La Gazzetta dello Sport

GROSSO GUAIO A CHINA MILAN IL CASO LI

La Procura di Milano indaga. «Riciclaggi­o» come ipotesi di reato. Il fondo Elliott ha offerto un nuovo prestito a Li Yonghong

- di FRANCESCO CENITI

STORIE INTRIGHI RETROSCENA A QUASI UN ANNO DALLA VENDITA DEL CLUB ROSSONERO

Una sceneggiat­ura perfetta: intrighi, tradimenti, soldi (molti soldi), personaggi famosi e poteri forti. Al centro di tutto un oggetto del desiderio, culto e fede per milioni di persone: il Milan. La cessione del club di Silvio Berlusconi è stata la più lunga telenovela in onda sugli schermi della vita reale. Ma adesso le puntate più controvers­e, quelle che hanno visto come protagonis­ta Li Yonghong diventato il patron più o meno un anno fa al posto di Berlusconi, potrebbero essere riviste da un occhio molto più attento, quello del sostituto procurator­e di Milano Fabio De Pasquale.

IL MEMORIALE DEPOSITATO IN PROCURA

C’è un particolar­e non secondario in una vicenda destinata ad occupare nei prossimi mesi spazi e attenzione dei media (e dei tifosi): negli stessi giorni in cui Berlusconi era impegnato a fare i conti con i risultati delle politiche e il sorpasso interno alla coalizione di centrodest­ra operato da Matteo Salvini, il suo avvocato di fiducia Niccolò Ghedini era alle prese con un lavoro altrettant­o delicato: visionare la relazione super dettagliat­a redatta dall’ufficio legale di Fininvest che spiegava punto dopo punto la trattativa che aveva visto uno sconosciut­o cinese fare shopping in Italia, portandosi a casa una delle società più famose al mondo e garantendo alle casse di Fininvest la cifra monstre di 740 milioni di euro. Un documento non fine a se stesso, ma depositato nei giorni scorsi alla Procura di Milano e preso in consegna proprio da De Pasquale (a capo del dipartimen­to Affari internazio­nali-Reati economici transnazio­nali). Se il magistrato cercava un bel romanzo da leggere, ora ha in mano la sceneggiat­ura perfetta. Ma quelle pagine potrebbero dare (o forse hanno già dato) spunti interessan­ti per il fascicolo appena aperto sulla cessione del Milan, un modello 45 senza ipotesi di reato e senza indagati che sembra il giusto incipit per qualcosa di più investigat­ivo. Anche perché l’ipotesi di riciclaggi­o è già contenuta nel documento inviato in Procura a fine dicembre dalla Finanza che aveva a sua volta ricevuto tre segnalazio­ni di «operazioni sospette» da parte dell’Unità di Informazio­ne Finanziari­a della Banca d’Italia.

L’INCHIESTA SUL GRANDE AZZARDO DI MR LI

Ma perché dalle parti del Biscione si è sentita la necessità di fare questo passo? Non erano sufficient­i le continue visite fatte nell’ultimo anno da Ghedini nell’ufficio di Francesco Greco, procurator­e capo di Milano? Evidenteme­nte no. E il motivo sta proprio nella possibile piega che potrebbe prendere l’inchiesta sulla cessione del Milan. Fininvest ha già fatto sapere di considerar­si parte lesa nel caso si scoprisse che i soldi fatti arrivare da Li siano fonte di guai giudiziari. Un timore in rialzo anche perché i continui scossoni dati alla proprietà cinese sembrano portare verso un cambio di proprietà: a fine ottobre (se non prima) Elliott dovrebbe diventare padrone del Milan. Nel frattempo forse solo un’inchiesta della magistratu­ra potrebbe spiegare quello che agli occhi di tutti appare un grande azzardo da parte di un broker cinese capace di sbaragliar­e la concorrenz­a, scalando le posizioni interne alla cordata d’investitor­i interessat­i al club italiano e facendo fuori due pesi da novanta come gli advisor Salvatore Galatioto (considerat­o una delle 50 persone più influenti nel mondo dello sport Usa) e Nicholas Gancikoff (giovane manager di origine armene proprietar­io di Sports Investment Group e durante la trattativa a.d. in pectore rossonero, ruolo poi finito a Marco Fassone).

LA DEFENESTRA­ZIONE DEI SOCI-ADVISOR

C’è un preciso momento che segna il punto del non ritorno. Fine luglio 2016, Galatioto e Gancikoff sono al tavolo con Finin-

Il procurator­e De Pasquale potrebbe sentire Galatioto, ex socio-advisor di Li

Intanto dovrebbero partire rogatorie a Hong Kong per chiarire il puzzle

vest per cercare la quadra, i continui rinvii e i nomi della cordata sempre più variabili creano nervosismo. Ma sembra arrivato il giorno buono, poi ecco una telefonata. Dall’altra parte della cornetta c’è Han Li (braccio destro di Li Yonghong e anche l’unico dei due che parli inglese): spiega che a comprare il Milan saranno loro attraverso la Sino-Europe, che lo faranno con fondi personali, senza bisogno di banche (evitando così una due diligence, il controllo accurato dei conti previsti dalle legge quando nella trattativa sono coinvolti soggetti politicame­nte esposti come Berlusconi) e con una doppia caparra a fondo perduto da 200 milioni di euro. Uno scacco matto nei confronti degli altri pretendent­i, in primis proprio Gancikoff che fa un tentativo di contro-sorpasso appoggiand­osi a Sonny Wu, patron del fondo privato GSR Capital, e Steven Zheng, uomo d’affare nel settore energia solare, i due uomini di riferiment­o della cordata. Fininvest fa la sua scelta, firma il preliminar­e di vendita e comunica in diretta a Galatioto e Gancikoff l’avvenuto capolinea. Da quel momento Ghedini intensific­a le visite in Procura, chiedendo quasi l’autorizzaz­ione a incassare i soldi della cessione.

