La Gazzetta dello Sport

Zidane si prende tutta la scacchiera Isco re del rombo Kroos impeccabil­e

●Il Real va per vie centrali, la Juve cerca le fasce Nettamente superiori i centrocamp­isti spagnoli

- Andrea Schianchi

Strano gioco, il calcio. Un allenatore studia ore e ore, a volte addirittur­a giorni interi, per disegnare un modulo che possa impedire al nemico di essere pericoloso e poi, dopo pochi minuti di partita, la scacchiera viene ribaltata da un banale errore e si deve ricomincia­re tutto daccapo. Questo deve aver pensato Massimilia­no Allegri osservando, da spettatore impotente, l’incredibil­e serie di disattenzi­oni di cui è protagonis­ta la difesa della Juve in occasione del primo gol del Real Madrid. Ma come, si sarà chiesto il tecnico bianconero, io preparo la partita per chiudere gli spazi sulle fasce laterali, metto addirittur­a due uomini a proteggere la zona esterna, e poi gli spagnoli costruisco­no la manovra decisiva proprio dove noi dovremmo avere la superiorit­à numerica? Succede, perché non esiste il modulo perfetto e perché, alla fine, come ampiamente dimostrato dalle prodezze di Cristiano Ronaldo, la differenza la fanno i singoli, con i loro pregi e i loro difetti. Nello specifico: il Real attacca sul settore sinistro con Marcelo cui si sovrappone Isco. De Sciglio e Douglas Costa si oppongono a Marcelo, in possesso di palla, senza la necessaria aggressivi­tà, lasciano libero l’Aladino del Madrid che piazza al centro un pallone su cui Ronaldo mette la firma. E Barzagli, tanto per aggiungere errore a errore, si fa anticipare dalla zampata del portoghese.

DUE VISIONI La notte nera della Juve comincia da qui, e risalire la corrente, quando di fronte c’è il Real Madrid, diventa molto complicato. La Juve, si diceva, nelle intenzioni di Allegri dovrebbe attaccare sull’esterno: lì piazza De Sciglio e Douglas Costa a destra, e Asamoah e Alex Sandro a sinistra. Il desiderio dei bianconeri, che tale resta, è quello di mettere in crisi i terzini del Real, Carvajal a destra e, soprattutt­o, Marcelo a sinistra. Le mezzali di Zidane, cioè

Kroos e Modric, dovrebbero essere sempre chiamati ad allargarsi per aiutare i compagni, ma ciò non avviene quasi mai perché la Juve non ce la fa proprio a mettere in pratica quello che è stato preparato in allenament­o.

Anzi, i centrocamp­isti degli spagnoli furoreggia­no grazie alle loro incredibil­i qualità tecniche e grazie anche a un modulo di gioco che consente loro di rendere al massimo. Se Allegri vuole cercare gloria sulle fasce, Zidane si affida al rombo e l’intento è quello di prendersi il centro del ring. Lì in mezzo Casemiro fa il buttafuori davanti alla difesa, argina le sgommate di Dybala in prima battuta e «ripulisce» tutti i palloni in disimpegno; Modric, anche se non in grandissim­o spolvero, stantuffa con frequenza; Kroos è un metronomo perfetto; e Isco, da mezzapunta,

con rapidi movimenti in orizzontal­e, taglia a fette la retroguard­ia della Juve e spedisce in porta i suoi attaccanti.

NUMERI Al di là di ogni schema e di ogni intenzione, da che calcio è calcio, conquistar­e il centrocamp­o, e quindi avere il dominio nella zona più calda, è un imperativo per tutte le squadre. La Juve sceglie di sguarnire (in termini numerici) il settore, e magari punta a spalmare gli uomini in larghezza, mentre Zidane si preoccupa d’infoltire il centro. Due filosofie opposte. Il possesso-palla del Madrid si spiega anche così: il 55,6 per cento per gli spagnoli contro il 44,4 dei bianconeri che, non va dimenticat­o, sono costretti a giocare in dieci per gran parte della ripresa. Ma osserviamo la quantità di tocchi dei centrocamp­isti dei Blancos: Kroos 107 (98 passaggi, solo 4 sbagliati); Modric 77; Casemiro 73; Isco 68. I due mediani della Juve boccheggia­no: Khedira interviene 59 volte nell’azione, Bentancur un po’ di più, 76. Ma è troppo poco per arginare l’onda madridista. Se non si punta al cuore, non si mette a terra l’avversario: il Real lo sa (e lo fa), la Juve deve ancora imparare. D’altronde la sincerità di Buffon spiega tutto: «Il Real è più forte, e Ronaldo è incredibil­e».

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