Red Bull piccona l’alleanza politica Ferrari-Mercedes
● Horner: «Impossibile trovare un accordo tra noi La Fia detti le regole, i team liberi di non iscriversi»
FERRARI HA PRESO MEKIES MENTRE CHIEDEVA 3 ANNI DI GARDENING
CHRISTIAN HORNER TEAM PRINCIPAL RED BULL
Upo’ di pepe sul minestrone della F.1. Lo sparge Christian Horner, sempre più intenzionato a spaccare l’asse politico Ferrari-Mercedes e inserirsi a cuneo in mezzo a loro anche in quello sportivo. Per rendere il lato agonistico della pietanza più piccante, il team principal della Red Bull vede così la stagione appena iniziata a Melbourne: «Mi aspetto una lotta ravvicinata fra noi e la Ferrari, mentre la Mercedes mi sembra molto in forma, ma tutto dipenderà da quanto veloce deciderà di essere Hamilton». Un boccone agrodolce, sia per le ambizioni della Ferrari, sia per chi si aspetta una stagione equilibrata.
CASO MEKIES Poi lo scontro si sposta sull’asse politico, con un affondo deciso sul recente ingaggio del direttore della sicurezza della Fia, Laurent Mekies, che inizierà a lavorare per Maranello a settembre. Nel mirino i soli 6 mesi di «gardening», il periodo di riposo obbligato, che la Ferrari non avrebbe rispettato. «C’era una chiara dichiarazione delle squadre di fissare in almeno 12 mesi il “gardening” per un membro di Fia o Fom che va verso un team o viceversa — attacca Horner —. Alcuni spingevano per uno stop di 3 anni, poi si è deciso per i 12 mesi e questo incontro c’è stato meno di sei settimane fa…. Allora, che senso hanno queste riunioni?». IL PRECEDENTE
La questione ha riportato a galla quella dell’ingaggio di Marcin Budkowski, ex capo tecnico della Fia, da parte della Renault con i dubbi sul travaso di informazioni riservate dei team. «È una cosa diversa — irrompe a difesa della Ferrari Toto Wolff — perché lui era coinvolto in direttive tecniche, mentre quello di Mekies per me non è un gran problema». «Per me sì — la replica secca di Horner —, visto che era proprio la Ferrari a volere 3 anni di gardening, ma con una mano andava in un verso e poi…». Arrivabene,
5
ANNI
Horner: «L’ibrido è la cosa più dannosa degli ultimi 5 anni. Servono norme per rivalutare i piloti»
NON ABBIAMO SBAGLIATO. UN CARTELLO TRA I TEAM È ILLEGALE
MAURIZIO ARRIVABENE RESPONSABILE FERRARI BUDKOWSKI ALLA RENAULT E’ STATO UN PROBLEMA, MEKIES NON LO È
TOTO WOLFF PRESIDENTE MERCEDES F.1
messo alle corde, si divincola: «Nulla di sbagliato: abbiamo rispettato le leggi svizzere, dove Mekies era assunto, e gli abbiamo imposto 6 mesi di gardening. Il gentleman’s agreement significa che non ci è consentito di rivelare in pubblico quello di cui abbiamo discusso, altrimenti, se si riferisse alle leggi sul lavoro sarebbe illegale. Poi abbiamo dato mandato all’avvocato della Fia di controllare la legge nazionale e tornare da noi nello Strategy Group del 17 aprile con una proposta».
SPACCATURA Il fronte è spaccato, con Ferrari e Mercedes allineate — «Ormai sono amici», la frecciatina di Horner — e una frattura pericolosa che arriva a segnare il terreno dell’intesa sulle regole dal 2021. Quelle sulle quali pesa la minaccia di Marchionne di un addio della Ferrari. «Tutti vogliono vedere più battaglia davanti, ma le risorse e le organizzazioni create nel tempo dai team non le cambi in una notte — dice Wolff —. Abbiamo visioni diverse sul futuro, ma è chiaro che l’attuale modo di fare le regole non è funzionale: dobbiamo dare i nostri input, ma servono dei paletti. È una questione di responsabilità: anche a Marchionne sta a cuore il destino della F.1». Su questo Horner non si allinea: «La cosa più dannosa degli ultimi 5 anni è stata l’introduzione dei nuovi motori, costosi e complicati. Vorrei semplificazione per fare del pilota la variabile più grande. Trovare un consenso tra i team che hanno diversi obiettivi e assetti finanziari, poi è impossibile: è compito di Fia e Liberty mettere giù le regole, la distribuzione dei diritti e sottoporcelo. Poi spetterà ai team decidere se iscriversi o meno».
SERIAMENTE Nubi burrascose all’orizzonte nel mare del prossimo Patto della Concordia. Arrivabene lo sa bene: «Non commento le dichiarazioni di Marchionne, suggerisco solo di prenderlo sul serio». Eccolo, il boccone più duro da masticare sulla tavola della F.1.