La Gazzetta dello Sport

Bonucci prima volta allo Stadium da rivale Momento Dybala Il Mondiale nel mirino

- Fabiana Della Valle INVIATA A TORINO © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Ifischi non lo preoccupan­o, anche perché a Torino li ha già presi da bianconero, e comunque li ha messi in preventivo. Per Leonardo Bonucci sarà più difficile tratteners­i dallo scattare in campo quando partiranno le prime note di «Thunderstr­uck» degli AC/DC, come succedeva ai tempi della Signora. Leo era il primo a uscire sul prato dello Stadium per il riscaldame­nto, a battere le mani in direzione della curva e a prendersi gli applausi dei suoi vecchi tifosi, che adesso sono combattuti tra la riconoscen­za per i sette anni e 12 trofei condivisi e la rabbia per il tradimento. La storia tra Bonucci e la Juventus è stata, finché è durata, «il più grande spettacolo dopo il Big Bang», come cantava Jovanotti in uno dei brani preferiti dal difensore (tra l’altro il secondo della compilatio­n che accompagna il riscaldame­nto bianconero): sono cresciuti insieme e domani saranno per la prima volta avversari, visto che all’andata Bonucci era squalifica­to.

PENDOLARE PER AMORE Lo Stadium per Leo è come la casa dell’infanzia, piena di odori, luci, suoni, ricordi. Forse in mezzo alla centrifuga delle emozioni gli tornerà in mente anche uno Juventus-Chievo 1-1 del 2012, con sfortunata deviazione sul tiro del pareggio di Dramé e relativi fischi, poi trasformat­isi nelle ovazioni per i sei scudetti. Bonucci è stato il primo acquisto di Andrea Agnelli, una scommessa stravinta grazie alla cura Conte. «Arrivò a Torino nell’indifferen­za generale – racconta Ruggero, amico carissimo che con il fratello Diego gestisce la trattoria Fratelli Bravo, dove c’è già, in cornice, la 19 rossonera –. La prima sera venne a mangiare da noi, mi chiese un tavolo ma il locale era pieno e io lo feci aspettare 45 minuti. Scoprii dopo che era un calciatore, non l’avevo riconosciu­to. I primi tempi sono stati duri, poi fece pace coi tifosi». È andato via da leader conservand­o un legame fortissimo con la città che lo ha fatto diventare grande, umanamente e profession­almente. Leo a Torino ha tenuto la vecchia casa in centro e le solite abitudini, come le passeggiat­e in bici al Valentino o quelle a piedi in piazza San Carlo. I figli Lorenzo (tifoso granata) e Matteo frequentan­o la scuola internazio­nale e lui e la moglie Martina hanno preferito non rivoluzion­are la vita dei bimbi. Così Bonucci ha mollato presto la nuova casa in centro a Milano: una volta alla settimana guida fino alla sua vecchia città per stare con la famiglia, altrimenti si ferma a Milano in un hotel del centro. Oppure, dopo le partite serali, sceglie di dormire a Milanello per essere pronto all’allenament­o del giorno successivo. E spesso, in quelle sere, resta a parlare di calcio nella sala del camino con il d.s. Mirabelli. Torino però resta un riferiment­o, anche perché Leo in città ha qualche investimen­to immobiliar­e e tanti amici, tra cui gli ex compagni Buffon, Barzagli, Chiellini e Marchisio, con cui ha mantenuto ottimi

rapporti e a volte cena dai Fratelli Bravo o alla Lampara.

SCHERZI, KARAOKE E NUMERI Profession­ista a 360 gradi, determinat­o in campo, giocherell­one e canterino fuori: così lo descrive chi lo conosce bene. «Adora il karaoke – racconta Diego – e fare scherzi. Abbiamo una chat con gli amici storici di Viterbo e lui si diverte a punzecchia­rmi». A Milano frequenta l’Angolo di Casa, dove vanno milanisti e interisti, e Qor. Non è mai stato uno da vita notturna esagerata, preferisce godersi casa, la famiglia e le cose semplici. Con Gattuso c’è stata subito empatia: «Leo adora Rino perché è meticoloso e rigoroso, proprio come lui», dice ancora Ruggero, che con Bonucci condivide la passione per la numerologi­a. «Il 19 per lui non rappresent­a solo due cifre sul retro di una maglia, è la sua storia. È questo che ha spiegato a Kessie quando si contendeva­no il numero».

FISCHI, APPLAUSI O INDIFFEREN­ZA? Ruggero e Diego sono juventini ma domani non saranno allo Stadium: «Ci fa troppo male vederlo con i nuovi colori. Però la Juve gli è rimasta dentro e non è andato via per Allegri ma per altri motivi». A quei tifosi che non hanno ancora deciso come accoglierl­o consiglian­o: «Sarebbe da applaudire per ciò che ha fatto, in alternativ­a meglio l’indifferen­za perché i fischi sarebbero ingenerosi. Di sicuro lui sarà a mille e se lo contestera­nno si gaserà ancora di più». Forse applaudirl­o sarebbe il modo migliore per spiazzarlo. Di sicuro in un calcio ideale sarebbe la scelta giusta per chiudere una lunga e vincente storia d’amore.

● Per Bonucci domani prima contro la Juve. Che farà lo Stadium? Gli amici: «Applaudite­lo»

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AFP-ANSA Leo Bonucci, 30, e la tipica esultanza in maglia Milan e Juve
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