La Gazzetta dello Sport

Party mode: Mercedes prova a smontare i dubbi

●Modalità «spinta» per il motore dietro la super pole a Melbourne ma Horner non si fida. Consumi: gara verità per la rossa

- INVIATO A SAKHIR lu.pe. © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

La caccia alla pole per la Mercedes è sempre una festa. Sarà per questo che qualcuno ha ribattezza­to il loro bottone magico con il nome in codice «party mode». E’ il segreto che ha consentito a Lewis Hamilton, Nico Rosberg e Valtteri Bottas, i piloti che hanno guidato le Frecce d’argento nelle ultime stagioni, di conquistar­e il giro più veloce per 72 volte su 80 gare, a partire dal 2014. Una media spaventosa, che rende l’idea del dominio delle power unit tedesche nell’era dei motori ibridi.

SOSPETTI Polemiche e sospetti sono tornati a galla anche a Melbourne, dopo la pole capolavoro con cui Hamilton ha relegato la Ferrari di Kimi Raikkonen a 7 decimi. Così la Mercedes ha pensato bene di uscire allo scoperto, parlandone direttamen­te, senza tuttavia rivelare i veri retroscena della questione. In sostanza, gli ingegneri che lavorano a Brixworth, la seconda fabbrica della Amg dove vengono costruite le power unit campioni del mondo, hanno chiarito che esistono tre principali mappature elettronic­he per regolare la potenza del motore termico (V6 turbo 1.600 cmc) e di quello elettrico (Mgu-H) della loro F.1. L’utilizzo dei tre settaggi varia fra prove libere del venerdì, qualifiche e gara.

MANETTINO La maniera in cui sono gestite queste mappature viene stabilita a priori a seconda dei circuiti. In genere il cosiddetto «party mode» viene inserito solo nella fase finale delle qualifiche, girando un manettino sul volante, ma può essere usato anche in Q2 o all’inizio della gara, quando serve la massima potenza per partire bene e sorpassare. Mentre, per il resto della corsa, i piloti tornano a una mappatura di sicurezza, in modo da non penalizzar­e l’affidabili­tà delle power unit, ciascuna delle quali quest’anno deve coprire ben 7 GP (ne sono consentite 3 per 21 gare). Un protocollo Mercedes, che si chiama «documento fase», stabilisce per quanti giri e chilometri si possa utilizzare la mappatura più spinta. OLIO Fin qui le spiegazion­i ufficiali. Ma quello che ha impression­ato in Australia e nelle passate stagioni è il divario che il team di Toto Wolff riesce a creare grazie a questo sistema. Chris Horner della Red Bull ieri si interrogav­a ancora sull’argomento: «Bisogna che Liberty Media decida cosa vuole fare per avvicinare le prestazion­i dei top team e rendere le gare più combattute. E’ evidente che il vantaggio della Mercedes in qualifica è enorme e rischia di allargarsi su piste come questa del Bahrain». La Fia è intervenut­a con una regola, per bloccare l’utilizzo di olio e additivi anti-detonanti nella camera di combustion­e, alla base dell’effetto «boost» sul giro singolo. Ma il sospetto, avanzato da Horner già nei test invernali, è che la Mercedes conosca un altro modo per ottenere lo stesso risultato: «L’impatto dell’oil burning sulle prestazion­i è decisivo». Infine, la pista di Sakhir, con i tre rettilinei su cui si viaggia a gas spalancato, sarà un esame anche sul fronte dei consumi. Soprattutt­o per la Ferrari, che nei test del Montmelò sembrava soffrirne più della Mercedes. Se le power unit del Cavallino in gara dovessero andare al risparmio, sarebbe un handicap non da poco.

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