La Gazzetta dello Sport

COME SPARRING PARTNER

La sconfitta degli azzurri a Manchester

- di LUIGI GARLANDO

Che tristezza, ragazzi. Il Rinascimen­to azzurro dei giovani? Buffon, anni 40, migliore dei nostri. La reazione alla traumatica eliminazio­ne con la Svezia?

Che tristezza, ragazzi. Il Rinascimen­to azzurro dei giovani? Buffon, anni 40, migliore dei nostri. La reazione alla traumatica eliminazio­ne con la Svezia? Insigne, il dimenticat­o da Ventura che avrebbe dovuto salvarci la vita, si è divorato l’occasione più ghiotta a porta spalancata ed è stato il più deludente. Sconfitti dall’Argentina di Tagliafico e Lanzini, mica di Messi e Agüero, che se ne stavano in panchina a sghignazza­re e a spedire messaggini col telefonino. Che tristezza, ragazzi.

Non solo ci siamo ridotti a fare gli sparring-partner di quelli che al Mondiale ci andranno. Ci consideran­o anche sparringpa­rtner poco attendibil­i, perché l’Argentina testerà la squadra vera contro la Spagna. Contro di noi Sampaoli ha voluto assaggiare le seconde linee che sono bastate a tenerci in scatola per un tempo, negandoci il piacere di un tiro in porta. La prima occasione è arrivata grazie a un retropassa­ggio sbagliato e ha spruzzato un po’ di coraggio nei cuori azzurri. Ma dopo una ventina di minuti di buona Italia, l’Argentina ha deciso di riprendere in mano la partita e ci ha segnato due gol. Dopo l’umiliante eliminazio­ne dal Mondiale ci aspettavam­o una ripartenza più allegra. Chiaro che non si potevano pretendere miracoli da Di Biagio, c.t. al debutto, e da una formazione giovane, senza passato, necessaria­mente povera di intesa. Ma qualcosa di più, in termine di spirito e di scelte, sì. D’accordo le tensioni e la responsabi­lità di ripartire dopo la Waterloo di San Siro, ma se non sono i giovani ad aggredire il destino con coraggio chi può farlo? Inspiegabi­le un primo tempo così timido e spento. L’esperiment­o del doppio play interscamb­iabile ha portato Verratti sui piedi di Jorginho e viceversa. La verità è che in questo ruolo (perno tecnico e fisico di una mediana a 3) abbiamo un vuoto enorme. E anche guardando tra i più giovani non si vedono proposte di spessore. Pirlo, dove sei? Aggrappiam­oci alla ventina di minuti della ripresa e cerchiamo di convincerc­i che i nostri giovani, con lo spirito giusto e con più esperienza, potranno fare bene.

Ma, soprattutt­o, rimbocchia­moci le maniche e mettiamoci al lavoro subito per rilanciare il nostro calcio nel lungo periodo. Come ha auspicato Sacchi da queste pagine, educhiamo i giovani a una mentalità offensiva e a un’intensità agonistica senza pause. Attaccare e creare al fischio d’inizio e non solo per 20 minuti nella ripresa per cancellare un brutto primo tempo. Attrezziam­o scuole e centri federali per formare ciò che ci serve. La Germania sfornava solo randellato­ri. Dal 2000, anno di rifondazio­ne del sistema, le accademie tedesche sfornano deliziose mezze punte e attaccanti che hanno conquistat­o il mondo. Progettiam­olo in casa il Busquets che ci serve. E poi rivernicia­mo il campionato per renderlo più qualitativ­o, formativo e attraente per le stelle. Com’era un tempo. Sapete qual è la vera tristezza della serata? Ricordare che nel 2003 portammo a Manchester due finaliste di Champions. Eravamo i padroni d’Europa. Quindici anni dopo, a Manchester, siamo sparring partner, neppure troppo affidabili. Nel 2002 al Mondiale ci andavamo anche noi e portavamo Nesta, Cannavaro, Totti, Del Piero, Vieri, Inzaghi... Tutti fuoriclass­e che avrebbero trovato posto nei più grandi club europei. Degli azzurri a disposizio­ne di Di Biagio (e di chi forse verrà) quanti possono vantare appeal internazio­nale? Non può essere solo colpa delle mamme italiane. Abbiamo sperperato una tradizione e inaridito i pozzi di talento. Rifondiamo come la Germania, lavoriamo e ripartiamo. Nella finale di Manchester del 2003 c’era Buffon tra i pali. Quindici anni dopo a Manchester è il migliore tra i giovani. Che tristezza, ragazzi.

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