La Gazzetta dello Sport

ITALIA, SERVE PIÙ CORAGGIO

L’amichevole di martedì con l’Inghilterr­a

- Di SEBASTIANO VERNAZZA

L’altra sera a Manchester l’Italia ha schierato sei titolari che tali erano nel ritorno contro la Svezia a Milano, la notte della mancata qualificaz­ione al Mondiale: Buffon, Florenzi, Bonucci, Parolo, Jorginho e Immobile. Se Chiellini non si fosse infortunat­o, gli «svedesi» sarebbero stati sette. L’altra sera era più sperimenta­le l’Argentina, una delle favorite per Russia 2018: Caballero, Bustos, Tagliafico, Lanzini, Lo Celso in campo dal primo minuto, giocatori con scarso minutaggio in biancocele­ste, se non debuttanti assoluti. È stata persa un’occasione, la prima. Se siamo all’anno zero, è giusto azzerare, come fecero Fulvio Bernardini, il c.t. del post ‘74, inteso come disastro al Mondiale nell’allora Germania Ovest, e Azeglio Vicini, il c.t. del dopo ‘86, la disfatta al secondo Mondiale in Messico.

Gigi Di Biagio non ha il carisma e le conoscenze del dottor Bernardini né l’esperienza di Vicini, e a differenza loro sembra un c.t. pro-tempore. Venerdì il commissari­o Fabbricini gli ha fatto capire che non sarà confermato, anche se ieri il suo vice Costacurta ha edulcorato la pillola. Per non sprecare i mesi che ci separano dalla Nations League di settembre, e per il bene della Nazionale, Di Biagio dovrebbe accelerare il processo di ricambio. Sperimenta­re e azzardare, a partire da martedì a Wembley contro l’Inghilterr­a, e senza preoccupar­si di eventuali altre figuracce, una in più o una in meno poco cambia.

Se fossimo in Di Biagio, a Wembley piazzeremm­o in porta Donnarumma (o Perin). Questione spinosa, Gigi Buffon è un totem del calcio globale e a Manchester è stato il migliore italiano in campo, ma con ogni probabilit­à in autunno farà altro. Merita l’addio alla maglia in bello stile, l’amichevole con l’Olanda il 4 giugno a Torino gli permetterà di congedarsi dall’azzurro «giocato», però è ora di mettere esperienza nei guantoni di Donnarumma, l’erede designato. Grazie mille, Gigi, c’è un tempo per tutto e oggi è tempo di costruire il futuro.

Gli infortuni di Caldara e Romagnoli privano della possibilit­à di testare a Londra l’eventuale coppia di difensori centrali dell’Italia che sarà. Qui si può fare poco, Ogbonna rappresent­a un film già visto. Sulle fasce si può tentare qualcosa. Florenzi, per quanto 27enne, sembra già in odore di vecchio. Il terzino destro prossimo venturo dovrebbe essere il milanista Conti, in recupero da grave incidente e non ancora convocabil­e. Per cui, martedì, De Sciglio o chi per lui a destra e definitivo via libera a Spinazzola sulla sinistra. Conti-Spinazzola è il tandem di esterni bassi da cui ripartire. A centrocamp­o basta col 33enne Parolo, è il momento di verificare lo spessore di Pellegrini della Roma e Cristante dell’Atalanta. Lì nel mezzo spicca il nodo più ingarbugli­ato, la (non) coesistenz­a tra Jorginho e Verratti. Tutti e due vogliono la palla ed essere al centro del gioco. Verratti ha 25 anni e ancora non si capisce quale sia il ruolo che predilige in Nazionale. Lo dica con chiarezza, a costo di farsi dei nemici. A Di Biagio non chiediamo la soluzione immediata, ma una scelta chiara a livello tecnicotat­tico, stabilire tra i due «chi fa cosa». In avanti pausa di riflession­e per Immobile, in Nazionale forte soltanto coi deboli e a volte neppure con quelli, e semaforo verde per Cutrone, la punta più giovane, entusiasta e sgombra di pensieri. Insistere poi su Chiesa, i ragazzi non vanno declassati alle prime difficoltà. Meno «svedesi» ci saranno martedì a Wembley, più l’Italia guadagnerà futuro. Coraggio, Di Biagio.

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