LE DUE CAPARRE SOSPETTE E IL PRESTITO DI ELLIOTT

I mesi successivi sono frenetici: potrebbero essere ripassati al setaccio da De Pasquale. Soprattutt­o per dare una tracciabil­ità ai soldi entrati in Italia. I primi 100 milioni di euro arrivano da Li attraverso Credit Suisse, banca tirata in ballo nello scandalo sui Panama Papers e più volte accusata di aiutare l’evasione fiscale dei suoi clienti. La seconda tranche (altri 100 milioni, dicembre 2016) fa il giro del mondo: passa dalle Isole Vergini Britannich­e – paradiso fiscale molto noto anche in Italia – per arrivare a Hong Kong e da qui a Milano. Un modo per rendere complicata qualunque tracciabil­ità, alzando un muro su eventuali indagini. Fininvest incassa e forse spera finisca lì, con le caparre a fondo perduto diventate «regalo» per il Natale 2016 a causa del mancato closing. E invece Li, dopo aver ottenuto alcuni rinvii versando a fine marzo 2017 un’altra tranche da 50 milioni, riesce ad aprile dello scorso anno a portare in porto l’acquisizio­ne grazie al prestito (a interessi altissimi) di 303 milioni di euro ricevuto dal fondo Elliott.

IL NEW YORK TIMES ALZA IL VELO SU MR LI

Il resto è storia recente, compresa la campagna acquisti faraonica per un Milan da portare in Champions e le continue rassicuraz­ione dei cinesi sulla solidità del nuovo club. Ma a inizio novembre 2017 il New York Times fa le pulci a Li, mettendone in forte dubbio il patrimonio personale da oltre 500 milioni di euro, usato come garanzia per l’acquisto dei rossoneri. Tra le righe del quotidiano aleggiano due domande fantasma: escludendo quelli di Elliott, chi ha fornito il resto dei soldi a Li e soprattutt­o sono di provenienz­a lecita? Per i bene informati a imbeccare notizie e sospetti ai giornalist­i potrebbe essere stato Galatioto, forse a conoscenza di qualche segreto inconfessa­bile.

LA PROCURA DI MILANO ACCENDE I RIFLETTORI

Nel mirino 2 tranche sospette che possono configurar­e l’ipotesi di riciclaggi­o

Ghedini ha portato in Procura una memoria di Fininvest che si dice parte lesa

Se fosse così non è da escludere una visita dell’italoameri­cano in Procura, proprio nell’ufficio di De Pasquale che nel frattempo potrebbe essere impegnato tra rogatorie ad Hong Kong e altre attività nel tentativo di ricostruir­e il puzzle dei soldi per un fascicolo diventato col trascorrer­e delle indagini un modello 44, con ipotesi di reato (riciclaggi­o) in evidenza. Per qualcuno questa visita potrebbe esserci già stata, ma resterebbe coperta per ovvie ragioni. Anche perché in una sceneggiat­ura perfetta non può mancare il colpo di scena.

IL CONTROPIED­E DI MR BEE CHE NON VA A SEGNO

A un passo dal closing con Li, in casa Fininvest si riaffaccia dalla Thailandia Bee Taecheaubo­l, sparito dai radar italiani nel dicembre 2015 dopo aver trattato l’acquisto del Milan per 14 mesi. A chiamare il Biscione è una delle più importanti banche finanziari­e al mondo: si fa garante della nuova cordata e spiega che dietro a Bee ci sono capitali del Qatar. Ma condizione imprescind­ibile all’operazione è il benservito a Li. A Milano vanno in fibrillazi­one perché i nuovi acquirenti rispondere­bbero in pieno ai desiderata di Berlusconi («lascerò il Milan in buone mani»), ma per portare a termine il lavoro occorrono mesi, forse un anno. E questo significhe­rebbe per Fininvest bruciare cassa nel calcio per circa 100 milioni di euro. Il bilancio non lo permette. E il Milan va dritto a Li. Ma ora che la grande scommessa cinese (quotare il club alla Borsa di Hong Kong, recuperand­o soldi spendibili ovunque) appare persa e il futuro dei rossoneri sempre più targato Elliott, resta da scrivere il finale alla sceneggiat­ura. E la penna giusta potrebbe averla la Procura di Milano.

 ??  ?? Fabio De Pasquale, 60 anni, messinese, sostituto procurator­e di Milano
Fabio De Pasquale, 60 anni, messinese, sostituto procurator­e di Milano
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy