L’Italia non segna più Zero gol in tre gare, scarsi rifornimenti
●I problemi nascono a centrocampo: l’enigma Verratti E in avanti Insigne non rende come nel Napoli di Sarri
Questa Nazionale non avrà forse «toccato il fondo», come denuncia Marco Verratti, ma di sicuro è in uno dei momenti più bassi della storia recente. E anche lui potrebbe darsi una smossa. Non si vede luce alla fine del tunnel depressivo postSpagna (e Svezia). Non è la sconfitta che preoccupa (Conte ne prese quattro dalla Germania, prima dell’Europeo), ma l’incapacità di reagire. Non c’è un c.t. sicuro, l’attacco non fa più gol e neanche viene rifornito, il ritmo basso rende prevedibile la manovra, non abbiamo play e «9», e non c’è un leader dal quale ripartire, se si esclude Buffon che tra un po’ giocherà la gara d’addio. Cosa fare? IL CENTROCAMPO Tutto comincia in mezzo. Non è un dogma, l’asse fondamentale spesso va dal portiere al centravanti passando per stopper e play. Ma nel calcio di oggi, nel quale si cerca possesso e palleggio in impostazione, non possiamo competere con la ricchezza tecnica e numerica di Spagna, Germania, Brasile, Argentina, Francia, Croazia, Portogallo. Gira che ti rigira, il più importante resta Verratti che però non ha ancora risolto tutti gli enigmi tattici. Non è un trequartista, fatica da play unico: o gioca mezzala o da doppio centrale, ma serve un guardaspalle che non sia statico (lui e De Rossi in Spagna fu un disastro). Se è al centro del progetto, bisogna trovare una soluzione.
IL SISTEMA DI GIOCO Nel 43-3 la soluzione non è Jorginho, con il quale, prevedibile, zone e competenze finiscono con il sovrapporsi. O si punta sul riciclo centrale (e temporaneo) di Parolo, che bene ha fatto con Conte, oppure ci si inventa qualcosa, tipo Cristante che era play prima di fare il trequartista con Gasp. Sperando che Mandragora diventi presto utile. Però il 4-3-3 non l’ha prescritto il medico: se Insigne e Jorginho non sono all’altezza, ci si guarda intorno. Come l’Inter sperimenta la «strana» soluzione GagliardiniBrozovic più Rafinha, così l’Italia potrebbe tentare la formula a due: Gagliardini o, meglio, Pellegrini accanto a Verratti. Più Cristante trequartista. Questo abbiamo, non Modric e Busquets. Un 4-2-3-1 che escluderebbe Insigne. Oppure un ritorno a una più protetta difesa a tre (tipo il 3-4-3 di Conte al Chelsea). NON SI SEGNA PIÙ Nelle ultime 7 partite, dalla Spagna a oggi, appena 3 gol, dei quali solo uno di un attaccante (Immobile). Zero reti nelle ultime tre gare. L’attacco è il reparto più sofferente, non ci sono Vieri, Toni, Inzaghi. Ma la manovra che non fa arrivare rifornimenti (e quando arrivano gli errori sono clamorosi). Belotti è giù, se tornasse sarebbe un’altra storia. Immobile non convince fuori dalla Lazio. Cutrone va provato. Altri? Sì, Balotelli. Ma prima Raiola deve capire che ogni parola «interessata» aiuta i c.t. a trascurare il suo assistito. E comunque Balo non è Lewandowski.
TUTTO SU INSIGNE? Top player. Escluso il quasi pensionato Buffon, non ne abbiamo più. E purtroppo Insigne non è Baggio, Totti, Del Piero, Pirlo. Il suo primo limite è giocar bene solo nel 4-3-3. Il secondo, un dubbio che si sta facendo strada, è che appena l’asticella si alza sono guai. Già la Juve ha incartato il Napoli più volte, e all’estero sono bastati Shakhtar e Lipsia: non stiamo esagerando il valore di giocatori esaltati dal sistema di Sarri, ma contro squadre medie? Se Insigne continua a fallire occasioni, meglio una coppia di esterni tra quantità e qualità, tipo Chiesa-Bernardeschi. In passato abbiamo rinunciato a gente come Mancini... E non abbiamo sfiorato il discorso sul c.t., aspettando la designazione del 20 maggio. Cinque nomi, ma Di Biagio s’è giocato parte del bonus. E le parole di Fabbricini lo hanno messo in una situazione in cui ha tutto da perdere (il contrario che in partenza): non sarà facile fare la squadra per Wembley.
LA SOLUZIONE
Si potrebbe tentare un cambio di sistema di gioco: passare al 4-2-3-1, con Cristante trequartista