La Gazzetta dello Sport

GENIO E FORTUNA PER UNA FERRARI A DUE ATTACCANTI

Dentro la vittoria rossa in Australia

- IL COMMENTO di UMBERTO ZAPELLONI email: uzapelloni@rcs.it twitter: @uzapelloni

La fortuna nello sport non è sempre cieca. Se la si aiuta, magari con un colpo di genio, può vederci benissimo. È quello che è riuscito alla Ferrari, confeziona­ndo per Vettel la più inaspettat­a delle occasioni. Che Seb, in modalità schiaccia sassi, ha trasformat­o in oro. Un anno fa la Ferrari aveva inaugurato il campionato con una vittoria per manifesta superiorit­à, quest’anno ha saputo cogliere l’attimo, approfitta­ndo della situazione con un gioco di squadra perfetto. Più che una vittoria della macchina, questa è una vittoria degli uomini. Dei piloti, degli ingegneri, di chi li dirige in pista, dei meccanici. Dei piloti e non del solo Vettel, che poi ha stappato la bottiglia migliore. Va dato a Kimi quello che è di Kimi: senza il suo attacco arrembante (ma vano) al via, senza il suo passo gara (lontano, ma non lontanissi­mo), la Ferrari non avrebbe potuto giocare con le strategie differenzi­andole. Avere due piloti in palla permette di andare all’attacco con due punte. Hamilton era solo perché Bottas era sparito sabato in qualifica e la Mercedes ha pagato la sua assenza.

Proprio l’aver tenuto Vettel in pista mentre Hamilton marcava Kimi si è trasformat­o nella mossa vincente perché la Ferrari ha poi potuto richiamarl­o appena cominciato il regime di Virtual Safety Car. E in quell’attimo Seb è stato magistrale. Ha mangiato metri di pista con traiettori­e al limite (ma sempre entro le velocità imposte), ha spinto nei brevi tratti in cui poteva e poi ha magistralm­ente retto alla pressione di Hamilton nell’assalto finale. Il resto lo hanno fatto i meccanici con un pit stop praticamen­te perfetto. Ogni dettaglio è stato curato. E alla fine è arrivata una vittoria meritatiss­ima, nonostante la macchina più veloce in pista fosse la Mercedes di Hamilton.

È da qui che si riparte per la prossima gara. Da una vittoria che non rispetta i valori reali in pista, ma che proprio per questo è ancora più dolce. La Ferrari conosce i propri limiti (evidenti soprattutt­o in qualifica), ma anche nella gestione Arrivabene ha nella cultura del lavoro la sua forza. E lavorare con il morale alto e dopo qualche goccia di champagne, riuscirà sicurament­e meglio. La vittoria ha portato serenità e convinzion­e che, facendo tutto bene, le chance non mancherann­o. I campionati si vincono anche così, sfruttando e non gettando (vedi Singapore 2017) le grandi occasioni. La Ferrari ha saputo cogliere l’attimo fuggente, si è meritata il suo premio Oscar per la miglior interpreta­zione della gara australian­a. Lo ha fatto con un sapiente lavoro di regia, ma anche con due attori in forma. Ha stupito soprattutt­o Raikkonen, che in tutto il weekend è tornato ai suoi livelli. Se dovesse continuare così, vedrete che chi ha criticato la sua conferma dovrà ricredersi. Vettel ha sbagliato qualcosa in qualifica, ma poi in gara, quando ha visto la porta socchiusa, l’ha sfondata con tutta la forza di cui disponeva. Hamilton ha provato a reagire, ma prima ha sbagliato una staccata, poi ha pensato a risparmiar­e i motori. E qui ci viene da dire: possiamo continuare a ritenere la punta dell’iceberg uno sport dove i piloti pensano a risparmiar­e benzina e motori? E non scordiamo che di sorpassi non se ne sono proprio visti. Vorrei che i signori di Liberty Media si immaginass­ero una gara così senza la Ferrari...

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