La Gazzetta dello Sport

La guerra dei Cervelloni Binotto e Allison: la vera sfida parte solo adesso

●Le attuali Ferrari e Mercedes sono le prime figlie dei due tecnici

- Luigi Perna INVIATO A MELBOURNE (AUSTRALIA)

Le vittorie di solito hanno moltissimi padri, le sconfitte invece sono sempre orfane. L’anno scorso Mattia Binotto e James Allison hanno ricevuto elogi sperticati da ogni angolo. Il direttore tecnico della Ferrari è stato lodato per avere dato vita a un nuovo corso tutto italiano a Maranello, riorganizz­ando la struttura della Gestione Sportiva e valorizzan­do figure come Enrico Cardile e David Sanchez, al vertice del settore aerodinami­co. Il suo collega della Mercedes è saltato in corsa sul carro dei vincitori, dopo l’addio burrascoso con il Cavallino.

LEADER Per Allison è stato il primo titolo da ingegnere di punta di una grande squadra, dopo essere maturato alla Ferrari, avere progettato le Lotus delle meraviglie guidate nel 2012-2013 da Kimi Raikkonen ed essere tornato con la rossa nelle stagioni dei grandi cambiament­i concise con il passaggio dalla presidenza Montezemol­o a quella di Marchionne. Scelto da Domenicali, diventato fiduciario di Mattiacci, il tecnico britannico ha vissuto alti e bassi con Arrivabene, fino al divorzio. Al suo posto è subentrato l’italo-svizzero Binotto, ex capo dei motoristi Ferrari, uomo d’ordine voluto da Marchionne per la ricostruzi­one e figura di crescente peso a Maranello, dopo una stagione ottima in cui la rossa ha conteso il titolo alle Frecce d’argento fino al patatrac di Singapore.

DEBITI Entrambi, sia Allison sia Binotto, hanno però beneficiat­o dei meriti di chi li aveva preceduti. Le vetture di F.1 si progettano infatti con un anno di anticipo e chi subentra eredita le linee guida già impostate da altri. Nel caso di Binotto, dallo stesso Allison, sotto la cui gestione è nata la SF70H del 2017, una vettura a passo corto e agile come le sue Lotus. Mentre Allison ha preso in carico la Mercedes a passo lungo che era stata deliberata nell’inverno precedente dagli uomini di Paddy Lowe, un’auto difficile nella messa a punto ma dall’enorme potenziale. La bravura di tutti e due, Binotto e Allison, è stata quella di correggere, perfeziona­re e sviluppare in modo eccellente le monoposto su cui sono intervenut­i. Ma il vero esame di laurea sarà quest’anno. Dal momento che possono essere considerat­i i padri legittimi della SF71H e della W09, come ha sottolinea­to con acume Toto Wolff alla presentazi­one della Mercedes.

AL PASSO La Ferrari ha cambiato di più rispetto alla rivale. Una scelta rischiosa, ma inevitabil­e, se si voleva puntare al Mondiale. La SF70H si era infatti rivelata vincente su piste tortuose come Montecarlo, Budapest e Singapore, ma meno efficace su altri circuiti, in particolar­e quelli molto veloci come Silverston­e. Mentre la progressio­ne della W08, una volta risolti i problemi legati al degrado delle gomme, era stata esponenzia­le. Allison ha deciso, con intelligen­za, di non rinunciare al passo lungo sulla W09. La Ferrari al contrario ha dovuto cambiare Dna sulla SF71H, seguendo la strada degli avversari. Forse per questo al Cavallino sono stati necessari molti esperiment­i, nel tentativo di cercare il bilanciame­nto ideale fra l’asse anteriore e il posteriore, una cosa che ha creato frustrazio­ne nei test invernali. La stessa vissuta dalla Mercedes un anno fa.

POTENZIALE La Ferrari sembra una monoposto molto innovativa e dal grande potenziale. Si tratta di tirarlo fuori, sperando che i margini di sviluppo siano maggiori di quelli di una Mercedes ancora «capriccios­a», che nelle qualifiche di Melbourne ha rimediato con la solita power unit, così potente da sollevare sospetti fra i rivali. L’anno scorso la rossa, storicamen­te incapace di tenere il ritmo di evoluzioni delle rivali, ha invece fatto crescere la macchina nell’arco di tutta la stagione, tanto che Vettel avrebbe potuto vincere in Messico e c’è poi riuscito in Brasile. Adesso non bisogna permettere che Hamilton vada in fuga nelle prime gare. Senza contare il pericolo rappresent­ato dalle Red Bull di Verstappen e Ricciardo, se il motore Renault riceverà un’iniezione di cavalli.

 ?? EPA ?? Sebastian Vettel, 30 anni, azzarda sul cordolo a Melbourne
EPA Sebastian Vettel, 30 anni, azzarda sul cordolo a Melbourne
 ?? LAPRESSE ?? Mattia Binotto, 48 anni, di fronte, con il team principal Ferrari Maurizio Arrivabene, a sinistra, e con Ross Brawn, di spalle
LAPRESSE Mattia Binotto, 48 anni, di fronte, con il team principal Ferrari Maurizio Arrivabene, a sinistra, e con Ross Brawn, di spalle
 ?? LAPRESSE ?? James Allison, 50 anni, saluta nel paddock Lewis Hamilton. L’ingegnere inglese fino a metà 2016 era alla Ferrari
LAPRESSE James Allison, 50 anni, saluta nel paddock Lewis Hamilton. L’ingegnere inglese fino a metà 2016 era alla Ferrari

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