare, i piani possono essere altri. Se sei vincente in due discipline, se aggiungi qualche punto in una terza, come può essere per lei il gigante, se fai bene qualche combinata, come le è già capitato, la Coppa del Mondo generale può diventare possibile.

Nella mia carriera la scelta fu di dedicarsi a gigante e slalom, dopo i tanti infortuni, e poi al superG, dopo che la velocità era stata messa da parte proprio per i problemi fisici. Poi proprio per il fatto di non potersi allenare troppo, la scelta è stata di puntare di più alle medaglie, ai grandi eventi. Non è giusto fare paragoni, quello che posso dire è che nelle ultime gare prima dei Giochi, Sofia ha imparato molto dai suoi errori. Penso alla caduta di Cortina, all’uscita di Lenzerheid­e. Lei è stata capace di uscirne bene, ha fatto tesoro di quello che le è successo, ed è arrivata più forte all’Olimpiade. Il passo successivo ora, se vuole pensare alla Coppa, è la gestione del tempo. Avrà tantissime richieste, dovrà sapersi dosare. Già dopo i Giochi ha scelto di concentrar­si sulle finali di Are per vincere la coppa di discesa, che era il suo obiettivo. L’ha raggiunto ed è stata bravissima.

Di questa sua stagione, la cosa che mi è piaciuta di più è stata la discesa olimpica. Non solo perché ha vinto, ma perché ha fatto passaggi bellissimi, di precisione. Si vedeva che c’era una particolar­e attenzione sulle linee, su come interpreta­rle per fare la differenza su un pendio non difficilis­simo. Quella gara lì, non solo perché era ai Giochi, è stata quasi perfetta. E dico quasi perché non bisogna mai negarsi un margine di migliorame­nto. Ha saputo gestire le tensioni che un evento così può creare. Saperlo fare è dei campioni: invece di viverla male, la giri e pensi che sia un’occasione unica in cui non hai niente da perdere. Non sarebbe male ora finire con un podio in gigante, la disciplina che è la base di tutto, da quando cominci a fare gare da piccolo. Sofia lo meriterebb­e.

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