Dai Italia, fai cantare di nuovo il Gallo
●Nazionale senza gol, punte sotto la lente. Belotti: «Dimostriamo da Londra di essere sempre grandi»
«Non voglio più rivedere l’immagine al 90’ dopo la Svezia. Sono stanco di ripensare a quella delusione. Siamo qui per ripartire e ce le faremo soltanto restando uniti. Magari cominciando a prendere il testimone dalla Ferrari vincente di ieri». Parlando alla Domenica Sportiva, Andrea Belotti non s’è nascosto dietro frasi di circostanza: «Sentiamo la precarietà del momento». Dall’alto delle 14 gare in Nazionale, con 4 gol, il centravanti del Torino comincia a entrare nel club di quelli con più esperienza, «pronto a dare una mano ai giovani che entrano adesso». Ma il suo azzurro è ancora incompiuto. Ha debuttato con Ventura («mai più sentito») nella prima partita contro la Francia (1-3 a Bari, settembre 2016), ha chiuso in anticipo quella triste avventura con lo
Partite Gol
31 7
Partite Gol
1 0 spareggio che gli ha negato il Mondiale. E adesso c’è Di Biagio, forse a tempo, forse ancora tutto più precario.
WEMBLEY ASPETTACI Non è più un ragazzino Belotti, ha 24 anni, e da qui a Qatar 2022 dovrà crearsi altre occasioni, la Nations League, l’Euro 2020 nel quale la partita inaugurale sarà proprio a Roma. Ma prima c’è da ricostruire l’Italia. E l’attacco è il reparto nel quale siamo più in emergenza. Le cifre sono impietose: zero gol nelle ultime 3 partite (non succedeva dal 2012), 3 appena nelle ultime 7. Ma, quel che è peggio, quasi nessuno degli attaccanti è al massimo, se si esclude Cutrone che a 20 anni vive un sogno: «Sapevamo che con Inghilterra e Argentina sarebbe stata dura, sono due candidate al Mondiale. Adesso dobbiamo dimostrare di essere sempre una grande, cominciando da Wembley, stadio che ha storia, ha visto campioni, ti emoziona».
Partite Gol
16 1
Partite Gol
33 13
Partite Gol
11 2
Partite Gol
1 0
Partite Gol
18 2
Partite Gol
7 1 NUOVO LEADER Il momento è difficile in tutti i sensi. Anche personalmente. «Due infortuni che hanno condizionato la mia stagione. Ma adesso mi sento bene, anche di testa. Siamo italiani, la nostra forza è migliorarci con il lavoro, dico ai tifosi d’aver fiducia. Abbiamo appena cominciato, non conoscevamo Di Biagio e lui non conosceva tanti di noi. Il gruppo è rimasto unito dopo la Svezia, ci siamo sentiti grazie anche a leader come Buffon». Che però non è eterno. «Un giorno, non so quando, smetterà, toccherà quindi a noi con più esperienza dimostrare di essere leader». Per atteggiamento Belotti sarebbe un leader naturale: «La mia idea è che un attaccante non deve solo far gol, ma aiutare la squadra, difendere».
QUESTI SIAMO Contro l’Argentina, Di Biagio gli ha concesso gli ultimi 5’, domani affronterà l’Inghilterra. Non ha tante altre occasioni internazionali, giocando in un club fuori dalle
Partite Gol
1 0
Partite Gol
1 0 coppe. «Me lo dicono in tanti di cambiare, ma io faccio valutazioni a 360 gradi e non mi interessa andare in una grande se poi resto in panchina. La priorità è essere titolare». In rosa tre centravanti: lui, Immobile e Cutrone. Ai tempi di Bearzot erano Rossi, Altobelli, Bettega e Graziani a contendersi due maglie. Vicini poteva schierare Baggio, Schillaci, Vialli e Carnevale. Trap aveva Totti, Del Piero, Inzaghi e Vieri. E il Mondiale Lippi l’ha vinto con Toni, Totti, Del Piero e Gilardino. Oggi, dopo quei tre, ci sono Zaza, Balotelli e Gabbiadini, e forse quello che più convince il c.t. è il valenciano, quindi una sfilata di giovani, da Petagna a Cerri a Favilli, fino ai baby Kean e Pellegri, dai quali non si può pretendere troppo. Di Biagio, o chi gli succederà, dovrà accontentarsi. Ma il Belotti vero, quello da 20 e passa gol a stagione, incontenibile in amichevole con la Germania, sarebbe degno di quei grandi predecessori.