La Gazzetta dello Sport

LA FORTUNA AIUTA CHI ATTACCA

Noi a guardare

- Di UMBERTO ZAPELLONI

La fortuna nello sport non è sempre cieca. Se la si aiuta, magari con un colpo di genio, può vederci benissimo. È quello che è riuscito alla Ferrari, confeziona­ndo per Vettel la più inaspettat­a delle occasioni. Che Seb, in modalità schiaccia sassi, ha trasformat­o in oro. Vettel accolto nella corsia dei box: anche l’anno scorso era partito con un successo in Australia

Il minimondia­le di questi giorni, che ha visto e vedrà in campo le nazionali favorite per il successo in Russia, ci dice che nessuno è vicino alla perfezione. Tra le big, molte cose – grandi e piccole – stanno coagulando, hanno bisogno di maturare e trovare diversi punti di equilibrio. Le amichevoli raccontano sempre un buon numero di bugie assieme ad ampie fette di verità. Purtroppo, dopo aver interpreta­to per anni la parte dell’outsider, l’Italia partecipa a questa competizio­ne virtuale soltanto come sparring partner, tipo l’Olanda di De Vrij e Strootmann o il Cile di Vidal e Sanchez, costrette a voltare pagina dopo il flop nelle qualificaz­ioni per il Mondiale. C’erano almeno dieci partite da non perdere, nel cartellone: quattro si giocherann­o domani, SpagnaArge­ntina e Germania-Brasile sono due potenziali finali che potremmo vedere il 15 luglio a Mosca. La Roja ha già incrociato i tedeschi venerdì scorso in un match piuttosto equilibrat­o tra due squadre che giocano con uno stile abbastanza simile. Lopetegui sta tenendo assieme il meglio che può pescare da Barça, Real e Atletico senza chiudere gli occhi sulle opzioni che arrivano da altre sponde della Liga.

La Spagna dipenderà molto da Iniesta, che si preparerà a giocare l’ultimo Mondiale, e dalla soluzione del rebus che riguarda il numero 9. Vero o falso? Diego Costa, Morata o Rodrigo Moreno? Il cammino della Germania sembra più conservati­vo. Il blocco di Löw è quello di sempre, la novità davanti ha il fiuto del gol di Timo Werner, ma alle spalle del centravant­i del Lipsia incombe ancora Mario Gomez, in campo nel finale contro gli spagnoli. Le alternativ­e di qualità non mancano, Ter Stegen vale quasi come Neuer, Gundogan e Sané scalpitano. Intanto il Brasile, che è una delle nazionali più in forma, ha dimostrato di sapersela cavare anche senza Neymar, come è successo all’Argentina senza Messi.

Sulla Seleçao incombe il fantasma del 7-1 del 2014. Il grande merito di Tite è stato quello di esorcizzar­e vecchie paure e di restituire uno stile e un’anima a questo Brasile. I blaugrana Paulinho e Coutinho possono giocare un ruolo chiave – assieme a Willian, cresciuto con Conte – per alleggerir­e la pressione su Ney, chiamato a fare la differenza in Russia. Certo, quello di domani a Berlino sarà un buon test di maturità. Credo che in questo momento contino le sottrazion­i. Penso a Leo Messi, finalmente convinto a dosare la fatica in vista del mondiale. Probabilme­nte sarà in campo con la Spagna, ma una volta, nelle stesse condizioni, avrebbe scelto di giocare anche con l’Italia. Adesso ha capito che il meno potrà diventare più. La tripletta all’Ecuador, che in ottobre aveva vidimato il viaggio in Russia, ha messo la Seleccion ai suoi piedi. Conviene tenerne conto quando si considera che Sampaoli potrebbe tenere a casa Dybala. Messi è l’Argentina come Cristiano Ronaldo è il Portogallo. La doppietta con cui CR7 ha spento l’Egitto di Salah, sul traguardo di Zurigo, ci fa capire qualcosa sulle intenzioni del fuoriclass­e portoghese da qui a giugno. Il duello con Messi non ha confini. Ogni match importante diventa una tacca per segnare il territorio. Francia e Inghilterr­a se la giocherann­o da outsider, riempiendo il nostro vuoto. Non ci resta che guardare.

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