CIAO MONDO
●L’allenatore muore a 71 anni dopo una lunga malattia Quella sedia alzata in cielo in Coppa Uefa ha fatto epoca
Noi siamo gli indiani contro i cowboy Chissà che una volta gli indiani non vincano la loro battaglia
La partita è stata lunghissima (sette anni) e perciò estenuante, prima che drammatica. Emiliano Mondonico l’ha giocata con tutta la determinazione della sua tempra di combattente e più volte ha avuto la sensazione che alla fine ce l’avrebbe fatta, che sarebbe riuscito a salvarsi, come gli era capitato molte volte da allenatore, l’ultima con l’AlbinoLeffe nel playout di B del giugno 2011 contro il Piacenza, dopo la prima operazione allo stomaco di gennaio che aveva rivelato il male. «Devo lottare contro un sarcoma, una Bestia tremenda che colpisce una persona su centomila. Ma il cancro si può battere, specie se hai al fianco bravi professionisti. Io ce li ho, e mi fido di loro: ce la faremo». E invece no, purtroppo il Mondo ha perso questo duello truccato in partenza. Si è spento ieri mattina in ospedale a Milano, aveva appena compiuto 71 anni.
IN RIVA ALL’ADDA Il calcio italiano piange adesso un personaggio genuino (più le tute che le divise nel suo look in panchina) come il salame della trattoria di famiglia posta sulle rive dell’Adda, a Rivolta, dove il cremasco si fonde col bergamasco e col milanese. Là, nel suo feudo, la Cascina Brasada, Emiliano amava ricevere giocatori e colleghi, amici e cronisti in visita dopo le sue imprese di allenatore un po’ stratega della tradizione italianista e un po’ abile motivatore. Tanti i talenti scoperti o valorizzati, fra i primi Gianluca Vialli nella Cremonese, il club dove si è speso di più. Quelli rimastigli più cari sono Bobo Vieri, Filippo Inzaghi e Gigi Lentini.
LE QUALITÀ Alcuni suoi ex allievi in queste ore di dolore hanno rimarcato le qualità del tecnico e dell’uomo che colpivano di più. Luca Marchegiani: «Veniva al campo di allenamento mezz’ora prima, si metteva a fissare tutti e poi andava a punzecchiare quello tra di noi che gli sembrava più bisognoso di attenzioni». Roberto Cravero: «È stato tra i primissimi ad adottare il 3-5-2, il suo acume tattico era indubitabile, “vedeva” la partita e conosceva gli avversari».
GRIGIOROSSO E NERAZZURRO Cremona e Bergamo sono state il suo feudo di provincia, prima da giocatore. Punta esterna con buona tecnica ma poca disciplina: talmente ingovernabile che una volta si fece squalificare pur di non mancare al concerto milanese dei Rolling Stones. Così, a dispetto delle qualità transitò solo di passaggio nella massima serie (Atalanta e Torino). Diventato allenatore tra la sorpresa di chi lo aveva conosciuto come compagno di squadra, ha sperimentato tutte e tre le categorie durante il viaggio col quale ha attraversato lo Stivale. Il maggior numero di panchine le accumulò nel club grigiorosso (riportato in A nel 1984 dopo oltre mezzo secolo) e in quello nerazzurro (promozioni nel 1988 e nel 1995). Ma fu il Filadelfia a rapirgli il cuore.
IL GRANATA E LA VIOLA Già, il Mondo visse periodi di vera gloria al Toro vincendo la Coppa Italia 1993 e ottenendo la promozione in A nel 1999. Ma la sua impresa più celebrata resta la finale di Coppa Uefa del 1992 contro l’Ajax persa senza perdere (2-2 e 0-0) dopo aver eliminato in semifinale il Real Madrid. Nel ritorno di Amsterdam per protestare contro l’arbitro levò al cielo una sedia brandendola a mo’ di vessillo: noi poveri ci ribelliamo al potere... Poi la sedia venne scagliata con forza sul terreno ma quest’ultima scena passò inosservata anche alle telecamere e il Mondo se la cavò con una sola giornata di squalifica, peraltro mai scontata. La quinta e ultima promozione dalla B, Emiliano la ottenne nel 2004 alla guida della squadra che ha «tifato» da ragazzino, la Fiorentina. «Ero un bimbo, ricevetti in dono una polo viola che si distingueva dalle magliette con le varie strisce verticali miste al nero dei miei amichetti. E allora cominciai ad appassionarmi in particolare alle pro-
LA CARRIERA Tanti talenti lanciati, da Vialli a Vieri, cinque promozioni e una finale in Uefa Poi si dedicò ai ragazzi e al sociale
di Virgili». Quelli della Fiesole si sono inventati un «viale Emiliano Mondonico» che magari adesso verrà reso ufficiale.
I RAGAZZI E LE DIPENDENZE Pur flagellato dagli interventi chirurgici a colon, stomaco, reni, il Mondo si è impegnato sino alla fine a tirar su ragazzi delle scuole medie del suo paese. «È sui 12-13 anni che si può intervenire in modo costruttivo sulla psicologia degli adolescenti. Chiunque giochi a calcio sogna di diventare un campione, però viene fuori un giocatore professionista ogni 40 mila ragazzi. Ergo, occorre occuparsi del restanti 39.999». Non potendo più allenare, negli ultimi tempi affiancava le associazioni di re-
cupero dalle dipendenze: alcol, droghe, gioco, sesso i suoi nuovi avversari. «Faccio la terapia del pallone, funziona».
PERSONAGGIO TV Testimonial per la ricerca sul cancro è stato invitato in diverse trasmissioni di grande audience: «Ho visto bambini malati intorno a me, non è giusto, non è giusto... Eh ma se li aiutiamo, questi ricercatori ce la faranno, troveranno la cura, il rimedio...». Apprezzato opinionista, era di casa alla Rai e animava i talk-show dei vari network privati. Una presenza assidua che lo aveva reso un amico per tanti tifosi. Se quelli viola gli hanno dedicato una strada i granata hanno adottato in Maratona la figlia più «pasionaria», Clara. Che ha postato queste parole: «Ciao Papo, sei stato il nostro esempio, la nostra forza. Ora cercheremo di continuare come ci hai insegnato tu. Eternamente tua».
DOMANI LE ESEQUIE La signora Carla, conosciuta alle elementari (!), ha regalato all’uomo della sua vita anche Francesca. Considerando pure i nipotini, Emiliano è riuscito a godersi una gran bella famiglia. Le esequie muoveranno domattina alle 10 dall’abitazione di Rivolta d’Adda dove è stata allestita una camera ardente riservata agli intimi e ai parenti. Innumerevoli i messaggi di cordoglio, al quale partecipiamo naturalmente tutti noi della Gazzetta.