Galli sfida la sua Varese «Avrei preferito evitarla»
●Il vice di Recalcati nell’anno della stella debutta con Pesaro proprio a Masnago: «Ma se avessimo avuto più punti, sarei ancora assistente...»
che non avevo nulla da perdere».
Tornando alla Varese dei tempi d’oro, qual è il ricordo più vivo?
«Al di là delle gioie per i risultati ottenuti, un piccolo rimpianto: nel mio anno da capo allenatore avrei dovuto usare più il bastone e meno la carota. Ma ero al debutto, e venivamo dalla vittoria dello scudetto. Ho cercato di capire lo stato d’animo dei giocatori, invece di eliminare qualche atteggiamento sbagliato. Ma anche chi è venuto dopo (Bianchini, ndr.) non fece meglio. Si era raggiunto l’apice di un ciclo».
A proposito di quei «mattacchioni», Pozzecco allenatore della Fortitudo come lo vede?
«Sono felice per lui, saprà esaltare l’ambiente ed esaltarsi. Lo seguo sempre con grande affetto e alla prima occasione andrò a vederlo».
Bologna sta tornando nel basket che conta.
«Si parla tanto delle grandi città da recuperare. Ma, a parte Milano e un breve ciclo di Roma, è la provincia che ha sempre fatto la storia di questo sport».
PER SALVARSI SERVE RITROVARE FIDUCIA, CHE PERÒ ARRIVA VINCENDO
DA HEAD COACH A VARESE AVREI DOVUTO USARE PIÙ IL BASTONE
CEDRO GALLI ALLENATORE DI PESARO
Come vede il basket italiano?
«Ho allenato accanto a Capobianco l’Under 19 che ha vinto l’argento al Mondiale la scorsa estate. Spesso siamo noi che ci diamo la zappa sui piedi, non permettendo ai giovani di crescere creando delle gabbie. E’ sbagliato. Se vali, vai in campo. E poi si parla tanto dei settori giovanili. Ma non hanno il minimo incentivo economico a produrre un Gallinari o un Datome. Meglio avere giovani di categoria, così finché stanno in B o in A-2 incassano i 6000 o 9000 euro di parametro. Comunque le cose non vanno tanto meglio altrove, come ha detto Scariolo, la Spagna non è quel paradiso che ci immaginiamo».