La Lanterna resta spenta Tanta lotta, zero emozioni Samp-Genoa è senza gol
●Il derby è condizionato dalla prudenza dei rossoblù. Giampaolo frena verso l’Europa e la Fiorentina lo sorpassa
Non era serata. Ambizioni europee e orgoglio della supremazia cittadina, che è ancora molto – e molto condiziona – in questo derby di Genova: Samp e Genoa ripongono le opposte voglie nelle pieghe di un derby al sapore di lotta, ma molto insipido di emozioni. Che alla fine penalizza più la corsa verso il settimo posto dei blucerchiati, ieri scavalcati dalla Fiorentina, che le ambizioni rossoblù. Più che il disegno di calcio di Giampaolo, che si ferma a un passo dal record di quattro derby vinti di fila, poté la confermata solidità data alla sua squadra da Ballardini, che non a caso non ne ha perso uno.
ARROCCO Il tecnico ha blindato ancora il Genoa davanti a Perin senza vergognarsi di allargare a cinque la difesa e arroccare un centrocampo dove non c’è chi non fa il suo con ordine: ieri ha messo in fila la nona partita senza prendere gol ed è stato il quinto 0-0 rossoblù di questo campionato. Così ci si salva, ma si ha anche il secondo peggior attacco del campionato, e un motivo ci sarà. Il prezzo l’ha pagato la Samp: forse anche il pensiero dell’Europa è stato un peso per la testa di una squadra che ha sempre fatto della leggerezza la sua forza; sicuramente a Giampaolo, costretto a un doppio cambio dei terzini, è mancata una carta in più per provare a vincere nel finale e pure un probabilissimo rigore per contatto Rigoni-Praet al 15’ del secondo tempo. Ma anche qualcosa in più, nelle ultime scelte, dal suo trio offensivo, in particolare da Zapata.
DERBY BLOCCATO Che tipo di partita sarebbe stata si è capito subito: per 45 minuti Samp e Genoa si sono guardate in cagnesco senza mai riuscire a mordersi. Bilancio spicciolo a fine tempo: un tiro alto di Praet, uno centrale di Pereira, uno morbido di Quagliarella. Stop. La logica conseguenza di una partita bloccata per scelta del Genoa e copione non stravolto dalla Samp, consapevole della necessità di giocare anche con pazienza per non fare il gioco avversario. Il Genoa ama giocare in ripartenza: le soffre in transizione difensiva, ma la squadra di Giampaolo non ha trovato il modo di scoperchiare questo suo difetto.
ROMBO ROVESCIATO Ritmo e intensità in ogni zona del campo uguale pochi spazi e molto traffico. La Samp ha provato a districarsi stando al gioco: quando si fa duro e vale l’Europa League, i belli e bravi diventano (anche) cattivi. E aggiornano il repertorio: contrasti, falli, chilometri di moto per piazzare uno dei loro ricami improvvisi, un’accelerazione, cercando un varco nel mare denso del Genoa. Che ha proposto un rombo rovesciato all’indietro: con Spolli anche staccato rispetto a Biraschi e Zukanovic e sul suo asse Bertolacci (e nella ripresa Cofie) a tampinare Caprari. Per risucchiarlo fuori, lasciare tre centrali contro due attaccanti e dunque non perdere superiorità a centrocampo, il trequartista scelto da Giampaolo si è allargato spesso per offrire spazi a Praet e Linetty. Ma proprio i corpo a corpo fra i quattro interni sono stati la foto più nitida dell’intasamento in mezzo al campo. Dove la Samp tende ad agire di più per Dna, ma si è impantanata nonostante gli strappi di Torreira, inseguito a turno da Pandev e Lapadula.
STESSO FILM Stesso film nella ripresa: il Genoa si è abbassato ancora di più quando Ballardini ha rinunciato a Pandev (dentro i chili di Cofie e Bertolacci alle spalle di Lapadula) e Laxalt alle rare sortite sulla fascia del primo tempo. La Samp si è corretta alzando la linea difensiva e cercando un po’ più di rapidità nella prima impostazione: così ha schiacciato di più il Genoa, ma a parte un paio di sussulti a inizio e fine tempo (tiro di Torreira con vano tentativo di deviazione di Caprari, doppia parata su Linetty e Caprari) Perin non ha avuto brividi. Neanche quando Giampaolo si è giocato l’ultima carta, Ramirez: tutto inutile, non era serata.