Ferrari-Mercedes In Australia fuori la verità
La Ferrari sfida Mercedes sul suo terreno: pagherà?
Quante volte alla vigilia di un nuovo campionato del mondo si è coniugato il nome «Ferrari» con «anno della verità»? Tante, troppe. Eppure a poche ore dall’accensione dei motori nei box dell’Albert Park questo accostamento banale riaffiora alla mente. D’altronde i numeri, anche se non raccontano per intero la verità, sono impietosi: la Ferrari non vince il titolo piloti da ormai 11 anni, lo stesso periodo di tempo che ha separato il Mondiale di John Surtees (1964) dal primo di Niki Lauda (1975). Ai tempi venne definito il «lungo digiuno», surclassato soltanto da quello, sì terrificante, seguito al titolo di Jody Scheckter (1979). Ci vollero 21 anni prima che Michael Schumacher riportasse la Ferrari in cima al mondo motoristico. E adesso? Al suo quarto anno di gestione, quanta pazienza avrà conservato nel proprio personale serbatoio Sergio Marchionne? A Natale aveva mandato i tortellini di traverso a Maurizio Arrivabene e a Mattia Binotto, dicendo: «Il secondo posto nel Mondiale non è un bel risultato». Di certo non un complimento per il «gruppo di sbarbati» (suo il copyright) che aveva rilanciato la rossa dopo un 2016 da zero (vittorie). E tanto per chiarire aveva aggiunto: «Mi aspetto molto di più da questa squadra». Dichiarazioni che sono suonate come una sorta di ultimatum. Poi, per fortuna degli uomini della Gestione Sportiva, dopo i primi test, a Ginevra, il presidente è stato un po’ più cauto e meno pretenzioso: «Sarà dura. La macchina è in buone condizioni e i tempi sono solo di un decimo superiori a quelli della Mercedes. Ma è impossibile giudicare prima di Melbourne dove siano i nostri rivali».
OBIETTIVI Marchionne resta convinto che per bontà di prestazioni (Vettel e Raikkonen non hanno forse chiuso i test di Montmelò con i due migliori tempi, seppur con gomme più tenere rispetto ai campioni in carica?), progetto, risorse umane e finanziarie si possa se non si debba vincere. Binotto e il suo staff, pur consapevoli del lavoro che c’era ancora da fare, guardano a questo avvio di mondiale con fiducia, malgrado siano in molti nei test a sostenere che la Ferrari non potrà più limitarsi a fare corsa sulla Mercedes ma dovrà guardarsi pure dalla Red Bull.
SFIDE I tecnici del Cavallino sono stati coraggiosi, allungando il passo della SF71H, ad andare
11 IL DIGIUNO Gli anni dall’ultimo titolo piloti, vinto da Raikkonen nel 2007, l’ultimo costruttori l’annata successiva
a sfidare i rivali sul loro terreno per consegnare a Sebastian Vettel l’arma giusta per il titolo. Il tedesco, dal canto suo, prima ancora di pensare alla quinta corona, deve cancellare la sgradevole immagine di pilota che ogni tanto «sbarella» come a Baku 2017 o a Citta del Messico 2016. Lo stesso Marchionne lo ha come avvisato: «Nel 2018 non vedremo più in pista la sua parte latina. D’ora in poi, con un’auto competitiva, la responsabilità sarà soltanto sua e lui lo sa». Ma l'irrequietezza di Seb nasce forse dal fatto che non vince il titolo da 5 anni, cosa insopportabile per uno che ne ha conquistati 4 in 4 stagioni di fila alla Red Bull. E se la SF71H non fosse all’altezza, Seb potrebbe sprofondare nella «sindrome Alonso», convincendosi che la Ferrari non sia il mezzo giusto per riprendere la scalata a Michael Schumacher e, malgrado un contratto sino al 2020, potrebbe cercare fortuna altrove anche se di alternative al momento non se ne vedono. D’altronde pure Fernando doveva correre ancora due anni in rosso eppure decise di dire addio.
ULTIMO ATTO? Altra curiosità, legata a questo 2018, è capire che campionato sarà in grado di garantire Kimi Raikkonen a
38 anni (è del 1979 come Valentino Rossi). Dopo essere uscito con le ossa rotte dai confronti con Alonso (2014) e Vettel (2015-16), l’anno scorso il finlandese si è ritrovato, tanto che senza ordini di scuderia avrebbe probabilmente vinto a Monaco e in Ungheria. Gli manca continuità. «A volte è un piacere vederlo correre a volte non si riconosce», ha detto di lui Marchionne a Natale. Della serie: o va forte sempre o questo potrebbe essere davvero l’ultimo anno in rosso. Dove, potrebbe approvare il monegasco Charles Leclerc a patto che con la Sauber Alfa dimostri la necessaria maturità. Per lui l’incubo si chiama Daniel Ricciardo.
Marchionne detta la rotta: Vettel deve mostrarsi freddo, Raikkonen continuo