La Gazzetta dello Sport

Irving shock Stagione finita Vanno tolte due viti in un ginocchio

●Boston perde l’asso: infezione batterica per una vecchia operazione. «Posso solo accettarlo»

- Davide Chinellato

Un infortunio, l’ennesimo, e tutto cambia. Boston pensava di aver già pagato il conto con la sfortuna, perdendo Gordon Hayward, la sua seconda stella, alla prima partita della stagione. Adesso dovrà affrontare i playoff senza il suo miglior giocatore, Kyrie Irving, costretto a fermarsi 4-5 mesi per una nuova operazione al ginocchio sinistro, quello che l’ha tormentato a più riprese per tutto l’anno e che lo tiene ai box dall’11 marzo. I Celtics, che il 14 aprile inizierann­o la postseason da seconda forza a Est, sapevano già che avrebbero dovuto aspettare Irving, sottoposto­si il 24 marzo ad una procedura “minimament­e invasiva” (recitava il comunicato) al ginocchio sinistro. Contavano però di riaverlo di nuovo sano e in grado di fare la differenza come dimostrato per tutto l’anno, per dare l’assalto almeno alla finale di conference e poi chissà, alle prime Finals dal 2010. Adesso, se l’ultimo fuoriclass­e rimasto a Boston, quel Brad Stevens che ha dimostrato di essere coach capace di trasformar­e in campione qualsiasi giocatore tocchi, non farà un nuovo miracolo, diventa complicato immaginare i Celtics oltre il primo turno.

L’INFORTUNIO Kyrie si opererà domani: gli verranno rimosse dal ginocchio sinistro due viti, installate quando nel 2015 gli venne ricostruit­a la rotula fratturata in gara-1 delle Finals. «Gli esami hanno evidenziat­o la presenza di un’infezione batterica attorno alle viti, che quindi verranno rimosse» hanno annunciato i Celtics. Nell’intervento del 24 marzo a Irving era stato rimosso un filo metallico, anche quello installato nel giugno 2015, che secondo gli esami era la causa del ripetuto dolore al ginocchio. Doveva tenere Irving ai box 3-6 settimane, con rientro previsto per l’inizio dei playoff nella migliore delle ipotesi e in un eventuale secondo turno nella peggiore. Il nuovo intervento è il peggior epilogo possibile della miglior stagione della carriera di Irving. Uscito volontaria­mente la scorsa estate dall’ingombrant­e cono d’ombra di LeBron James, suo maestro nelle 3 stagioni precedenti ai Cavs, Irving a Boston aveva trovato una squadra di cui essere leader, consacrand­osi a 24,4 punti come uno dei migliori. «Accetto ciò che mi è successo senza attaccarmi al pensiero di quello che sarebbe potuto essere – ha commentato Irving su Instagram -. Questa stagione è stata un assaggio di quello che posso diventare. Gli obiettivi che mi sono dato per me stesso e per la squadra sono sempre lì».

SENZA KYRIE I Celtics cominciano i playoff senza Irving, senza Hayward e senza la grinta di Marcus Smart (pollice destro fratturato, dovrebbe tornare per un eventuale secondo turno). Terry Rozier prenderà il posto di Irving in quintetto, ma Stevens dovrà chiedere al rookie Jayson Tatum di crescere ancora, ad Al Horford di diventare uomo chiave nei playoff come non gli è mai riuscito in carriera, a Jaylen Brown di riuscire ad essere decisivo su entrambi i lati del campo, al supporting cast di garantire ancora impegno e difesa. Boston non ha più il suo leader, l’uomo a cui affidare la palla nei momenti più complicati. I Celtics non sanno ancora chi affrontera­nno al primo turno: sanno solo che non avranno i loro due migliori giocatori, che avranno bisogno di un miracolo per superare il primo ostacolo che solo due giorni fa sembrava scontato.

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Kyrie Irving, 26 anni, prima stagione a Boston AFP

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