Sosia granata di Meroni Folle bomber a Cremona
Tecnico, estroso, ambidestro... Avrebbe potuto stare fisso in A. Ma la testa era matta
«Quando sbarcai al Toro, invece di pensare “Occhio, adesso viene il difficile”, mi dissi “Bravo Emiliano ce l’hai fatta ad arrivare a giocare in A. Era il tuo sogno e l’hai realizzato dopo la giusta gavetta”... E con questo tipo di mentalità, in alto non ci resti a lungo». Difatti fu una gloria passeggera quella del Mondo attaccante granata. Era il 1968, anno di grandi turbamenti e rivoluzioni mondiali. Ai quali il giovanotto non era insensibile: atteggiamento naif (appena poteva correva al paese dalla sua Carla. E anche quando magari non si poteva...), abbigliamento da figlio dei fiori, capelli lunghi come i Beatles e i Rolling Stones. Un tipo, insomma.
UN BEAT DI TALENTO In lui i tifosi granata rivedevano Gigi Meroni, l’idolo scomparso tragicamente nell’ottobre 1967, ma la somiglianza non poteva reggere sul campo di gioco. Sì, certo, anche Mondonico era una punta ricca di estro, di talento. Un ambidestro tecnicamente all’altezza della massima categoria. Ma poi la «testa» non si era adeguata al professionismo, come lui stesso riconoscerà in età matura. Quindi due stagioni al Toro con 15 presenze e 5 reti tra campionato, coppa Italia e Coppa Coppe nella prima annata (con la soddisfazione però di aver fatto gol in ciascuna delle tre competizioni), e 17 presenze con 6 gol tra campionato e coppa Italia nella seconda. Troppo poco. Deve scendere in B, al Monza, dove con 7 reti (capocannoniere della squadra) contribuisce a una sofferta salvezza. Allora lo riporta in A l’Atalanta, ma l’ Emiliano deve assistere in disparte all’esplosione del trio Moro-Doldi-Magistrelli: appena due apparizioni.
IL RIGORE Così ritorna al suo primo amore, la Cremonese, che naviga nelle acque della C, categoria dove il Mondo la fa da padrone: miglior marcatore della squadra per tre stagioni di fila con 11, 18 e 20 gol. Diventa un eroe amatissimo. Finché viene centrata la promozione in B (1976-77). Ma quando sale al vertice c’è qualcosa che si inceppa in quel «matto» di Emiliano. Che sia calcisticamente inaffidabile lo dirà poi lui ridendoci sopra. Ma, per rendere l’idea ai più giovani, vi proponiamo un fatto a dir poco stravagante che lo vede protagonista durante un Cremonese-Avellino. Dunque, irpini in vantaggio, ecco cosa scrive la Gazzetta del 17 ottobre 1977. «Si arriva al 90’ con l’Avellino asserragliato in area a difesa dell’1-0 e proprio all’ultimo minuto c’è l’episodio chiave. Cross di Talami da destra, Piotti esce a vuoto, sulla linea di porta il difensore Reali allunga il braccio e sfiora il pallone con la mano, Mondonico, che potrebbe riprendere e mettere in rete, abbandona invece assurdamente la sua posizione e corre a reclamare dall’arbitro Panzino, che dice di no». Contro le ingiustizie, a qualunque costo. Pure da giocatore.