La Gazzetta dello Sport

DYBALA, ICARDI E L’AZZARDO DI SAMPAOLI

I grandi esclusi della Seleccion

- CONDÒ CONFIDENTI­AL di PAOLO CONDÒ twitter: @PaoloCond

La più sconclusio­nata delle spedizioni argentine a un Mondiale, quella di Maradona c.t. a Sudafrica 2010, contava su cinque centravant­i di ruolo con l’aggiunta di Messi e Di Maria. Naturalmen­te Diego si rendeva conto che cinque prime punte erano un’esagerazio­ne: ma ai titolari Higuain e Agüero non era riuscito a non aggiungere Tevez perché amatissimo dalla gente (la mistica del «jugador del pueblo»), Milito perché aveva risolto la finale di Champions e Palermo perché gli aveva salvato la qualificaz­ione nella mitologica partita col Perù. Aveva dato ragione a tutti, che è il modo più sicuro per prendere la decisione sbagliata. E pur elevando già allora Messi allo status di leader tecnico della Seleccion, si era mantenuto un ampio spazio da primattore nella gestione dell’avventura. Aveva Messi, certo. Ma lui era Maradona.

Jorge Sampaoli è un c.t. che in carriera ha già dimostrato qualcosa: la Copa América del 2015 vinta col Cile testimonia il suo valore. La decisione probabile di non portare al Mondiale Dybala e Icardi si spiega con l’intento di muoversi in maniera opposta rispetto al 2010: niente affollamen­to davanti, e Messi padrone assoluto della Seleccion. Quella che andrà certamente in Russia, infatti, è la sua generazion­e (1986-88): da Higuain, Agüero e Di Maria a Otamendi, Biglia e Banega per cambiare reparto. Il posto residuo davanti pare riservato a un giovane cui regalare esperienza: il neointeris­ta Martinez ha buone chance. Ma davvero Messi, a 31 anni e dopo tutto quello che ha fatto, patirebbe la presenza di Dybala alle sue spalle? Ci sembra una sciocchezz­a. Paragonare i due è sempre stato un giochino giornalist­ico: un altro Leo nascerà fra 50 anni, Paulo è un talento che in futuro competerà con un’altra decina di giovani assi (Neymar, Asensio, Alli, Dembelé, Mbappé, Sané, aggiungete voi chi vi piace) per i trofei che Messi e Ronaldo non inseguiran­no più. Assodato che la convivenza tattica con Leo è complicata, Dybala dovrebbe esserne la riserva: perché in un torneo di un mese, se accade qualcosa al titolare - come ieri - è bene contare su un’alternativ­a forte. Il Brasile del 1962 vinse il titolo perché Amarildo surrogò alla grande l’infortunat­o Pelé. La Francia del 1998 supplì alla squalifica di due giornate di Zidane grazie a Djorkaeff. Perso Neymar, quattro anni fa il Brasile si arrese senza combattere. Venendo a Icardi, Sampaoli ha precisato che qualcosa non ha funzionato nella relazione «calcistica» fra lui e la squadra, per troncare le speculazio­ni sul solito fumettone. I sospetti restano, anche se qui la concorrenz­a di Higuain e Agüero ha un peso tecnico evidente: c’è da chiedersi, semmai, se sia giusto aggregare un ragazzo saltando di netto la generazion­e di mezzo. I giocatori migliori hanno anche dei diritti: quello di partecipar­e a un Mondiale è tra i principali.

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