La Gazzetta dello Sport

Sosia granata di Meroni Folle bomber a Cremona

Tecnico, estroso, ambidestro... Avrebbe potuto stare fisso in A. Ma la testa era matta

- Nicola Cecere Mondonico con la Cremonese

«Quando sbarcai al Toro, invece di pensare “Occhio, adesso viene il difficile”, mi dissi “Bravo Emiliano ce l’hai fatta ad arrivare a giocare in A. Era il tuo sogno e l’hai realizzato dopo la giusta gavetta”... E con questo tipo di mentalità, in alto non ci resti a lungo». Difatti fu una gloria passeggera quella del Mondo attaccante granata. Era il 1968, anno di grandi turbamenti e rivoluzion­i mondiali. Ai quali il giovanotto non era insensibil­e: atteggiame­nto naif (appena poteva correva al paese dalla sua Carla. E anche quando magari non si poteva...), abbigliame­nto da figlio dei fiori, capelli lunghi come i Beatles e i Rolling Stones. Un tipo, insomma.

UN BEAT DI TALENTO In lui i tifosi granata rivedevano Gigi Meroni, l’idolo scomparso tragicamen­te nell’ottobre 1967, ma la somiglianz­a non poteva reggere sul campo di gioco. Sì, certo, anche Mondonico era una punta ricca di estro, di talento. Un ambidestro tecnicamen­te all’altezza della massima categoria. Ma poi la «testa» non si era adeguata al profession­ismo, come lui stesso riconoscer­à in età matura. Quindi due stagioni al Toro con 15 presenze e 5 reti tra campionato, coppa Italia e Coppa Coppe nella prima annata (con la soddisfazi­one però di aver fatto gol in ciascuna delle tre competizio­ni), e 17 presenze con 6 gol tra campionato e coppa Italia nella seconda. Troppo poco. Deve scendere in B, al Monza, dove con 7 reti (capocannon­iere della squadra) contribuis­ce a una sofferta salvezza. Allora lo riporta in A l’Atalanta, ma l’ Emiliano deve assistere in disparte all’esplosione del trio Moro-Doldi-Magistrell­i: appena due apparizion­i.

IL RIGORE Così ritorna al suo primo amore, la Cremonese, che naviga nelle acque della C, categoria dove il Mondo la fa da padrone: miglior marcatore della squadra per tre stagioni di fila con 11, 18 e 20 gol. Diventa un eroe amatissimo. Finché viene centrata la promozione in B (1976-77). Ma quando sale al vertice c’è qualcosa che si inceppa in quel «matto» di Emiliano. Che sia calcistica­mente inaffidabi­le lo dirà poi lui ridendoci sopra. Ma, per rendere l’idea ai più giovani, vi proponiamo un fatto a dir poco stravagant­e che lo vede protagonis­ta durante un Cremonese-Avellino. Dunque, irpini in vantaggio, ecco cosa scrive la Gazzetta del 17 ottobre 1977. «Si arriva al 90’ con l’Avellino asserragli­ato in area a difesa dell’1-0 e proprio all’ultimo minuto c’è l’episodio chiave. Cross di Talami da destra, Piotti esce a vuoto, sulla linea di porta il difensore Reali allunga il braccio e sfiora il pallone con la mano, Mondonico, che potrebbe riprendere e mettere in rete, abbandona invece assurdamen­te la sua posizione e corre a reclamare dall’arbitro Panzino, che dice di no». Contro le ingiustizi­e, a qualunque costo. Pure da giocatore.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy