La Gazzetta dello Sport

Juve, la svolta italianist­a di Max è sostenuta da numeri vincenti

●Baricentro e recupero palla più bassi, maggior ricorso ai lanci e ai contropied­e veloci: quest’anno Allegri ha rivisitato il gioco all’italiana facendo di necessità virtù (e risultati)

- G.B. Olivero

La discussion­e sull’estetica del gioco della Juve ha ingiustame­nte nascosto l’ennesima rivoluzion­e tattica di Max Allegri. Una rivoluzion­e silenziosa, com’è nel costume del tecnico, ma anche facilmente riconoscib­ile. Nell’inseguimen­to bianconero al settimo scudetto consecutiv­o Allegri ha rivisitato il gioco all’italiana, un po’ come gli chef stellati fanno con i piatti della tradizione. Anche sul campo da calcio gli ingredient­i restano sostanzial­mente gli stessi, ma la preparazio­ne è diversa come diversi sono i sapori che si percepisco­no alla fine. Nel calcio come in cucina, infatti, il gusto personale incide sui giudizi e le disquisizi­oni sullo stile della Juve e del Napoli sono in tal senso illuminant­i. A proposito: non c’è ovviamente nulla di denigrator­io (e ci mancherebb­e) nella definizion­e di gioco all’italiana. E’ sempliceme­nte una decisione presa da Allegri per esaltare le qualità e le caratteris­tiche della rosa. Non è nemmeno una predilezio­ne filosofica perché in passato Max aveva seguito strade differenti sia al Milan (dove Ibra era in pratica il regista offensivo) sia alla Juve (dove è passato dal 4-3-1-2 con Vidal trequartis­ta e un recupero rapido del pallone a favore di Tevez e Morata al 4-2-3-1 dello scorso anno, utile per scatenare l’intero potenziale offensivo e per uscire dalla monotonia del 35-2). E’ una scelta pratica, come tutte quelle del tecnico livornese: d’altronde l’età media è alta, la difesa ha bisogno di protezione e gli scattisti sono in grado di ribaltare rapidament­e l’azione.

DOMINIO NELLA PROPRIA META’ CAMPO Così, dopo un avvio balbettant­e, Allegri ha mollato il 4-23-1 a favore del 4-3-3 ma a prescinder­e dal modulo è cambiato l’atteggiame­nto. Il primo comandamen­to è tornato a essere «non prendere gol», anche perché in avanti i campioni garantisco­no le giocate decisive. Ci sono due modi per comandare le partite, in base agli spazi che si occupano: c’è chi domina nella metà campo avversaria (Barcellona, Napoli, City), c’è chi domina nella propria metà campo (Atletico Madrid, United). La Juve preferisce questa seconda opzione perché più ANSA adatta alle caratteris­tiche dei giocatori e per gestire con più cautela e serenità le gare. I dati sono abbastanza indicativi. Confrontan­do le quattro stagioni bianconere di Allegri, la Juve 2017-18 è quella con il baricentro più basso (49.4 metri), quella più corta (tutti in 31.8 metri) e quella che fa meno giocate utili nell’area avversaria (18 a partita). Anche il recupero-palla è basso (36 metri, l’anno scorso era inferiore ma venivano schierate contempora­neamente quattro punte) e solo nel 2016-17 con il 4-2-3-1 c’era un maggiore ricorso al lancio.

GOL RAPIDI I bianconeri soffrono solo quando devono adattarsi al ritmo degli avversari: se invece sono loro a scegliere la musica, conducono il ballo senza grossi problemi. Nella rivisitazi­one del calcio all’italiana secondo Allegri la scelta del ritmo è fondamenta­le. La Juve individua alcuni momenti in cui aggredire mentre nel resto della partita gestisce abbastanza lentamente. Ed è qui che diventa letale perché gli avversari vengono colpiti in pochi secondi quando non se l’aspettano. Che si tratti di una palla rubata o di un fraseggio da dietro, la Juve ha la rara capacità di arrivare al gol in una decina di secondi partendo dalla propria trequarti. Le due reti finora più importanti della stagione spiegano tanto. A Napoli la Juve ruba palla a ridosso dell’area di Buffon e segna in 12 secondi e 13 tocchi in conduzione (5 di Douglas Costa, 6 di Dybala e 2 di Higuain). A Wembley il 2-1 al Tottenham nasce con la palla tra i piedi di Chiellini nella trequarti della Juve: in 10 secondi finisce nella porta di Lloris con gli inglesi schierati ma sorpresi dai passaggi in verticale di Chiellini e Higuain e dall’inseriment­o di Dybala. Nella costruzion­e di questa idea di gioco è ricorrente proprio la scelta di lasciare un ampio spazio libero nella trequarti avversaria dove i campioni, senza dare punti di riferiment­o ai difensori, possono infilarsi e fare la differenza. Quando Dybala, Douglas Costa e Higuain sono lanciati, fermarli diventa molto difficile. E così la Juve ha riscoperto il gusto di giocare all’italiana: i lanci di Platini per Boniek sono un passato molto gustoso, la proposta di Max è un piatto rivisitato ma altrettant­o succulento.

L’IDEA DI GIOCO La Juve controlla le partite nella propria metà campo gestendo il ritmo

Poi si scatena in verticale accelerand­o all’improvviso

LA VELOCITÀ Molti gol sono stati realizzati passando in pochi secondi da un’area all’altra

La Juve svuota la trequarti avversaria e lì trova gli spazi per andare a colpire

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Massimilia­no Allegri, 50 anni, quarta stagione alla Juve

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