La Gazzetta dello Sport

Lazio macchina del gol Benevento regge un’ora

●Squadra abulica che non approfitta dell’espulsione di Puggioni e va sotto 2-1 grazie agli ex Cataldi e Lombardi. Poi si scatenano Ciro&Co. BENEVENTO

- Stefano Cieri ROMA IL MIGLIORE

ARBITRO Calvarese di Teramo NOTE spettatori 30 mila circa. Tiri in porta 16-4. Tiri fuori 8-2. Angoli 8-2. In fuorigioco 5-1. Recuperi: p.t. 2’; s.t. 2’.

Un’ora di assenza (assolutame­nte ingiustifi­cata) e poi, tardi, ma non troppo tardi, la solita turbo-Lazio. Che torna alla vittoria in campionato (mancava da 34 giorni, Sassuolo-Lazio 0-3, il 25 febbraio), rosicchia due punti alla Roma e si tiene in scia dell’Inter. Il sogno Champions, insomma, può continuare. E prosegue a suon di gol, vero e inconfondi­bile marchio di fabbrica della banda di Inzaghi. Con i sei rifilati al Benevento l’attacco biancocele­ste torna ad essere, in solitario, il migliore della Serie A, a quota 73. Appena uno in meno del record assoluto in campionato della squadra biancocele­ste (realizzato l’anno scorso). Ma ancor più impression­ante è il totale stagionale dei gol segnati che

● Da sin. Ciro Immobile, 28 anni, Felipe Caicedo, 29 anni, e Luis Alberto, 25 anni, la gioia di tre goleador Stefan De Vrij, 26 anni, sigla il 3-2

● Danilo Cataldi, 23 anni, ex biancocele­ste, realizza il gol del provvisori­o pareggio, non esulta e saluta la Curva Nord sfonda il muro dei 100 e si assesta a 102, sette in meno del miglior bottino nella storia del club (109, nella stagione 19992000, quella del secondo scudetto). Numeri resi possibili dalle tante goleade realizzate quest’anno dalla formazione romana. Quella contro il Benevento è la nona partita stagionale in cui la Lazio segna quattro o più gol.

CHE FATICA Alla fine tutto è bene quel che finisce bene. Ma quanta fatica per piegare un Benevento tonico e orgoglioso, capace addirittur­a di passare in vantaggio a inizio ripresa con Guilherme dopo aver già annullato l’iniziale vantaggio di Immobile con una rete dell’ex Cataldi. E capace, il Benevento, di fare tutto ciò nonostante un’inferiorit­à numerica concretizz­atasi dopo appena sette minuti per il rosso (ineccepibi­le) al portiere Puggioni, reo di essere intervenut­o con le mani fuori dall’area su Immobile lanciato a rete. Per inserire il secondo portiere Brignoli (sì, quello del gol in tuffo al Milan) De Zerbi sottrae il centravant­i Iemmello al 3-5-1-1 iniziale, mutandolo in un 3-5-1 che chiude tutti gli spazi ad una Lazio lenta e impacciata. Tutti gli spazi tranne uno, quello che al 19’ Felipe Anderson «vede» per la pregevole imbucata che Immobile trasforma nel gol dell’1-0 (il 35° stagionale, staccato Chinaglia, ora Ciro è il miglior bomber stagionale nella storia societaria). Ma l’ex Cataldi (che non esulta e chiede scusa) con una punizione al bacio ristabilis­ce in un amen la parità e, in questo modo, pure il canovaccio della partita. Che vede una squadra, la Lazio, abulica e inconclude­nte, ed un’altra, il Benevento, che sembra giocare con un uomo in più anziché uno in meno.

LA SCOSSA All’intervallo sono in molti a pensare cosa sarebbe successo se il Benevento fosse rimasto in undici. Ma qualcosa succede lo stesso. Perché l’altro ex della gara, Lombardi, a inizio ripresa s'inventa la discesa perfetta e dalla linea di fondo scarica per Guilherme che mette dentro. Vantaggio peraltro meritatiss­imo, in quel momento. Perché i sanniti, come già fecero nelle trasferte con Roma e Inter, corrono per tre per chiudere tutti i varchi e sono letali nelle ripartenze. Solo che, come già accaduto con gialloross­i e nerazzurri, a un certo punto crollano. Accade tra i minuti 15 e 23 della ripresa, quando la Lazio capovolge completame­nte la situazione con i gol di Caicedo, De Vrij e Immobile (poi nel finale ci sarà gloria pure per Leiva e Luis Alberto su rigore). A favorire il ribaltone, oltre al comprensib­ile calo fisico dei sanniti e alla reazione d’orgoglio dei biancocele­sti, c’è la svolta tattica escogitata da Inzaghi nell’intervallo. Fuori un difensore, Bastos, per un altro attaccante, Caicedo. E modulo che sarebbe un 4-4-2 ma è più un 4-2-4, con Felipe Anderson e Luis Alberto larghi sulle fasce e Immobile-Caicedo punte centrali. La nuova formula ci mette un po’ ad andare a regime, ma quando lo fa la partita diventa un monologo laziale. Tardi, ma non troppo tardi.

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● 2 ANSA-BARTOLETTI-LAPRESSE
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