MALAGÒ VA DA BACH «IL CIO CI APPREZZA»
●La corsa italiana ai Giochi: Milano favorita, difficile l’accordo con Torino. E il Veneto accelera...
Se non siamo alle «primarie» olimpiche in Italia, poco ci manca. La corsa all’organizzazione dei Giochi invernali 20206 continua a tenere banco. Una situazione che Giovanni Malagò ha illustrato ieri a Losanna, sede del Cio, davanti al padrone di casa Thomas Bach. «Il Cio ha apprezzato l’accresciuto interesse che oggi c’è in Italia intorno allo sport e ai Giochi Olimpici - ha raccontato alla fine dei colloqui il presidente del Coni - In linea di principio non c’è alcuna preclusione verso nessuno, ma comunque occorrerà procedere con cautela perché tutti i discorsi futuri non potranno prescindere dal nuovo Gol’elezione verno». Nuovo Governo che dovrà pronunciarsi in modo chiaro per convincere il Cio a cambiare la Carta Olimpica, cancellando il divieto di candidarsi per i Paesi che ospitano la sessione in cui si vota. E il 10 settembre 2019 ci si ritroverà proprio a Milano per scegliere la città del 2026.
RIBALTONE E RISCHI Nuovo Governo che è una variabile decisiva nelle scelte da fare, anche se rispetto a Roma 2024 c’è un vero e proprio ribaltone in corso: praticamente tutti i gruppi politici sono come minimo «interessati» a incamminarsi sulla strada verso l’organizzazione dei Giochi. Un cambio di atteggiamento che però non esclude qualche pericolo. La politicizzazione stavolta non riguarderebbe il dilemma sì o no alle Olimpiadi (come nel 2016, ai tempi del- della Raggi), ma la scelta di quale città candidare nella sfida per avere i Giochi. Proprio per questo l’incontro di Losanna (c’erano anche i membri Cio Mario Pescante e Franco Carraro), al termine del quale Malagò ha manifestato la sua soddisfazione, è solo il primo atto di una storia molto più lunga. Ci si rivedrà presto per fare il punto della situazione.
TORINO DA SOLA Non è un mistero che prima delle elezioni, si stesse lavorando su un ticket Milano-Torino, dando però alla prima il ruolo di città capofila della candidatura. Poi Torino è andata per conto suo, riservando alla pagina dell’Olimpiade aggiornamenti praticamente quotidiani: dalla rottura alla ricucitura fra i 5 Stelle, dalla «manifestazione di interesse» spedita al Coni dalla sindaca Appendino con molte prudenze, alla mozione del Pd in consiglio comunale dichiaratamente pro Olimpiadi, bocciata dall’aula. Un contesto che rischia di indebolire le ambizioni di Torino, e soprattutto l’ipotesi di una combinazione con Milano. Ne prende atto anche il sindaco Giuseppe Sala: «Non la escludevo, ma ho visto che Torino è andata avanti, quindi a questo punto non credo». MILANO IN POLE Milano è decisamente in pole position nella griglia di partenza di eventuali «primarie» olimpiche (l’ultima parola sarebbe del consiglio nazionale del Coni). Ma Sala non vuole accelerare: «Penso che Milano abbia le carte in regola ma non farà nulla senza un governo e il suo appoggio». Il governo che non c’è sembra il potenziale ostacolo numero uno di una candidatura italiana. Anche perché l’aria che tira nel mondo non dovrebbe produrre una folla di candidature. Al 31 marzo, il Cio registrerà l’interesse di cinque Paesi - oltre all’Italia, Svezia, Svizzera, Giappone e Austria - ma bisognerà poi vedere chi farà veramente sul serio.
VENETO PRONTO Ma se Milano non accelera e Torino «studia», il Veneto s’è messo a correre. Luca Zaia, il presidente della Regione, conferma che, «entro la settimana prossima, verrà approvata in giunta regionale una delibera che formalizzerà il sostegno alla manifestazione di interesse per la candidatura del Veneto». Le regole olimpiche, però, impongono di scegliere una città (Cortina?) come centro della candidatura. Poi la significativa postilla finale: «Il Veneto chiede fin da ora che l’iniziativa venga valutata al pari delle altre candidature che verranno formalizzate». Insomma, abbiamo un progetto, vogliamo giocarcela pure noi.
>Il presidente del Coni: «Nessuna preclusione, ma bisogna attendere il nuovo Governo»