La Gazzetta dello Sport

Adesso Ljajic bussa alla porta del Toro Ma deve aspettare

●Si rilancia con la Serbia, ma nel 3-5-2 di Mazzarri non è un titolare

- Fabrizio Turco

Sliding doors Adem Ljajic. Proprio nel momento in cui il serbo sembra finalmente dare qualche segnale di risveglio dopo un lungo inverno, ecco che rischia di trovare le porte del Toro chiuse davanti a sé. Perché la possibile rivoluzion­e tattica granata in vista di Cagliari, con il passaggio dal 43-3 al 3-5-2, comportere­bbe spazi ancor più contingent­ati per gli attaccanti di cui al Toro rischia di esserci sempre più abbondanza. Sembra quasi un paradosso, quello del talento serbo che finora in campionato nel 2018 ha messo insieme 20 minuti a Verona e 16 domenica scorsa in casa contro la Fiorentina. Due partite in cui Adem sarebbe dovuto diventare la carta in più per vincere e che invece il Toro ha perso. L’altra sera, nell’amichevole internazio­nale che la Serbia ha perso 2-1 contro il Marocco sul prato del «suo» Grande Torino, Ljajic è stato provato da mezzala sinistra in un inconsueto centrocamp­o a tre dal c.t. della Serbia Mladen Krstajic. Adem ha risposto con una buona gara, impreziosi­ta dall’assist del momentaneo 1-1 di Tadic, e adesso, prima di tornare a riunirsi ai compagni granata al Filadelfia, è atteso dalla controprov­a di martedì a Londra contro la Nigeria di Joel Obi.

INVOLUZION­E E dire che la sua stagione era nata sotto i migliori auspici: un Toro da 4-2-3-1 che sembrava costruito attorno a lui, prima che Mihajlovic fosse costretto dai risultati a rinnegare il sistema di gioco con quattro attaccanti. A quel punto, a finire in rotta di collisione con l’allenatore è stato proprio Adem che con Sinisa ha sempre avuto un rapporto di amore ed odio. Ljajic ha pagato alcuni atteggiame­nti da primadonna che al Toro neppure Mihajlovic era più disposto ad accettare; ma in fondo questo non è poi un paradosso, andando a ritroso nella sua carriera e valutando i rapporti difficili che Adem ha avuto con numerosi allenatori, da Delio Rossi in avanti. E così Ljajic è finito progressiv­amente ai margini: a Roma contro la Lazio, è metà dicembre, Miha lo punisce con la tribuna per motivi disciplina­ri e quando, la settimana successiva, lo rilancia nella ripresa contro il Napoli, il serbo si infortuna al bicipite femorale destro. Un acciacco che lo blocca nel presente e lo boccerà nel futuro: perché al suo rientro trova in panchina Mazzarri che nel frattempo è partito con le marce alte. Il Toro vince in casa e pareggia in trasferta, di spazio per Adem non ce n’è; e quando ci sarebbe bisogno di lui le risposte sono sempre parziali.

CONCORRENZ­A E se il gesto di insofferen­za rivolto verso la panchina dopo l’assist per il gol di Belotti contro la Viola certamente non aiuta, Ljajic adesso si ritrova stretto fra la necessità di giocare anche in chiave Mondiale di Russia, e gli spazi sempre più ridotti che gli può offrire il Toro. Passando al 3- 5-2, infatti, ci sono tanti esterni in lizza per un posto da spalla di Belotti; in pole c’è la garanzia Iago Falque, con Niang che sgomita e Berenguer che spera di ritagliars­i spazio, mentre la carta a sorpresa – a partita in corso – può diventare l’Under 21 Edera. Una situazione che può creare insoddisfa­zioni cui però si può rispondere solo in un modo: allenandos­i con impegno e lasciando da parte gli egoismi per puntare sullo spirito di gruppo. Il tutto in un momento in cui Mazzarri ha una sola esigenza: cercare di fare risultato e far vedere ai tifosi un Toro che vinca e convinca. Le esigenze e i desiderata di questo o quel giocatore, per il momento, possono aspettare. Davanti c’è il Toro, sempre e comunque.

>Ottimo avvio con Miha, poi l’eclissi: nel 2018 solo 20’ a Verona e 16’ con la Fiorentina

>Col nuovo schema, accanto a Belotti, in pole Iago Falque, poi Niang e Berenguer

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GETTY Adem Ljajic, 26 anni, trequartis­ta del Torino, ex Roma

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