La Gazzetta dello Sport

«Dalla caduta di Cortina si è rialzata la nuova Sofia»

● Feltrin: «Lì ha capito che servono la tecnica e il coraggio ma anche la tattica»

- ARE (SVEZIA) si.ba.

LA SUA TECNICA RENDE MOLTO QUANDO SCIA IN EQUILIBRIO

GIOVANNI FELTRIN ALLENATORE VELOCISTE

Tina Weirather festeggia la Coppa del Mondo sul palco, sulle note dell’inno del Liechtenst­ein, godendosi le facce sbalordite di chi non sa che sono le stesse di «God save the Queen». Lindsey Vonn si fa andare bene un terzo posto, ma non può essere felice perché sente di aver sprecato un’occasione per arrivare a 83 vittorie, a -3 da Stenmark. Lara Gut invece non si trova: esce nella parte alta di un superG ridotto — ma più lungo della discesa di mercoledì —, a suggellare una stagione che più storta non si poteva. In casa Italia prova a sorridere Federica Brignone, quinta dopo aver dichiarato forfeit il giorno prima per un malessere, mentre Nadia Fanchini ci mette «tutto il cuore», è settima e la prende bene, visto ciò che le è capitato in questa stagione. Tutte, però, fanno da contorno a Sofia Goggia. La donna del giorno — e non solo — è lei. Tra i più orgogliosi c’è Giovanni «Johnny» Feltrin, allenatore bellunese delle velociste. Segue Sofia da otto anni. «Conosco la sua storia, l’avviciname­nto a questi risultati complicato dagli infortuni, la sua tecnica che rende molto quando viene messa in equilibrio, i suoi alti e bassi. E il crescendo di questa stagione, dopo che a Cortina aveva corso il rischio di buttare via tutto».

GRANDE Quel giorno, con quella caduta sull’Olympia delle Tofane, Sofia è diventata grande. «Un po’ come i bambini — prosegue Feltrin —, che hanno bisogno di cadere anche due o tre volte,

lei si è rimessa in piedi da sola. Lì ha capito che doveva essere più attenta, che la tecnica è importante ma serve anche la tattica, perché la cavalleria va tirata fuori quando serve. Da quel momento la sua consapevol­ezza è stata diversa e anche a noi allenatori ha messo meno ansia. In queste settimane Sofia ha colto due frutti diversi: uno è stato l’oro olimpico, la gara secca; l’altro viene da lontano. Una Coppa non la vinci con gli “zero” nelle gare. Danno il senso di ciò che è oggi Sofia».

LA BARCA VA Feltrin fa parte di uno «staff preparato e unito, che lavora in sinergia», di un’ambiente favorevole che ha portato al trionfo di Sofia e ai podi delle varie Brignone, Bassino, Moelgg, Irene Curtoni, Schnarf, Nadia Fanchini. Ci sono margini di migliorame­nto? La bergamasca ha chiesto un tecnico in più per lavorare meglio. «Lo sci parla di questo — chiude Feltrin —, è un’esigenza che tocca tutti. Credo però che il nostro sistema operativo funzioni. Certo, le strade nuove sono una sfida. Però anche le basi solide sono un valore».

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