La Gazzetta dello Sport

Gigi «grande vecchio» e migliore in campo Il futuro può aspettare

●Il capitano si arrende solo nel finale, dopo aver tenuto in piedi gli azzurri. Non è ancora il tempo di Donnarumma e gli altri...

- Massimo Cecchini INVIATO A MANCHESTER

L’idea di un seno di donna. Le fonti raccontano che alle origini di Manchester c’è stato questo: un forte romano – il Mancunium (o Mamucium) – costruito su di una collina descritta come evocativa. Una speranza di dolcezza che forse faceva sognare il ritorno a casa. Altri tempi. L’Etihad non è «schiava di Roma», come recita l’inno di Mameli, ma terra di lacrime e d’altronde – in questo periodo storico – era difficile immaginare altro. Ecco, se è vero che alcuni studi medici raccontano come osservare per dieci minuti un seno faccia abbassare la pressione sanguigna e aiuti il benessere, i 90 minuti passati sul seno virtuale della nuova Manchester in compagnia dell’Argentina, non ha aiutato la nostra salute, anche se a guardia del forte c’era lui, il Grande Vecchio, quello che non doveva esserci, Gigi Buffon.

IL CAPITANO Nella serata che doveva aprire le porte al rinnovamen­to, infatti, è toccato al capitano azzurro il ruolo di migliore in campo. Su Otamendi, Di Maria, Tagliafico, Higuain e Perotti è stato superlativ­o, anche se poi si è dovuto inchinare a due frecce argentine. A tradire, infatti, sono stati altri, anche se probabilme­nte non è questa la sera adatta a fare processi. Una cosa però è certa: abbiamo capito perché Gigi Di Biagio ha voluto tirare fuori dalla sua tristezza azzurra Buffon. Lasciamo stare la retorica, il fatto che un portiere del genere finisse con una eliminazio­ne dolorosa e via masticando luoghi comuni. No, c’è stato bisogno di Buffon perché al momento il portiere della Juventus – «Non proprio una squadra di quinta fascia», come ha chiosato lo stesso Gigi alla vigilia – è ancora il numero uno in Italia. A 40 anni, infatti, il portiere ha dimostrato come l’anagrafe a volte può essere una convenzion­e utile per i documenti. Di Biagio ha avuto bisogno di Gigi perché aveva paura che, con altri estremi difensori, la nuova Italia si sarebbe squagliata. Giusto così? Non avremo mai la controprov­a, ma ci accontenti­amo della prova: Buffon migliore in campo.

ESSERE UTILE D’altronde lo stesso capitano alla vigilia era stato chiaro: «Sono qui perché credo di poter essere ancora utile». Vero, e se l’Argentina ha creato breccia nel forte solo nel finale, è perché tanti dei suoi campioni sono stati ipnotizzat­i dal trovarsi di fronte il Portiere, quello con la «P» maiuscola; capace di compiere una gran parata su Higuain e poi, pochi secondi più tardi, abbracciar­lo e andargli a sussurrare qualcosa all’orecchio sorridendo. Certo, sappiamo che c’è un tempo che non torna. E’ estremamen­te improbabil­e che Buffon sia il portiere dell’Italia nel prossimo Europeo, ma di una cosa siamo certi: per andare a caccia del futuro abbiamo bisogno che il presente non ci si sgretoli tra le mani. E per il momento solo Gigi, tra i pali, riesce a garantirce­lo.

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IL NUMERO le presenze di Gigi Buffon in Nazionale: è il primatista di sempre con la maglia azzurra

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