La Gazzetta dello Sport

Iago, Ljajic, Belotti Il Torino formula 3 è l’arma per l’Europa

●Mazzarri contento del nuovo tridente: «Avanti così, se continuera­nno a sacrificar­si nella fase difensiva»

- Fabrizio Turco TORINO

Mette paura all’Inter, il tridente atipico lucidato per l’occasione da Walter Mazzarri. D’altra parte, sistema di gioco che vince e convince non si cambia. E così, domenica all’ora di pranzo, il tecnico granata darà fiducia al 3-4-1-2 che ha varato nella ripresa a Cagliari (dopo un primo tempo col 3-5-2) e che ha confermato l’altra sera contro il Crotone. Perché appena è passato alla difesa a tre e al tridente atipico, con Ljajic libero di muoversi alle spalle di Iago Falque e di Belotti, spesso anche accanto, il Toro si è scoperto a forza quattro: quattro gol al Cagliari, quattro al Crotone.

CAMBIAMENT­O A sbloccare il Toro è stata proprio la rivoluzion­e copernican­a di Mazzarri: «Appena arrivato al Toro ho cercato di smuovere il meno possibile, anche sul modulo – ricapitola i primi tre mesi granata l’allenatore toscano -. Siamo partiti abbastanza bene, poi dopo il derby è successo qualcosa e allora ho pensato di dare sicurezza cambiando sistema di gioco. Per ora quella è stata una bella rondine di cambiament­o: ha dato sicurezze e per me è stato più facile inserire quei tre lì davanti». Quei tre sono proprio il serbo, lo spagnolo e il Gallo, ossia coloro che hanno impresso il cambio di marcia alla squadra. Ljajic ha subito preso in mano le redini, dimostrand­o una volta di più di saper saltare l’uomo e mettere palloni invitanti alle punte. Iago e Belotti sono andati a nozze, segnando e scambiando­si assist e favori. Ma ancor più preziosa è stata la fase che i tre amano di meno, quella di non possesso: si sono rimboccati le maniche e hanno iniziato a correre e ad aiutare i compagni badando anche alla fase difensiva, l’unica via percorribi­le per garantirsi il posto in squadra. Un esame che vale soprattutt­o per Ljajic in versione 2.0: capace di sacrificar­si, di aiutare la squadra e di garantire tanta vitalità e altrettant­a corsa, tanto da essere eletto contro il Crotone il maratona granata dall’alto dei 10.978 metri percorsi.

EQUILIBRI «Loro tre possono coesistere solo se danno una mano alla squadra – taglia corto Mazzarri -. È chiaro che se ci si può permettere di giocare con loro tre è più bello e finché si comportano in questo modo giocherann­o insieme. Cambiando modulo, poi, sembriamo più solidi, concediamo meno e facciamo anche un buon calcio». Insomma, un 3-4-1-2 che si traveste spesso da 3-4-3 in fase di possesso («È un modulo che mi piace tanto e che vedo bene anche per il futuro», svela Mazzarri) e che va interpreta­to bene, in particolar­e dai tre attaccanti che devono garantire gli equilibri al gruppo. Il tecnico di San Vincenzo promuove il sistema di gioco attuale, ma in futuro potrebbe cambiare ulteriorme­nte volto al Toro, magari per qualcosa di più spregiudic­ato da utilizzare a partita in corso: «Potrei far giocare qualcun altro, di tecnico. A patto che là davanti corrano e facciano la fase difensiva». Il primo esame di laurea si chiama Inter: «Sarà una verifica molto probante», incrociano le dita in casa granata, a partire dal presidente Urbano Cairo. Un test che potrebbe lanciare il Toro nella rincorsa alla zona Europa, lontana cinque punti.

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LAPRESSE Walter Mazzarri, 56 anni, tecnico del Toro

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