La Gazzetta dello Sport

Più maturo, più cattivo Cholito, vittoria da 10 «Noi rinati per Astori»

●L’attaccante della Fiorentina in doppia cifra per il secondo anno di fila. Pioli: «È sereno e leggero, sta facendo benissimo»

- Andrea Pugliese ROMA L’esultanza di Giovanni Simeone, 22 anni, argentino

qui. I punti? Sì, in campionato ne abbiamo pochi. Ma dico pure che l’anno scorso la Roma fu eliminata ai preliminar­i di Champions e agli ottavi di Europa League, ora siamo ai quarti di Champions. Perché dovrei cambiare il mio pensiero?».

Dieci. Per impegno e cattiveria, ma non solo. Perché Giovanni ci ha creduto davvero fino alla fine, ha lottato a lungo da solo lì davanti, senza mai rinunciare ad un duello (41 totali, più di chiunque altro), ad una spallata, a un tu per tu con Fazio e Manolas (o Juan Jesus più avanti) o ad una corsa utile anche solo a pressare i portatori di palla avversari. E poi dieci per il pensiero finale, intimament­e dedicato ad Astori, il capitano. «La nuova Fiorentina nasce da lui, da Davide, solo da quello», le sue parole pregne di commozione. Infine, dieci perché il gol di ieri lo porta proprio in doppia cifra in un campionato in cui Giovanni Simeone ha dovuto soffrire, faticare, crescere strada facendo. Esattament­e come la Fiorentina, che con la vittoria all’Olimpico continua a sognare quell’Europa che fino a due mesi fa sembrava soltanto una dolce utopia.

LA MATURAZION­E E quello di ieri del Cholito non è solo il terzo gol consecutiv­o (dopo quelli segnati a Crotone e Udinese: non gli succedeva dal gennaio 2017) ma è soprattutt­o un gol clamoroso per caparbia, cattiveria agonistica, fame e capacità di costruzion­e. Già, perché poi Simeone se l’è davvero costruito da solo il 2-0, saltando di netto Manolas, respingend­o con una spallata Bruno Peres quasi come fosse un punchball e bruciando Alisson in scivolata. «Ma io devo solo pensare a continuare a far gol e ad aiutare la squadra – dice –. Ho 22 anni, so TIRI NELLO SPECCHIO D’ANNIBALE che posso crescere e dare ancora molto di più». Già, forse è vero. Ma intanto Pioli se lo coccola eccome. «Sta maturando, pensiamo che è solo il secondo anno che gioca in Italia – dice il tecnico viola –. Il nostro campionato magari non sarà il migliore, ma è sicurament­e il più difficile dal punto di vista tattico. A Giovanni la prestazion­e non è mai mancata, anche se da un centravant­i si attendono solo e sempre i gol. C’è stato un momento in cui lui lo cercava troppo e quando lo cerchi il gol poi non arriva. Ora lo vedo più sereno, più leggero. E infatti sta facendo molto bene».

PAPÀ DIEGO Con qualità, fame, agonismo. «Credo che questa sia proprio la nostra forza e cioè il fatto di dare tutto in ogni partita – continua Simeone –. Il gruppo è molto unito e tutti corrono anche per gli altri. Sono molto orgoglioso di ognuno dei miei compagni. Pensando a tutte le difficoltà che abbiamo avuto, siamo stati uniti in ogni giorno e questa è una cosa che ci ha dato forza. Dopo ogni allenament­o, ad esempio, nessuno di noi vuole andare a casa perché è l’unico modo per non pensare a ciò che ci è successo». Esattament­e come lui non ha pensato neanche un attimo a quegli epiteti (eufemismo) finali che gli hanno riservato i tifosi della Roma al momento del cambio con Falcinelli. La causa è facilmente rintraccia­bile nella lazialità di papà Diego. A Giovanni, però, cose così scivolano addosso, mentre lo stadio lo insultava lui pensava sempliceme­nte a incoraggia­re i compagni. Il suo processo di maturazion­e, del resto, passa anche da questo, dal saper gestire le tensioni in corsa. E se dovesse continuare a giocare con quella cattiveria lì, allora le soddisfazi­oni saranno anche più grandi di quella di ieri.

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