La Gazzetta dello Sport

Gaucci jr con quei 2 in campo «Sono unici: cuore più genio»

- Filippo Conticello @filippocon­t

Si sa, a metà anni Novanta il padrone di casa a Perugia non era dei più teneri. Eppure le sfuriate di Luciano Gaucci avevano un che di democratic­o: l’onda travolgeva senza guardare età e galloni. L’esperto capitano Max o il giovane rampante Rino, il ritiro investiva tutti alla stessa maniera. Nelle stagioni di grazia 1995-96 e 96-97 nel Grifo c’erano due centrocamp­isti che più diversi non si può: Max Allegri, estroverso toscano di cervello fino e piedi buoni, e Rino Gattuso, timido minorenne calabrese che avrebbe fatto tutta l’Umbria di corsa se solo gliel’avessero chiesto. Il romanzo di Allegri e Gattuso nasce là, in quell’anno giocato insieme in A dopo una grande cavalcata in B con Galeone. Spesso i più bravi delle giovanili venivano aggregati e per 5 volte in totale la coppia Rino-Max ha diviso il campo. A osservarli da vicino, quasi sempre Riccardo Gaucci, figlio del patron Luciano e campione d’Italia Primavera per 2 anni assieme a Gattuso: «Chi li ha visti, studiati, ammirati come me non può stupirsi – racconta adesso –. Allegri allenava in campo già allora: se avevi dubbi tattici, ti apriva la mente. Era la “trasmissio­ne” del Gala. La voglia di lottare, la fame di Rino, invece, non l’ho mai vista: era scritto che sarebbe arrivato così in alto. Ha qualcosa di speciale dentro». Oggi Gaucci jr vive e lavora a Malta: fa il presidente del Floriana con buoni risultati. E degli anni perugini porta dietro qualche insegnamen­to: «Ai miei giocatori dico: Ringhio è l’esempio. E per la saggezza, guardino alla Juve e al suo allenatore...».

RIMASTI UGUALI La prima, primissima volta insieme per un 1’ appena in B, lontano 10 marzo 1996: mentre Allegri dirigeva il traffico, Gattuso entrava al 49° s.t. al posto del bomber Negri per difendere l’1-0 a Palermo. Ma la seconda volta, al Curi contro il Venezia, il ricordo più lieto: la strada per la A spalancata da un rigore di Max al 7° minuto di recupero. Anche in quel caso il baby Gattuso a ringhiare da subentrato. L’anno dopo tutto assai più complesso: Perugia dalla promozione alla retrocessi­one in un amen. Rino giocò in A i suoi primi 90’ da terzino improvvisa­to con Allegri più avanti. «Era il 6 gennaio ‘97, sconfitta per 3-1 in casa contro la Reggina. Io ero stato aggregato in panchina, Gala appena cacciato da papà, Scala stava arrivando: un caos...», ricorda Gaucci. Alla fine, inevitabil­i i ritiri infiniti e inevitabil­e la retrocessi­one: «Fu un anno maledetto, i giocatori erano troppo legati al Gala, in primis Allegri che a gennaio andò via. Mio padre, però, stravedeva

per entrambi: li avrà maltrattat­i, ma amava la qualità di Max e le corse di Ringhio». E proprio alla fine di quella stagione Gattuso scappò via, accettò i milioni scozzesi dei Rangers. Non difficile immaginare come la prese Lucianone: «Mio padre era furioso, ma col tempo

capì: fu un errore non dargli di più per farlo restare», conclude Gaucci jr. Stasera la vedrà in tv dall’Umbria, dove è tornato per le vacanze di Pasqua da Malta: quei due amici nella mediana del Grifo sono sempre diversi, ma in fondo uguali a 20 anni fa.

ALLENAVA GIÀ ALLORA: AVEVI DEI DUBBI TATTICI E TI APRIVA LA MENTE

SU MAX ALLEGRI RICCARDO GAUCCI/1 LA SUA FAME, LA SUA VOGLIA, NON L’HO PIÙ VISTA IN NESSUNO

SU RINO GATTUSO RICCARDO GAUCCI/2

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