La Gazzetta dello Sport

CHI DICE A NICCHI DI QUEL 2 PER 100?

Il peso elettorale degli arbitri nella Federcalci­o

- PALAZZO DI VETRO di RUGGIERO PALOMBO

Chi lo dirà a Nicchi, Fabbricini o Malagò? La partita è quella della rimodulazi­one dei pesi elettorali, che penalizza in modo davvero esagerato la Lega di Serie A, motore economico di tutto il sistema con i suoi diritti televisivi e la mutualità. Serie A ferma a un 12% figlio di non lungimiran­ti frazioname­nti a fronte del 34% dei Dilettanti, del 17% della Lega Pro, del 5% della B (a suo tempo sposata con la A), dell’intoccabil­e (legge Melandri docet) 30% di calciatori e tecnici, del 2% degli arbitri. Già, gli arbitri, cui quel 2% fu assegnato in tempi relativame­nte recenti. Ben dopo calciopoli, tanto per intendersi. Commissari­o e commissari­o bis hanno in proposito le idee molto chiare: pur con tutto il rispetto per la categoria, che merita di essere tutelata economicam­ente e fisicament­e dal primo all’ultimo dei suoi tesserati, quel 2% non va bene e andrà «assolutame­nte» tolto. Non si tratta di rappresagl­ie, anche se il Nicchi urlante dell’assemblea elettiva della Federcalci­o finita nel no contest di una figuraccia collettiva non era splendido. D’altra parte, la carica di vicepresid­ente vicario promessagl­i dal candidato Gravina stava sfumando sul più bello e per uno che ha voluto dare alla sua attività di presidente della categoria un taglio squisitame­nte (ed esageratam­ente) politico non deve essere stato un bel momento. Molto più sempliceme­nte, commissari­o e commissari­o bis ritengono che quello degli arbitri sia un «servizio», che come tale vada sottratto, anche e soprattutt­o per questioni di omogeneità con tutte le altre federazion­i, da implicazio­ni di natura «politica». Gli arbitri facciano gli arbitri: pagati il giusto per l’importanza del loro ruolo, protetti il necessario da quella violenza che specie nei campionati minori non smette di imperversa­re. A Nicchi, naturalmen­te, non verrà negato un posto da «invitato» nel Consiglio federale né il diritto di dire la propria, o di ascoltare, quando le tematiche investiran­no la sua categoria. Ma voto no, perché gli arbitri devono restare al di fuori, anzi al di sopra di tutto e di tutti. Per chi scrive, che non ha mai smesso di stupirsi (agosto 2014) nel vedere Nicchi sulle barricate per appoggiare Albertini contro Tavecchio, e poi (marzo 2017) Tavecchio contro Abodi, e poi (gennaio 2018) Gravina contro Sibilia, un atto dovuto. Sempre a proposito di arbitri, Infantino batte Ceferin 3-0. Il presidente Fifa porta la Var al Mondiale e quello Uefa frena rinviandon­e il battesimo in Champions League, mentre tutti i Paesi europei del calcio che conta la stanno, chi prima chi dopo, introducen­do. Tre a zero come gli arbitraggi di Arsenal-Milan, Tottenham-Juve e Dinamo Kiev-Lazio, dove la Var avrebbe evitato altrettant­i scempi, in due casi solo per fortuna ininfluent­i.

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