Tonfo Carolina Il sogno sfuma sul più bello: 4a Cade anche la dea Zagitova
●L’azzurra scende sul ghiaccio per ultima e non approfitta degli errori delle altre. Oro alla canadese Osmond
Milano esplode, l’entusiasmo è incontenibile: ma la doccia è fredda, freddissima. Carolina Kostner, in un Forum esaurito da 9600 spettatori, chiude il Mondiale — e forse la carriera — con un amaro quarto posto. A 31 anni e alla quattordicesima esperienza iridata, manca la settima medaglia — tredici stagioni dopo la prima — per 1.20 punti, per un soffio. Troppi, però, gli errori in un programma libero sofferto, per poter sperare di salire un’altra volta sul podio.
LA GARA E’ una gara pazza, imprevedibile, contraddistinta in generale da un’anomala quantità di errori. Sono in tante a pagare le fatiche della stagione olimpica. Alla fine, a emergere dal gruppo, con pieno merito dopo un «Lago dei cigni» perfettamente interpretato, è la 22enne canadese Kaetlyn Osmond, già argento mondiale uscente e fresco bronzo olimpico. Al termine del corto di mercoledì era solo quarta. Delle migliori è l’unica a pattinare senza praticamente commettere sbavature. Alle sue spalle c’è una doppietta giapponese, con Wakaba Higuchi, addirittura ottava dopo il primo segmento di gara, d’argento e Satoko Miyahara di bronzo, dopo il quarto posto a cinque cerchi. In una notte al contrario, la più grande sorpresa arriva da Alina Zagitova: la 15enne campionessa olimpica russa è irriconoscibile. I salti, da sempre il suo punto di forza, diventano un calvario. E addio sogni, fino a precipitare — settima nel libero — al quinto posto finale, prima «non vittoria» del 2017-2018.
SALTI FATALI E Carolina? Carolina butta alle ortiche un’enorme occasione. La medaglia, dato il rendimento delle altre, pareva servita su un piatto d’argento. E invece, dopo un prima metà di programma almeno sufficiente, ecco il patatrack. Peccato, perché lei e il pubblico meritavano un finale diverso. Tanto più che il copione, anziché dettato dal sorteggio, è sembrato studiato a tavolino, con l’azzurra sul ghiaccio per ultima. In precedenza, Zagitova a parte (in pista per penultima), si erano perse per strada l’altra russa Maria Sotskova e l’altra canadese Gabrielle Daleman. L’attesa è stata spasmodica. E di colpo gli occhi di tutti si posano su di lei. Anche, naturalmente, quelli di mamma Patrizia, di papà Erwin, di zia Margherita e di zio Harald, in tribuna come il sindaco Giuseppe Sala e il presidente del Coni Giovanni Malagò. Ci vuole un bel carattere per reggere a una simile pressione: il tricolore sventola ovunque. Pronti-via e la gardenese riduce il previsto triplo lutz iniziale a doppio. Poi il resto, per un po’, con qualche minima novità rispetto al copione con- sueto, fila via liscio. Fino al momento più critico, quello delle combinazioni di salti. Sono un pianto: la prima si riduce ad un axel semplice, la seconda a un triplo salchow con caduta. Non valgono niente. E troppi, così, diventano i punti lasciati sul piatto per sperare in una vittoria che, calcoli alla mano, era rimasta possibile dopo il franco successo nel corto. Per andare a medaglia nemmeno basta il solito punteggione per i meriti artistici (a soli 25/100 da quello della Osmond). Quello per il merito tecnico, ahi lei, è il tredicesimo di giornata. L’argento, così, resta a 2.02 punti, il bronzo appunto a 1.20.