COME SPARRING PARTNER
La sconfitta degli azzurri a Manchester
Che tristezza, ragazzi. Il Rinascimento azzurro dei giovani? Buffon, anni 40, migliore dei nostri. La reazione alla traumatica eliminazione con la Svezia?
Che tristezza, ragazzi. Il Rinascimento azzurro dei giovani? Buffon, anni 40, migliore dei nostri. La reazione alla traumatica eliminazione con la Svezia? Insigne, il dimenticato da Ventura che avrebbe dovuto salvarci la vita, si è divorato l’occasione più ghiotta a porta spalancata ed è stato il più deludente. Sconfitti dall’Argentina di Tagliafico e Lanzini, mica di Messi e Agüero, che se ne stavano in panchina a sghignazzare e a spedire messaggini col telefonino. Che tristezza, ragazzi.
Non solo ci siamo ridotti a fare gli sparring-partner di quelli che al Mondiale ci andranno. Ci considerano anche sparringpartner poco attendibili, perché l’Argentina testerà la squadra vera contro la Spagna. Contro di noi Sampaoli ha voluto assaggiare le seconde linee che sono bastate a tenerci in scatola per un tempo, negandoci il piacere di un tiro in porta. La prima occasione è arrivata grazie a un retropassaggio sbagliato e ha spruzzato un po’ di coraggio nei cuori azzurri. Ma dopo una ventina di minuti di buona Italia, l’Argentina ha deciso di riprendere in mano la partita e ci ha segnato due gol. Dopo l’umiliante eliminazione dal Mondiale ci aspettavamo una ripartenza più allegra. Chiaro che non si potevano pretendere miracoli da Di Biagio, c.t. al debutto, e da una formazione giovane, senza passato, necessariamente povera di intesa. Ma qualcosa di più, in termine di spirito e di scelte, sì. D’accordo le tensioni e la responsabilità di ripartire dopo la Waterloo di San Siro, ma se non sono i giovani ad aggredire il destino con coraggio chi può farlo? Inspiegabile un primo tempo così timido e spento. L’esperimento del doppio play interscambiabile ha portato Verratti sui piedi di Jorginho e viceversa. La verità è che in questo ruolo (perno tecnico e fisico di una mediana a 3) abbiamo un vuoto enorme. E anche guardando tra i più giovani non si vedono proposte di spessore. Pirlo, dove sei? Aggrappiamoci alla ventina di minuti della ripresa e cerchiamo di convincerci che i nostri giovani, con lo spirito giusto e con più esperienza, potranno fare bene.
Ma, soprattutto, rimbocchiamoci le maniche e mettiamoci al lavoro subito per rilanciare il nostro calcio nel lungo periodo. Come ha auspicato Sacchi da queste pagine, educhiamo i giovani a una mentalità offensiva e a un’intensità agonistica senza pause. Attaccare e creare al fischio d’inizio e non solo per 20 minuti nella ripresa per cancellare un brutto primo tempo. Attrezziamo scuole e centri federali per formare ciò che ci serve. La Germania sfornava solo randellatori. Dal 2000, anno di rifondazione del sistema, le accademie tedesche sfornano deliziose mezze punte e attaccanti che hanno conquistato il mondo. Progettiamolo in casa il Busquets che ci serve. E poi riverniciamo il campionato per renderlo più qualitativo, formativo e attraente per le stelle. Com’era un tempo. Sapete qual è la vera tristezza della serata? Ricordare che nel 2003 portammo a Manchester due finaliste di Champions. Eravamo i padroni d’Europa. Quindici anni dopo, a Manchester, siamo sparring partner, neppure troppo affidabili. Nel 2002 al Mondiale ci andavamo anche noi e portavamo Nesta, Cannavaro, Totti, Del Piero, Vieri, Inzaghi... Tutti fuoriclasse che avrebbero trovato posto nei più grandi club europei. Degli azzurri a disposizione di Di Biagio (e di chi forse verrà) quanti possono vantare appeal internazionale? Non può essere solo colpa delle mamme italiane. Abbiamo sperperato una tradizione e inaridito i pozzi di talento. Rifondiamo come la Germania, lavoriamo e ripartiamo. Nella finale di Manchester del 2003 c’era Buffon tra i pali. Quindici anni dopo a Manchester è il migliore tra i giovani. Che tristezza, ragazzi.