La Gazzetta dello Sport

Nibali a Innsbruck studia il Mondiale «È duro, mi piace»

●Nibali sul percorso iridato di Innsbruck: «Quella da ripetere 7 volte è una salita vera, poi c’è il Muro che arriva al 28%... Bello». Il c.t. Cassani: «Siamo rimasti impression­ati»

- C.T. AZZURRO DAVIDE CASSANI Ciro Scognamigl­io cscognamig­lio@gazzetta.it twitter@cirogazzet­ta

Obiettivo Vincenzo Nibali, 33 anni, punta forte sul Mondiale di Innsbruck

«UN PERCORSO SENZA RESPIRO: MAI VISTO UN MONDIALE COSÌ»

VINCENZO NIBALI

NEL 2013 FU 4° A FIRENZE

«Un percorso così è già duro a vederlo sulla carta. E adesso che l’ho provato posso dirlo: è veramente duro. Veramente un bel Mondiale». È pomeriggio, Vincenzo Nibali sta tornando in auto da Innsbruck ma alla guida c’è Franco Pellizotti. Il tempo per riflettere sulla mattinata austriaca c’è. «Finora, dei Mondiali a cui ho partecipat­o io, quello di Firenze del 2013 era stato il più impegnativ­o — continua il 33enne siciliano della Bahrain-Merida, che in Toscana fu 4° dopo essere caduto —. Ma qui siamo su un altro livello. La salita che si deve ripetere 7 volte è un’ascesa vera, non è uno scherzo. E quella finale arriva a pendenze del 28 per cento. Bisognerà studiare bene anche i rapporti».

MISSIONE La missione in Tirolo era stata programmat­a da un po’. Con Nibali, il fido compagno Pellizotti e Alessandro De Marchi (Bmc), oltre all’allenatore Paolo Slongo, al commissari­o tecnico azzurro Davide Cassani e a Dino Salvoldi, responsabi­le del settore femminile (che tornerà il 9-10 maggio con qualche azzurra). Nibali, Pellizotti e De Marchi hanno pedalato per una sessantina di chilometri affrontand­o due volte la salita «lunga», quella di Igls (7,9 km al 5.7%), e due volte — per espressa volontà dello Squalo, che ci ha tenuto a rivederlo — il «Muro» finale: si tratta di 2800 metri all’11,5% di pendenza, con punta del 28%, chiamato Gramartbod­en o «Hell», «Inferno». Per dare l’idea: chi seguiva in moto ha dovuto far scendere il passeggero per potere continuare a salire. Il meteo tutto sommato ha tenuto: all’inizio è caduta un po’ di neve, poi la situazione è migliorata.

PARAGONI Quando si tratta di Mondiali al «gioco» dei paragoni

«A DUITAMA ‘95 IO C’ERO, MA STAVOLTA C’È UN MURO IN PIÙ...»

sui percorsi degli anni precedenti è difficile sottrarsi e i riferiment­i in tema di tracciati molto duri sono sempre Sallanches 1980 (vittoria di Hinault, 2° Baronchell­i) e Duitama 1995 (successo di Olano, 3° Pantani). «Quello francese lo vidi in television­e — spiega il c.t. Cassani — mentre in Colombia ero in Nazionale. Il paragone con Duitama ci sta, però bisogna considerar­e che, in quel caso, il muro finale non c’era, quindi... chi riesce a fare la differenza ha ottime probabilit­à di arrivare al traguardo (mancherann­o circa 8 km, ndr). Siamo tutti rimasti impression­ati dalla durezza».

CIFRE Vincenzo Nibali, domenica 30 settembre destinato a essere uno dei fari, aggiunge: «Si potrebbero superare i 5000 metri di dislivello (per l’organizzaz­ione sono 4670, ndr), come e più di un tappone di un grande giro. Ma il Mondiale è una gara di un giorno, è diverso. Per un percorso così vedo gente come Valverde, gli Yates, Pinot, Bardet, i colombiani... difficile citarli tutti. Sarà difficile anche alimentars­i, non ci saranno momenti di respiro». Quanto alle possibilit­à di Peter Sagan, che ha una serie aperta di 3 Mondiali vinti di fila, non coincidono le opinioni di Paolo Slongo (che ha lavorato con lo slovacco alla Liquigas) e Davide Cassani. «No, Peter non c’entra con un tracciato così, troppo duro. Può perdere un po’ di peso, ma non trasformar­si completame­nte», riferisce Slongo. «Di sicuro non è un percorso adatto a lui, ma è un fenomeno e non me la sento di escluderlo a priori», dice Cassani: le Nazionali principali avranno 8 corridori e non più 9 al via.

METEO «Era molto importante venire — spiega Alessandro De Marchi —. Ci siamo fatti un’idea precisa, si tratta di un percorso estremamen­te selettiva. L’ultimo muro, dopo 6 ore, farà tanta differenza. Non sottovalut­erei l’incognita meteo, più ancora di quanto lo fosse nel 2017 in Norvegia perché siamo in montagna e se becchi una brutta giornata diventerà molto molto difficile. Sarà una gara di oltre sette ore. Ora abbiamo sei mesi per prepararci e farci trovare pronti». Chiusura con Franco Pellizotti, che ieri sera ha ospitato a casa sua capitan Vincenzo Nibali, per una cena a base di costate, a Mareno di Piave (oggi lo Squalo ritira un premio a Tolmezzo): «Sarà un Mondiale per scalatori, scalatori di gran fondo. I rapporti? Per chi vuole vincere, il 39 non basta. Ci potrebbe volere il 36...».

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● 1 Vincenzo Nibali, 33 anni, a destra, con Alessandro De Marchi, 31, sul circuito iridato di Innsbruck. Alle loro spalle c’è Franco Pellizotti, 40 ● 2 L’ex pro’ austriaco Thomas Rohregger, 35, ora nell’organizzaz­ione del Mondiale, spiega il percorso a...
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