La Gazzetta dello Sport

La gaffe di Novellino: «Cronisti sordomuti» I disabili s’offendono

- Pelucchi-Zappella Walter Novellino, 64

Le parole pesano come sassi e se a usarle male è un personaggi­o pubblico rischiano di fare ancora più male. Ne sa qualcosa Sarri, tecnico del Napoli, che diede del frocio a Mancini e di recente ha detto a una giornalist­a «sei una donna, sei carina e per questo non ti mando a fare in c...», scatenando parecchie polemiche.

LO SCIVOLONE Walter Novellino è un uomo solo ad Avellino. Negli ultimi tempi ha avuto un duro scontro con alcuni tifosi e le critiche della stampa sono quotidiane e mal digerite. Anche nella conferenza stampa prepartita di ieri Novellino ha mostrato il proprio nervosismo, tracimando nel cattivo gusto. Le frasi testuali: «Vorrei ricordare, perché forse qualcuno è sordomuto, che questa squadra ha giocato con parecchi infortunat­i da parecchi mesi. Noi abbiamo una partita ancora da recuperare, vorrei sempre ricordare questo ai sordomuti. La squadra ha fatto un ottimo secondo tempo contro una squadra (il Pescara, ndr) che ha speso la bellezza di non so quanti milioni di euro, che doveva lottare per vincere il campionato e si trova con due punti in più di noi. E noi con la partita da recuperare. Volevo ricordare questo, perché ai sordomuti, purtroppo, bisogna farglielo ricordare». L’addetto stampa ha invitato Novellino a precisare che la polemica non era rivolta ai sordomuti veri («certo, scusate»), ma ai giornalist­i. Resta però l’amarezza per il brutto scivolone. Flavio Puleo, presidente del gruppo «Biancoverd­i InsuperAbi­li», ha invitato il tecnico e la società a scusarsi: «Combatto ogni giorno, come tante altre persone, per la tutela dei diritti delle persone disabili e sentire dalla voce del mister della mia squadra usare con leggerezza il termine sordomuto mi ha fatto ancora più male». E le scuse dell’Avellino, estese ai giornalist­i, sono arrivate in serata sul sito. Con una precisazio­ne: non era intenzione di Novellino offendere i disabili, verso i quali ha «particolar­e sensibilit­à».

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