Rivoluzione Liberty Adesso nel mirino c’è il veto Ferrari
● I padroni Usa puntano lo status di Maranello. Nuovi motori: un invito alla Vw. Dubbi sul miniGP al sabato
La proposta, in maniera informale, è già stata illustrata ai piloti durante il fine settimana di Melbourne: rivoluzionare il format del sabato, arricchendolo di una gara sprint di circa 100 km (dai 15 ai 20 giri a seconda dei tracciato) il cui risultato servirebbe per formare lo schieramento di partenza della corsa vera e propria così come la conosciamo (o leggermente accorciata) della domenica. L’ordine di partenze del mini gran premio? Affidata a una sessione di qualifica da disputarsi il sabato mattina al posto delle libere 3. Chissà come l’avrà presa Lewis Hamilton, lui che è il re delle pole con 73, e che considera il giro secco come l’espressione massima del talento del pilota, costretto a spremere tutto dalla monoposto, guidando al limite senza alcuna possibilità di errore. Ma i piloti, seppure interpellati, non hanno voce in capitolo, al massimo possono condizionare la decisione che spetta ai team.
PRUDENZA L’orientamento di questi ultimi? L’idea della sprint race non è una novità, l’avevano proposta Flavio Briatore e poi Bernie Ecclestone senza creare troppo entusiasmo, tanto da cadere nel vuoto. In particolare Mercedes e Ferrari, pur aperte al dialogo, sono molto prudenti: niente salti nel buio, che possano compromettere il dna della F.1 ripete spesso Toto Wolff, trovando d’accordo il tandem Marchionne-Arrivabene. Va capito ad esempio che cosa succederà con il «parco chiuso» che oggi impedisce di lavorare sulle F.1 dopo le qualifiche, soluzione impraticabile al termine di una gara che lascia supporre un uso più brutale delle parti meccaniche e qualche possibile contatto. Inoltre l’abolizione del «parco chiuso» avrebbe conseguenze sugli orari di lavoro: i meccanici staccano presto al sabato sera e non potrebbero più farlo. Con un calendario destinato a salire a 25 corse non sarebbe sopportabile.
TEMPI Resta, poi a nostro avviso, insoluto il vero nocciolo della questione, ovvero il venerdì con le poco spettacolari prove libere a cui i team non vogliono rinunciare se non in cambio di una liberalizzazione dei test infrasettimanali. Perché non anticipare le qualifiche della gara sprint allora? Perché, dicono da Liberty, questo scoprirebbe il sabato mattina. Mah. Liberty mette in conto che il sabato possa anche restare così com’è ma è comunque intenzionata a provarci e spera di farlo già nel 2019. Basterebbe il sì della maggioranza dei team entro giugno.
PIANO Ma il nuovo format costituisce, agli occhi degli organizzatori americani, solo un aspetto e per di più marginale rispetto al piano di rifondazione della F.1 che verrà illustrato ai team venerdì in Bahrain e che dovrebbe entrare in vigore nel 2021. Un piano che riguarda motori, macchine, taglio dei costi, tetto alle spese e il capitolo scottante della ridistribuzione dei ricavi. Quest’ultimo punto è il più delicato perché l’obiettivo degli americani è non di abolire ma ridurre i privilegi (economici) dei partner storici come la Ferrari: Maranello in sostanza continuerà a guadagnare di più rispetto agli altri team ma non tanto quanto ora. Senza però perderci, perché l’obiettivo di Liberty non è ridurre la consistenza della fetta ma di allargare la torta. All’ordine del giorno anche la permanenza del diritto di veto della Ferrari, anche se Jean Todt ha più volte affermato che i team in principio sono favorevoli al suo mantenimento. Il traguardo finale è fare in modo che chi partecipa al Mondiale possa finalmente guadagnarci. Sui motori non si saranno novità di sorta: i pilastri della proposta sono quelli che hanno già fatto storcere il naso a Mercedes, Ferrari e Renault, ovvero motori senza il sofisticato recupero termico dell’energia generata dal turbo. Nessun passo indietro perché da ottobre ad oggi non è stata avanzata alcuna alternativa. E Liberty è convinta che con la semplificazione ci sarà la discesa in campo del gruppo Volkswagen, costruttore numero uno al mondo.
SANZIONI Il contenimento dei costi si attuerebbe non solo con la standardizzazione di alcuni materiali, ma anche con un tetto che preveda un limite massimo di spesa per diverse aeree e che rispetto al precedente RRA (Resource restriction system) ne affidi la sorveglianza a una autorità terza che abbia la possibilità di comminare sanzioni sotto il profilo sportivo. Il tutto però attraverso un processo graduale che eviti dolorosi impatti occupazionali nei team.