L’ITALIA CHE CORRE INSEGUE L’EUROPA
Maratone di Roma e Milano
Non è un mistero che l’anno comprenda 52 domeniche (o al massimo 53). Escludendo quelle che cadono in piena estate e pieno inverno, c’è allora da chiedersi cosa ha di speciale l’8 aprile per aver concentrato in una sola domenica alcune delle principali maratone italiane e del mondo: da Milano a Roma, da Parigi a Rotterdam, da Hannover a San Paolo, da St Louis (Missouri) a Santiago e perfino alla nordcoreana Pyongchang oggi saranno circa 100.000 i maratoneti che scenderanno in strada per comporre idealmente il più grande serpentone umano dell’anno. Sulla concomitanza ripetuta fra la prima e la quarta maratona italiana per numero di arrivati (nel 2017 13.318 classificati a Roma e 5303 a Milano) si è scritto e detto molto ma a quanto pare nessun ragionamento ha scalfito l’idea che a 576 km di distanza la concorrenza non esiste. Tutto giusto dal punto di vista dei numeri ma non certo da quello mediatico. A meno che non si voglia considerare una staffetta quella fra la Rai (che si collegherà con Roma alle 8,30) e Fox Sports (in leggera differita da Milano alle 10). Tanto più che, guarda caso, la Lombardia sarà la regione extra-laziale più rappresentata a Roma (718 iscritti di cui 286 milanesi) e Milano è stata scelta da centinaia di romani..
Eppure non sfugge agli osservatori più attenti il progressivo decremento di iscritti di Roma (meno 562 arrivati l’anno scorso, circa 2000 pettorali in meno quest’anno) in una guerra di numeri che vede nella capitale 14.100 iscritti alla maratona (più la massa della stracittadina) contro i quasi 20.000 che scenderanno in strada a Milano fra maratona (vicina ai 7000 iscritti) e staffetta (3100 team). Vedremo cosa succederà l’anno prossimo, visto che il bando aperto dal Comune di Roma per l’organizzazione dell’evento si chiuderà a maggio e i tempi tecnici probabilmente costringeranno i nuovi titolari a saltare un anno (o a spostare giocoforza la gara in autunno). Insomma, comunque vada il 2019 segnerà la fine di questa concomitanza che la Fidal aveva cercato di evitare. Bisogna ammettere, comunque, che i due Villaggi allestiti alla Nuvola di Fuksas a Roma e al MiCo di City Life a Milano sono stati un colpo d’occhio che apre nuovi orizzonti: allestimenti degni delle grandi maratone internazionali. Curioso che la Capitale oggi possa addirittura schierare sindaco (Raggi) e presidente della Regione (Zingaretti) alla vigilia di un cambio di gestione che l’imprenditoria locale sta cercando di pilotare.
Comunque vada la somma dei partenti di Roma e Milano resta molto lontano da quelli della sola Parigi (55.000 iscritti di cui 700 italiani) dove la maratona fino a qualche anno fa era allo stesso livello di Roma che si presenta numericamente sullo stesso piano di Rotterdam, sicuramente molto meno attrattiva. La verità è che, nonostante l’elevato livello organizzativo, le maratone italiane continuano ad attrarre in minima parte l’esercito di 3,5 milioni di podisti registrati dall’Istat (si arriva a 6 milioni secondo altre statistiche). Esiste anche un indice di penetrazione: la percentuale di podisti che ha indossato almeno una volta il chip rispetto alla massa dei cosiddetti tapascioni. Quello italiano è fra i più bassi d’Europa: 4 per cento. Ci consoliamo col quinto incremento consecutivo di italiani che hanno concluso almeno una maratona nell’anno: Correre ne ha registrati 39.460 l’anno scorso con la percentuale femminile in crescita esponenziale. Colpa della burocrazia (tesseramento e visite mediche obbligatori) ma anche di un ritardo culturale-sportivo nell’affrontare l’impegno prolungato. In questo senso Milano ha trovato la soluzione migliore con le staffette: spettacolo e divertimento senza rinunciare all’agonismo e alla solidarietà.