Ciclone Sagan a Wevelgem Viviani battuto e in lacrime
● Lo slovacco gioca d’anticipo alla GandWevelgem: Elia fa tutto bene ma battezza la ruota di Demare (poi 3°) ed è battuto
Prima classica del Nord: trionfa il re del mondo
Potenza, tattica e coraggio. A poco più di 200 metri dal traguardo della Gand-Wevelgem numero 80 il gruppo dei migliori chiude verso destra. Sep Vanmarcke, che in contropiede s’è giocato la carta personale lasciando il compagno Sacha Modolo al proprio destino, è appena stato ripreso. Trentin è pronto a lanciarsi, ma forse valuta eccessiva la distanza per le sue gambe. Elia Viviani, che un attimo prima aveva girato la testa a destra per controllare la situazione, gli ha preso la ruota e non vede l’ora di piazzare il guizzo. Demare, in maglia tricolore di campione di Francia, cerca il varco alle transenne. Manubri che si sfiorano, gomiti che si fanno spazio. Come in ogni volata, una guerra in pochi centimetri cercando di stare più riparati possibile dall’aria. È in quel momento che Peter Sagan decide di cambiare la storia della corsa. L’iridato si alza sui pedali e si butta alla sinistra. Peter va nel vento e si capisce subito che la partita è chiusa. Gli altri si affannano, cercano di aggrapparsi alla sua ruota, cambiano persino traiettoria in un inseguimento vano. Poi, sulla linea, sono i pugni a diventare specchio dell’anima. Quello destro di Sagan è teso verso il cielo a celebrare il trionfo. Viviani, bravissimo nel rimontare Demare (che chiude terzo), invece lo picchia più volte sul manubrio per dare sfogo al rampollini. marico. Il tempo di fermare l’inerzia e il velocista della Quick Step scende dalla bici e scoppia in un pianto a dirotto. Seduto per terra, gambe raccolte, le braccia strette attorno alle ginocchia, sfoga la tensione con le lacrime. Ha avuto grandi gambe Elia, ma ha commesso un piccolo ma fatale errore nella fase d’impostazione dello sprint.
NELLA STORIA Per Peter Sagan è il terzo successo. Nella storia, prima di lui, l’impresa era riuscita a tre fuoriclasse: Rik Van Looy, Eddy Merckx e Mario Ci- Però nessuno di loro ha mai conquistato questa corsa con la maglia iridata sulle spalle. Per Sagan (che nelle ultime sette edizioni ha mancato il podio solo nel 2015), è invece la seconda volta dopo il successo di due anni fa.
VERSO IL FIANDRE Dopo la corsa Peter ringrazia i compagni. Parla della volata: «Ho fatto bene ad anticipare e scegliere di cambiare lato della strada. Non volevo rischiare di restare chiuso o finire nei casini. Battere Viviani che ha vinto a La Panne e Demare che ha fatto podio alla Sanremo non è facile». Rincuora il suo amico Elia: «L’ho visto un po’ provato». E pensa già al Fiandre dove domenica si presenterà da favorito: «Questa vittoria per domenica non vuole dire nulla. Però meglio avere vinto». Quello che non dice pubblicamente, ma che confida ai suoi amici, è la soddisfazione per avere chiuso con un trionfo le polemiche nate dopo Harelbeke.
BRAVO FILIPPO Prima dell’atteso epilogo in volata la corsa fiamminga è vissuta su altri due episodi. Il primo è la lunga
fuga di sei corridori tra i quali s’è messo in evidenza Filippo Ganna, all’attacco dal 40° km fino a 20 dall’arrivo.
Per il due volte campione del mondo nell’inseguimento, che sembra destinato a un grande futuro nelle corse del Nord, un altro segnale positivo a dispetto della giovanissima età (21 anni) in una gara di 251 chilometri — con 10 muri e il pavè — volati via a quasi 49 di media. Il secondo episodio sul Kemmelberg, lo strappo di pietre simbolo della corsa. Proprio lì, mentre terminava la fuga di giornata, in gruppo c’è stato una sbandamento che ha costretto Moscon a mettere il piede a terra e, di fatto, il trentino è finito fuori dai giochi. Nel parapiglia è stato coinvolto anche Kristoff. Il campione europeo ha provato anche a reagire, ma i ventinove rimasti davanti avevano ormai lanciato la corsa. Anche per lui nulla da fare.