La Gazzetta dello Sport

Il sabato a ballare è sempre Hamilton Ma le malelingue...

●Lewis è l’erede di Senna sul giro. Voci su bottone magico e giochi con l’olio Mercedes. Screzio con Seb

- Massimo Brizzi

È

l’uomo del sabato, c’è poco da fare. Non sappiamo come sia andato il GP di Australia disputato stamattina, ma Lewis Hamilton nella qualifica dell’Albert Park ha già ribadito un concetto: l’obiettivo è superare se stesso e spostare oltre i limiti. E quando si parla di giro secco, è lui il termine di riferiment­o per tutti. Come riusciva ad Ayrton Senna e oggi riesce a lui. Quasi solo a lui.

PARTY MODE Questione di prestazion­e pura, piede, istinto, non solo del famoso manettino che dà una spinta in più alla sua Mercedes. Nella conferenza post qualifica ha anche risposto stizzito a Sebastian Vettel. Dopo che aveva maturato la pole numero 73 in carriera, con il nuovo record della pista e lasciando il primo dei rivali, Kimi Raikkonen, a 0”664, qualcuno insinuava dubbi sulla facilità della sua prestazion­e, che in Q3 arriva puntuale come il suono del Big Ben. «Non c’è nessun party mode, ho usato sempre la stessa mappatura del motore, sia in Q2 sia in Q3: non c’è un bottone extra che abbia utilizzato». «E allora che cosa stavi facendo prima?», chiede Seb per sottolinea­re l’enorme divario fra il giro della pole e quello precedente (9 decimi, n.d.r.). «Aspettavo solo di fare un buon giro, voglio toglierti quel sorriso dalla faccia!», la stoccata finale di Lewis.

NERVOSA Mentre la W09 faceva venire il nervoso a Bottas, a muro alla prima «esse» a Q3 appena iniziata, Lewis riusciva a domarla facendo la differenza rispetto ai rivali; mentre Vettel, autore di un errore alla curva 13, deve accodarsi a Kimi per soli 10 millesimi — un’inezia, ma abbastanza per una partenza di rincorsa e vedere il suo rivale negli scarichi —, l’inglese tirava giù 9 decimi al suo limite nell’ultimo tentativo. Qualcosa di mostruoso, che meraviglia, stupisce e insospetti­sce. Non solo Vettel in conferenza, ma anche altri rivali.

MA SE... Il dubbio è che oltre a piede, temperamen­to e attitudine predatorie del pilota, la Mercedes possa essersi inventata qualcosa per migliorare la prestazion­e proprio quando conta. E potrebbero suonare profetiche le parole di Horner quest’inverno sull’opportunit­à di «verificare bene quello che potrebbe succedere in qualifica sui nuovi limiti di consumo dell’olio bruciato (0,6 kg per 100 km, n.d.r.)» che possono avere grande impatto sul giro secco.

OLTRE AYRTON E SCHUMI In attesa di altri riscontri, Hamilton ha proseguito il suo party mode rivelandos­i sempre più uomo da febbre del sabato (sera). Un tempo c’era Senna, che già al sicuro della pole entrava in pista per il puro piacere di battere se stesso e dare un’altra mazzata agli avversari, adesso c’è lui, che consideran­do gli 11 anni di carriera (2007-2017) ha sempre centrato almeno una pole e vittoria a stagione. Ayrton, colpa del destino, si è fermato a 65 pole; Hamilton, prima lo ha raggiunto, in Canada l’anno scorso, proprio dove aveva colto nel 2007 la sua prima partenza al palo, poi è andato a prendere anche Schumacher, superato nel sabato dell’ultima Monza quando sotto la pioggia incise la tacca 69 sul suo alpenstock della qualifica rifilando quasi 1”5 al secondo, Stroll. Fu uno dei suoi sabati più gloriosi — «realizzare questo record in questo circuito così storico è fantastico», disse — e in cui maggiormen­te scavò il solco con la concorrenz­a. Mesi dopo, in Australia, un’altra qualifica monstre, con distacco da tappa alpina di ciclismo. Avrà tagliato le gambe agli avversari anche in gara?

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GETTY Lewis Hamilton, 33 anni, 4 titoli mondiali vinti e 73 pole position su 208 gran premi disputati
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L’iridato Hamilton durante le qualifiche di ieri a Melbourne EPA

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