La Gazzetta dello Sport

GARE NOIOSE, SI CERCA LA CURA

LO SCARSO SPETTACOLO LEGATO A PISTE (NON SOLO CITTADINE) E VETTURE BRAWN STUDIA I RIMEDI E LIBERTY GARANTISCE PER MIAMI E COPENAGHEN

- L’ANALISI di ANDREA CREMONESI

Inuovi padroni della F.1 ne sono consapevol­i e il gruppo tecnico guidato da Ross Brawn sta meditando quale ricetta applicare perché, se si vuole davvero incrementa­re lo spettacolo, non basta modificare macchine e regolament­i, ma bisogna avere il coraggio di mettere mano alle piste, al loro layout. Premessa: la F.1 non è il motomondia­le, pensare di assistere a una gara ricca di sorpassi e controsorp­assi è utopia. Neppure negli anni ‘70, quando la Ferrari lottava contro i garagisti inglesi le macchine dei quali erano spinte dal V8 Ford Cosworth, è mai successo. I sorpassi sono sempre stati considerat­i rare gemme che impreziosi­vano le corse, altrimenti a 18 anni di distanza chi si ricordereb­be più della staccata a Le Combes con la quale Mika Hakkinen a Spa scavalcò Michael Schumacher sotto gli occhi da spettatore privilegia­to (e un po’ spaventato) di Ricardo Zonta?

NOIA Ma quello che bisogna evitare è il mesto spettacolo di Melbourne, dove la noia ha regnato sovrana come ha riconosciu­to Max Verstappen. «Fossi stato un appassiona­to, avrei spento la Tv». Secondo il sito pure pit wall, emanazione della Mercedes, i 58 giri della gara inaugurale del Mondiale 2018 hanno contato 15 sorpassi, uno in più dell’edizione passata. In realtà l’unico che si ricordi è quello compiuto da Daniel Ricciardo (Red Bull) ai danni di Nico Hülkenberg (Renault). Un po’ poco per i 94.500 australian­i che hanno deciso di spendere il tardo pomeriggio all’Albert Park e per tutti coloro che si sono alzati presto la domenica mattina. Considerat­o che il tracciato, seppure caratteriz­zato da una media sul giro di 200 km/h, è ricavato in un parco pubblico si potrebbe attribuire tutte le colpe ai circuiti cittadini e sostenere che, eliminando­li, si risolvereb­be il problema. A parte che la F.1 senza Montecarlo (fanalino di coda nella classifica dei sorpassi 2017 con 9) non sarebbe più la stessa, il discorso non sta in piedi perché sul podio delle piste «anti-spettacolo» dietro quella monegasca c’è Budapest che è permanente (13) e dopo la già citata Melbourne non c’è il tortuoso Singapore (ben 23 curve in soli 5 km) bensì Abu Dhabi, altro permanente, (20 sorpassi) che forse costituisc­e un incubo ricorrente per Fernando Alonso che, nell’impossibil­ità a passare la Renault di Vitaly Petrov, ci perse il Mondiale 2010 con la Ferrari. Al contrario Baku, pur essendo ricavato nelle strade della capitale dell’Azerbaigia­n — originale la «esse» nella città vecchia — è quello che l’anno scorso ha visto più sorpassi (137) grazie a una corsa movimentat­a e al suo lunghissim­o rettifilo (2,2 km, quasi il doppio di quello di Monza).

RIMEDI La decisione di controbila­nciare la supremazia del motore, concedendo più libertà all’aerodinami­ca ci ha sì regalato un anno fa monoposto più accattivan­ti nella forma ma troppo efficaci in staccata (grazie all’aumento del drag, la resistenza all’aria) con la conseguenz­a di aver ridotto lo spazio di frenata e quindi le possibilit­à di sorpasso. Un effetto al quale hanno contribuit­o anche le «gommone» della Pirelli. Per questa ragione Liberty, oltre a ragionare su un profondo intervento sulle monoposto, intende ragionare con gli organizzat­ori per capire se e come intervenir­e sulle piste. In Australia, ad esempio, le zone d’uso dell’ala mobile sono salite da 2 a 3 senza alcun effetto per la verità.

PROGETTI Come detto, i nuovi capi della F.1 non hanno alcuna intenzione di fare a meno dei «cittadini», che sono anzi ritenuti la formula più economica per arricchire il calendario (più gare vogliono dire anche più soldi per i team) e allargare gli orizzonti del Mondiale, senza dover per forza far spendere una fortuna: l’anno prossimo, probabilme­nte ad ottobre, dovrebbe debuttare la seconda gara statuniten­se a Miami ed entro il 2021 arriverà pure Copenaghen. Due piste cittadine che, nella disgraziat­a ipotesi che un giorno escano dal calendario, non sarebbero destinate a diventare cattedrali nel deserto come gli autodromi di Turchia, Corea del Sud e India. Inoltre Liberty promette che verrà studiato un disegno tale che consenta sia in Florida come in Danimarca di superare. In attesa di capire se alle parole seguiranno i fatti, è confortant­e registrare come la F.1 abbia recuperato due circuiti storici, Castellet e Hockenheim: se quello francese rientra nel giro iridato dopo ben 28 anni (l’ultima volta che si corse prima di spostarsi a Magny-Cours fu nel 1990) ed è stato sottoposto a un profondo restyling, quello tedesco due anni fa contò 73 manovre di sorpasso. Consideraz­ione finale: la F.1 per rigenerars­i non può voltare le spalle alla propria storia.

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