La Gazzetta dello Sport

Sagan e Terpstra duellanti Roubaix Moscon e Ganna speranze italiane

●Il tre volte iridato ha vinto solo un Monumento: «Può uscire una gara più dura del previsto»

- Ciro Scognamigl­io INVIATO A COMPIEGNE (FRANCIA) twitter@cirogazzet­ta

Il re del mondo e la regina delle classiche. Niente male come titolo per una favola. E finora, in effetti, è di questo che si tratta: un qualcosa di non reale. Peter Sagan da tre anni è infallibil­e quando si tratta di acciuffare l’arcobaleno. Tre città – Richmond, Doha, Bergen – tre continenti, tre trionfi. Invece la Parigi-Roubaix lo ha sempre respinto: sei partecipaz­ioni, fu ori tempo massimo alla prima (2010), miglior risultato un sesto posto (2014). Di più: sono i Monumenti a risultare indigesti al fuoriclass­e slovacco. Tra Sanremo, Fiandre e Roubaix (le due partecipaz­ioni al Lombardia, corsa non adatta a lui, non le contiamo) la somma dice 22 presenze e ‘solo’ un exploit, il Fiandre 2016. Quest’anno tra la Classiciss­ima e la Ronde ha spremuto due sesti posti. Il tris alla Gand-Wevelgem resta una perla, ma in tema di Monumenti l’Inferno del Nord ha assunto per Peter le sembianze dell’ultima chiamata. Ancora una volta. «Della primavera, è il momento più importante» dice il 28enne della Bora-Hansgrohe, acclamato ieri a Compiegne come una rock-star (il nostro Oss sarà una pedina chiave per lui). «Cosa cambia rispetto al Fiandre? Lì ti puoi staccare in salita, qui in pianura. Potrà venire fuori una gara ben più dura del previsto. Mi sento bene, sarà lunga e bisogna restare calmi. Come posso vincere? Non lo so. Non ho mai vinto qui. E se pure avessi un’idea, non la direi…».

ATMOSFERA Ieri c’erano 20 gradi a Compiegne, e tanti soldati armati: sempre alta l’allerta terrorismo. Oggi non sarà troppo diverso: se nella notte sarà caduta la pioggia che era attesa sulle pietre, il pavé (29 settori per 54,5 chilometri sui 257 di gara) potrebbe essere umido, ma sembra che l’ultima Roubaix veramente bagnata sia destinata a restare ancora quella del 2002 (!). Tra il 1896 e oggi ballano 122 anni, 116 edizioni e una storia leggendari­a che continua ad alimentars­i. Sono 50 anni della prima apparizion­e della Foresta di Arenberg nel percorso. L’ispirazion­e era venuta da Jean Stablinski, l’iridato 1962, che anni dopo avrebbe detto: «Alla fine dell’edizione 1968, nelle docce, molti mi minacciaro­no per avere consigliat­o l’inseriment­o della Foresta. Volevano rompermi la faccia». E sono 100 gli anni dall’armistizio di Compiegne della Prima Guerra Mondiale: il percorso farà una deviazione all’inizio per avvicinars­i al vagone del treno dove fu firmato lo storico accordo. I numeri parlano di 6.076.000 pietre e di 190 Paesi collegati nel mondo: mai “follia” è stata più vista, bramata, ammirata.

TEMI Se la diarchia BoonenCanc­ellara è ormai storia, la predominan­za del blocco Quick Step-Floors invece resta attuale: Terpstra, re del 2014, punta al bis consecutiv­o con il Fiandre; Gilbert torna a 11 anni dal debutto e insegue il quarto Monumento dopo Fiandre, Liegi e Lombardia; Stybar la vuole smettere di colleziona­re solo piazzament­i. Il campione del Belgio Naesen (Ag2r) ha efficaceme­nte sintetizza­to: «Se non corriamo aggressivi, ci asfaltano«. Le parole del grande ex Boonen hanno messo pepe alla lunga vigilia: «Sagan deve chiudere la bocca e smetterla di lamentarsi del fatto che nessuno collabori con lui, è il primo quando può a sfruttare il lavoro degli altri». Peter non ha alimentato la polemica, anzi ha mandato un bacio virtuale a Tom accompagna­to dalla foto in cui riceve i suoi compliment­i dopo il trionfo iridato a Richmond: «Era un mio idolo, per me ha sempre ragione». Se Sagan è all’ultima chiamata, lo stesso concetto vale per il campione uscente Van Avermaet (ancora a secco quest’anno al Nord) e per l’eterno piazzato Vanmarcke, mentre in silenzio crescono le quotazioni di Arnaud Demare, terzo a Sanremo e alla Gand-Wevelgem.

Le quotazioni dell’Italia, invece, non crescono: appena in 11 al via, e dall’ultimo successo targato Andrea Tafi (1999) l’Inferno del Nord ci ha regalato soltanto due secondi posti e tre terzi. Vanno comunque registrate le belle parole che il direttore Christian Prudhomme ci ha detto a proposito di Vincenzo Nibali: «È fantastico, è capace di vincere su ogni terreno. Io mi auguro che il suo spirito ispiri tutti i corridori, soprattutt­o i più giovani. Onora ogni gara, grande o piccola che sia. Se spero che sia alla Roubaix nel 2019? Non lo spero, lo sogno. Sì, è un sogno che ho». Nella notte appena trascorsa, in tanti dei 175 al via il tempo di sognare non ce l’avranno neppure avuto: l’Inferno del Nord il sonno te lo può togliere. Ma poi ti regala un’esperienza unica. Indimentic­abile. È la sua magia.

LA CHIAVE

Più di 6 milioni di cubi di pietra, 190 Paesi collegati. Terrorismo: soldati armati al via

Prudhomme elogia Nibali: «Un esempio per i giovani, me lo sogno al via nel 2019»

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2017 Peter Sagan con Terpstra e Stybar
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Peter Sagan guida i migliori alla Parigi-Roubaix 2017: il campione del mondo la concluse al 38° posto (in maglia rossonera il vincitore Van Avermaet) BETTINI

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