La Gazzetta dello Sport

Protesta ultrà Pecchia ringhia «Verona, ora serve la testa»

●Il tecnico si gioca tutto con l’ombra di Reja: «Ultimatum? Sono già al quinto»

- Matteo Fontana VERONA

Tre sconfitte di fila, con 11 gol subiti e nessuno segnato negli ultimi 270’. Il penultimo posto in classifica. Il direttore sportivo Fusco che si è dimesso. Un allenatore ad alto rischio di esonero. Metteteci dentro una tifoseria infuriata, aggiungete la tensione che accompagna uno scontro diretto come quello di oggi con il Cagliari e avrete la misura di quanto la situazione del Verona sia complicata. Eppure Fabio Pecchia, con la panchina più traballant­e di una zattera in mare aperto (Reja è in pole per la sostituzio­ne), non molla.

DISACCORDO Hanno viaggiato in simbiosi per venti mesi. Un dialogo serrato, dettato non soltanto dal rapporto profession­ale tra tecnico e d.s., ma anche da una conoscenza che dura da vent’anni. Pecchia, dopo la brutta figura di Benevento, non aveva parlato. Sembrava che dovesse tacere anche prima del Cagliari, invece è stato lui a chiedere di metterci la faccia. L’ha fatto, anche, per chiarire quel che pensa dell’addio di Filippo Fusco: «Avrà avuto le sue ragioni per dimettersi, ma non condivido la scelta. In questo periodo al Verona abbiamo vissuto insieme gioie, dolori, contestazi­oni. Non posso concordare con la decisione che ha preso. Quanto a me, non mi sento abbandonat­o perché Fusco è andato via. Le dimissioni non le do e non le darò. C’è un presidente che ha le capacità per valutare il mio operato. Ultimatum? Per me è il quinto». Pecchia ringhia come faceva da giocatore, ai tempi in cui era uno dei centrocamp­isti più dinamici della A. Un atteggiame­nto che chiede di avere all’Hellas e a quei giocatori che con il Benevento hanno offerto una prestazion­e umiliante: «Abbiamo mancato di rispetto innanzitut­to a noi stessi», dice.

CAMBIAMENT­I Nel frullatore di questi giorni trascorsi in ritiro a Peschiera del Garda, il tecnico del Verona ha soppesato la possibilit­à di compiere una mezza rivoluzion­e per la partita con il Cagliari. Alla vigilia rimane abbottonat­issimo, ma butta lì un principio-guida: «Non posso limitarmi a scegliere chi schierare soltanto basandomi sulla condizione fisica. Il lato mentale è determinan­te». Gioca a carte coperte, Pecchia, e fino all’ultimo sarà così. Salgono le quotazioni di Franco Zuculini, come pure quelle di Matteo Bianchetti. L’azzardo sarebbe inserirli subito, perché la loro tenuta non può essere a lungo termine, ma attenzione alle sorprese. Il Verona dovrà calarsi l’elmetto sulla testa per battere il Cagliari. Pecchia ha gli ultimi dubbi da sciogliere, tra cambiament­i possibili e probabili. Tutto in ballo.

CLIMA E il clima attorno all’Hellas è immaginabi­le. La Curva Sud ha diffuso un messaggio invitando tutta la tifoseria a presentars­i davanti agli spogliatoi alle 12.30. Un presidio con un obiettivo: «Chiederemo a questi “uomini” di metterci la faccia e di entrare allo stadio a piedi, assumendos­i le loro responsabi­lità davanti a tutti. Noi saremo lì, sta a loro decidere cosa fare». Per ragioni di ordine pubblico, è però difficile che l’incontro si verifichi (come già è avvenuto mercoledì sera, dopo Benevento, all’aeroporto di Villafranc­a: con 200 sostenitor­i gialloblù in attesa, giocatori e staff sono stati fatti uscire da una porta secondaria). Monta, una volta di più, una protesta che accompagna tutta la stagione del Verona. Soltanto i risultati possono alleggerir­e la pressione. Risultati che non ci sono quasi mai stati. Mancassero anche con il Cagliari, sarà ribaltone.

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LAPRESSE Fabio Pecchia, 44 anni, alla seconda stagione col Verona

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