MONDONICO, IL RIBELLE CHE RIDEVA
La personalità di Emiliano
Alla fine degli anni 80 giocava nell’Atalanta un attaccante che si chiamava Armando Madonna. Era un calciatore di buona qualità, non un fuoriclasse, ma il suo contributo - 12 gol complessivi - si sentiva nella squadra che per due stagioni consecutive Emiliano Mondonico qualificò alla Coppa Uefa. Madonna segnava con discreta continuità creando un problema all’Eco di Bergamo, il quotidiano cittadino di proprietà della curia e diretto per oltre 50 anni dal mitico monsignor Andrea Spada - decano dei giornalisti lombardi e amico personale di Papa Giovanni XXIII - da sempre fedele al motto che con i fanti sia lecito scherzare, mentre i santi sia opportuno lasciarli stare. Non s’è mai saputo se in ossequio a un suo preciso ordine, o per l’autocensura di una redazione rispettosa, ma al povero Madonna era preclusa la soddisfazione di figurare nei titoli del giornale: quando segnava - e come abbiamo visto non capitava di rado occorreva inventarsi un giro di parole (operazione non semplice, in un titolo) per far capire che la partita era stata risolta dall’ottimo Armando.
Per quanto buon cristiano, soprattutto dove più conta ovvero nei comportamenti, Mondonico sorrideva sotto i baffi di quello che gli pareva uno zelo eccessivo, e a volte scherzava con i bravi cronisti dell’Eco, costretti a fare buon viso a cattivo gioco. Finché una domenica, davanti a una rete bellissima del suo attaccante, non seppe resistere all’anima insopprimibilmente ironica e ribalda che lo muoveva e disse «Complimenti al mio centravanti: non lo nomino per rispetto verso chi non può farlo, ma penso che siamo tutti d’accordo nel definire il suo un gol della Madonna!».
L’aneddoto racconta il senso dell’umorismo di Emiliano, antidoto necessario se preferisci vivere controcorrente. Un vecchio motto anarchico, attribuito addirittura a Bakunin e molto in voga nel 1977, rende l’idea: «Una risata vi seppellirà», la rivincita più logica e sentimentale una volta posata a terra la sedia, ovvero ciò che ci conforta dopo il momento della rabbia. Mondonico era un ribelle che rideva molto e ancor di più faceva ridere, perché prendeva assolutamente sul serio le sue battaglie, ma decisamente meno se stesso, e questa è la valvola di sfogo che permette a un uomo di ergersi a gigante.
Nei suoi anni ruggenti di Cremona, di Bergamo e di Torino, Emiliano ha svezzato generazioni di giovani cronisti, inviati da lui come test d’accesso alla professione per due motivi. Primo: per quanto l’aspirante potesse fallire il test, qualcosa comunque arrivava a casa perché un titolo il Mondo lo garantiva sempre. Secondo: con lui non si correva mai il pericolo di incocciare in silenzi stampa o altre scemenze, perché nutriva un solido rispetto nei confronti di chi lavora. Forse l’aspetto più profondo del suo essere un rivoluzionario. Essendo stato uno di quei giovani cronisti, gliene sarò grato per sempre.