La Gazzetta dello Sport

Trentacinq­ue anni fa il derby per l’Europa Cantù-Milano fa discutere ancora oggi

●Il 24 marzo 1983 Cantù vinse l’unica finale tutta italiana di Coppa Campioni. Gallinari sr.: «Una furbata di Bariviera»

- Andrea Tosi

Oggi ricorre una data storica per il nostro basket, ovvero i 35 anni della prima e unica finale di Coppa Campioni che ha visto in campo due squadre italiane affrontars­i per il titolo di squadra più forte del continente. Toccò a Cantù, abituata a fare incetta di trofei europei negli anni 70, quella sera del 24 marzo 1983 sollevare la coppa con le grandi orecchie nel palasport di Grenoble, murato da 10mila tifosi, a spese di Milano. Fu una finale a suo modo epica e drammatica, decisa per un punto di scarto (69-68) col giallo in coda di un intervento difensivo del canturino Brewer sul milanese Gallinari (Vittorio, il papà di Danilo) mentre il popolo brianzolo invadeva il campo e i giocatori di Milano chiedevano invano un fallo che poteva ribaltare il risultato. Gallinari conquistò un rimbalzo d’attacco su un tiro sbagliato di Franco Boselli dall’angolo (un jumper che di solito metteva ad occhi chiusi) a 4” dalla fine dopo che Milano stava rientrando dal -7 dell’ultimo minuto. Quella sfida, e i suoi decisivi attimi finali sono ancora negli occhi e nelle menti dei protagonis­ti.

L’ANTONELLO «Milano era la grande metropoli, noi la piccola provincia: c’era tutta Cantù dietro di noi a spingerci all’impresa — ricorda Antonello Riva, mito e bandiera del club brianzolo dove ha giocato 16 stagioni in due periodi —. Nell’81 avevamo vinto la scudetto, l’anno dopo la prima Coppa Campioni ma quel successo fu il più importante perché ci fece sentire veramente grandi. All’epoca avevo 19 anni e stavo avviandomi a consacrare la mia scalata che si completò nel giugno di quell’anno con la conquista dell’Europeo di Nantes con la Nazionale. Milano era un potenza ma noi sentivano che potevamo farcela. Quell’anno avevamo cambiato tanto: via coach Bianchini, in panca c’era l’ex c.t. Primo. Due filosofie diverse. Avevano lasciato Cantù anche gli Usa Flowers e Kupec, al loro posto arrivarono Jim Brewer, un veterano Nba (l’anno prima aveva vinto l’anello coi Lakers di Magic e Jabbar), e il giovane Wally Bryant. Eravamo più interni e verticali rispetto agli anni precedenti».

BREWER MVP Riva ha molti aneddoti di quella partita: «Ricordo che iniziai contratto tirando 0/7 ma Brewer (Mvp della finale con 6/6 da 2 e 10 rimbalzi), che non era propriamen­te un attaccante, ci fece coraggio con un paio di canestri da fuori area. Pian piano prendemmo in mano l’inerzia della gara andando sopra di una decina di punti. Ma ci furono due

passaggi che rischiaron­o di bruciarci: il 5° fallo di Meneghin che ci indusse troppa sicurezza e la famosa zona 1-3-1 di Milano che ci mandò in crisi. Poi quel finale pieno di pathos che non cancellò la legittimit­à del nostro successo. Ancora oggi quando incontro Boselli e Gallinari dico loro che è meglio che sia finita così: immaginate gli scontri tra tifosi se fosse entrato il tiro di Franco oppure se fosse stato fischiato il fallo a favore del Gallo con tanta gente in campo a festeggiar­e».

KOTLEBA Per Vittorio Gallinari quella ferita è ancora aperta: «Anche se a 35 anni di distanza fa meno male perché nel prosieguo della carriera ho vinto tanto e quella coppa l’ho portata a casa in altre finali -— sorride il Gallo senior —. E’ certo che l’arbitro Kotleba fischiò il fallo alzando il braccio, basta vedere i filmati, ma l’invasione dei tifosi canturini fu determinan­te a chiudere lì la partita. In quel contesto non c’erano le condizioni per ripristina­re l’ordine pubblico e poteva succedere qualcosa di brutto». L’ala dell’Olimpia svela un particolar­e: «In verità non mi fece fallo Brewer ma quel furbone di Bariviera che mi trattenne il braccio. Allora molti commentaro­no che tanto non avrei segnato i liberi perché non ero un tiratore ma dalla lunetta avevo il 70%. Sono certo che almeno uno lo avrei messo e saremmo andati all’overtime. Cantù, a parte quell’ultimo episodio, meritò di vincere però gli episodi in una finale fanno sempre la differenza».

 ??  ?? Festa Cantù con la Coppa. Da sin: Giorgio Cattini, il ds Lello Morbelli, Pierluigi Marzorati, Antonello Riva (in lacrime) e Corrado Fumagalli ANSA
Festa Cantù con la Coppa. Da sin: Giorgio Cattini, il ds Lello Morbelli, Pierluigi Marzorati, Antonello Riva (in lacrime) e Corrado Fumagalli ANSA

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