La Gazzetta dello Sport

LA STORIA DI KUKUCZKA: DAL REGIME COMUNISTA AGLI 8000

Il ricordo del grande alpinista polacco

- L’AVVENTUROS­O di REINHOLD MESSNER

Sabato scorso Jerzy Kukuczka avrebbe compiuto 70 anni. Il più famoso e il più audace dei grandi alpinisti polacchi, che negli Anni 80 furono senza alcun dubbio i più bravi in alta quota, morì 41enne nel 1989. Famoso per essere stato il secondo a completare la collana dei 14 Ottomila, impiegando solo 8 anni - la metà del tempo che avevo dovuto metterci io -, in realtà meritava di esserlo piuttosto per la grande volontà e la capacità di soffrire che ne avevano fatto il capocordat­a della formidabil­e schiera di fortissimi alpinisti del suo Paese. Tutti con la grande motivazion­e di evadere dalle ristrettez­ze della vita sotto il regime comunista. Il quale capì di poter utilizzare a proprio vantaggio i successi himalaiani di quei lavoratori che avevano imparato sui Tatra a giocare col gelo e col rischio e si erano inventati anche la sfida all’inverno degli 8000.

Purtroppo molti di loro hanno pagato con la vita quel sogno. Come Kukuczka, caduto sulla parete Sud del Lhotse per la rottura di una corda. Lui che aveva aperto tante vie nuove, come quella bellissima sulla Sud del K2 insieme a Tadeusz Piotrowski. L’avevo provata con Friedl Mutschlech­ner nel 1979, ma ci eravamo fermati una volta visti da vicino i pericolosi seracchi. Seppi della morte di Kukuczka mentre ero in Antartide, per la traversata. Avevo già chiuso con gli 8000, anche se pochi mesi prima avevo portato una spedizione proprio alla Sud del Lhotse. Alpinisti eccellenti come Hans Kammerland­er, il francese Christophe Profit e i polacchi Krzysztof Wielicki e Artur Hajzer. Ma non riuscirono. Forse Kukuczka fu «intrappola­to» dai media, spinto a dimostrare una volta ancora che lui era più forte.

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