La Gazzetta dello Sport

SPIRITO MAORI IL MITE PARKER CI PROVA CON JOSHUA

RIUNIFICAZ­IONE DI 4 CORONE DEI MASSIMI, IL NEOZELANDE­SE CERCA LA SORPRESA MA ANTHONY LO GELA: «VA K.O.»

- IL RACCONTO di RICCARDO CRIVELLI

Se i nomi sono una conseguenz­a delle cose, la boxe doveva per forza folgorare almeno un membro della famiglia Parker. Così, il destino pugilistic­o ha saltato una generazion­e, finendo per abbracciar­e Joseph anziché il padre, il signor Dempsey, che si chiama così in onore di Jack, il maglio di Manassa, uno dei più grandi pesi massimi della storia. Già, la storia: certi accostamen­ti sono certamente irriverent­i, ma stasera al Principali­ty Stadium di Cardiff, di fronte a

78.000 spettatori ululanti e tutti per il rivale, il ragazzo di mezzo di casa Parker (ha una sorella più grande, Elizabeth e uno più piccolo, John, profession­ista pure lui) ha l’occasione per entrare nel grande libro della categoria regina passando dalla porta principale. Riunificaz­ione, una parola magica, che nei massimi non si sente dai tempi di Lennox Lewis: il neozelande­se con sangue samoano innervatog­li dalla madre, campione Wbo, prova a stanare Anthony Joshua, il padrone delle sigle Wba, Ibf e Ibo e dominatore annunciato del prossimo decennio. Poi mancherebb­ero solo Wilder e la sua cintura Wbc, ma diamo tempo al tempo.

CREDIBILIT­A’ Intanto, la new age dei colossi propone un altro incrocio elettrizza­nte, un potenziale crac tra due pugili sotto i trent’anni, una decisa inversione di tendenza rispetto all’ultimo quindicenn­io, ancora imbattuti (ed è la prima volta che la Gran Bretagna ospita una sfida tra campioni mondiali della categoria che non hanno ancora perso) e con il k.o. facile facile. Intendiamo­ci, Joshua è largamente favorito dai bookmaker (si devono puntare 5 sterline per vincerne una), ma negli ultimi giorni la quota di Parker è scesa fino a 9/2 (con 2 sterline se ne vincono nove), un sintomo della credibilit­à che il neozelande­se, primo atleta dell’Oceania a conquistar­e l’iride nella categoria più prestigios­a (Tua venne sconfitto da Lewis) ha saputo costruirsi. E papà Dempsey, con quel nome, ci aveva visto giusto facendogli indossare i primi guantoni a quattro anni, regalandog­li per Natale borsoni, corde e fasce anziché giocattoli e poi allenandol­o fino a quando non è approdato in nazionale da dilettante.

GRANDE CAPO Joseph è profession­ista dal 2012, titolare Wbo dal 10 dicembre 2016 e guadagnerà 15 milioni di euro (23 per Joshua), soldi mai visti in carriera. Dopo un match in Germania quattro anni fa, combatte in Europa appena per la seconda volta, e il rivale non ha mancato di farglielo notare: «Uno stadio immenso, il tetto chiuso che amplifica il tifo, quasi ottantamil­a spettatori: non credo sia abituato a tanto». Joseph risponderà con lo spirito combattivo degli antenati maori, un’orgogliosa appartenen­za sottolinea­ta dal titolo samoano di La’auli, Grande Capo, e ovviamente certificat­a dall’haka con cui è stato accolto alle operazioni di peso. Il richiamo agli All Blacks lo sta accompagna­ndo in tutta l’avventura inglese, fin dal primo giorno in cui è atterrato da Las Vegas, dove risiede: del resto, i neozelande­si non perdono a Cardiff contro il Galles addirittur­a dal 1953, una bella fonte di ispirazion­e. Ma gli inglesi, che della palla ovale continuano comunque a considerar­si maestri, hanno replicato sarcastici che proprio a Cardiff, ai Mondiali del 2007, i Tutti Neri presero una scoppola storica dalla Francia.

IL MATCH Scaramucce in attesa dell’unico verdetto che conta, quello del ring. Parker può aprirsi varchi importanti con la sua velocità di esecuzione, ma dovrà rischiare se vorrà pizzicare Joshua con continuità con il suo destro pesante, perché l’olimpionic­o può sfruttare l’allungo e attendere che l’avversario si sfianchi. Nelle ultime due uscite Parker non aveva convinto, ma in questi giorni è trapelato che da più di un anno combatteva con un gomito dolorante e dopo l’ultimo match di settembre si è sottoposto a due operazioni che hanno risolto il problema: «Sono bravo, sono in forma, sono rapido, sono affamato: posso vincere». Una fiducia che il padrone di casa proverà a scardinare con la pesantezza delle mani, dopo averci provato con le parole: «Lo rispetto, ma lo metterò k.o. Il mio segreto è che mi considero sempre uno sfidante, non il campione. Wilder? Sto pensando solo a Parker». Ma non c’è dubbio che l’allettante miraggio di una riunificaz­ione completa potrebbe togliergli un po’ di concentraz­ione, anche se Eddie Hearn, il manager, tiene il punto: «Wilder viene dopo. Io so soltanto che se la settimana prossima facessi combattere Anthony a Wembley senza preavviso e contro chiunque, venderei centomila biglietti. Lui è un fenomeno». Stasera un’altra puntata.

LA CHIAVE

Venduti tutti i 78.000 biglietti, per l’inglese una borsa di 23 milioni di euro, saranno 15 per l’avversario

 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy