Viola nel nome di Astori Flop Udinese: 7 k.o. di fila
● Al 13’ parte l’applauso nel ricordo del capitano della Fiorentina, poi Veretout e Simeone stendono Oddo: è la 5 a vittoria consecutiva
La Fiorentina torna nella città del dolore, cambia albergo ma il ricordo di Davide Astori, a Udine, è qualcosa di insopportabile. Lo striscione dei tifosi di casa («Mandi Davide»), al minuto 13 gli applausi della Dacia Arena, il sorriso del capitano sul maxischermo: no, non poteva essere una partita come le altre. Ma la Viola continua a correre sfruttando (anche) una forza psicologica che nessuno probabilmente pensava di avere. E così sono 5 vittorie di fila, come nell’ottobre 2015, settimo posto alla pari con Atalanta e Sampdoria. L’Udinese sprofonda, settima sconfitta consecutiva: eguagliato il record negativo in A. Per il momento Oddo non rischia, ma la classifica è un pianto e i fischi, abbondanti, non aiutano a far crescere l’autostima.
CHIESA SHOW Nel giorno della prima panchina di Simeone, c’è un altro figlio d’arte che si prende la scena: Federico Chiesa.
Parte da destra, si accentra, va a sinistra e torna da dov’era partito. Un tarantolato. La squadra vive delle sue fiammate: è lui a procurarsi il rigore, è lui a mandare in crisi Samir, è lui a dare al Cholito la palla del 2-0. Dalla metà in su, la Fiorentina è una macchina che non perde colpi: Dabo, vertice basso del rombo, recupera un’incredibile quantità di palloni annullando De Paul, il giocatore dell’Udinese coi piedi più educati. Ai suoi lati, Veretout, mediano da 5 gol, e Benassi che vince il duello con Giuseppe Pezzella. L’unica nota stonata, diciamo così, sono gli alti e bassi di Falcinelli. Pioli nel secondo tempo cambia anche modulo e passa al 4-3-3 quando vede i suoi in affanno: dentro Simeone e Gil Dias, un centravanti e un esterno. Sarà un caso, ma la mossa ha un effetto quasi immediato.
PAURA UDINESE Come ammette Oddo, l’Udinese è vittima delle sue paure e non serve uno strizzacervelli per capirlo. Troppi errori sotto porta, troppi passaggi sbagliati. E’ venuto fuori il difetto strutturale della squadra: manca un attaccante affidabile. Non è Perica, che si mangia un gol nel primo tempo. Non è Lasagna (non ancora almeno) che pure qualcosa crea. L’Udinese vista dopo l’intervallo è qualcosa di più logico, perché Oddo passa al 4-3-3 avanzando De Paul e mettendo Ingelsson a destra. Fuori Hallfredsson, il giovane Balic (uno dei pochi a salvarsi) regista con la coppia ceca, Barak e Jankto, a fare le mezz’ali. Si sono viste più rabbia e più convinzione, ma anche la solita, strisciante paura. E il fatto che il gol di Simeone sia arrivato nel momento migliore (si fa per dire...) dell’Udinese dimostra che non sta funzionando nulla, non solo a livello psicologico. E che il lavoro del povero Oddo è sempre più complicato: in attesa del Crotone, i punti sulla terz’ultima restano 9. Ma è un margine di sicurezza molto precario.