La Gazzetta dello Sport

IL DISPETTO DI MOU A PEP E L’ETERNO JUPP

Trionfo rinviato per il City, il Bayern fa festa

- L’ANALISI di MIMMO CUGINI email: mcugini@gazzetta.it twitter: @mcugini1

Cosa c’è di più bello della vittoria di un titolo davanti ai tuoi tifosi battendo la squadra rivale della tua città? Forse soltanto il gusto di far perdere il titolo ai rivali della tua città nel loro stadio nel giorno in cui possono vincere il campionato. CityUnited è stato tutto questo con due uomini che hanno già fatto la storia del calcio e che ancora una volta si sono sfidati dalla panchina. E poi, alla fine, si sono abbracciat­i e stretti la mano. Pep Guardiola e il suo calcio sublime che porterà il City alla vittoria della Premier - non importa che non sia successo ieri perché succederà presto -, José Mourinho e il suo pragmatism­o all’eccesso che ha vissuto un altro pomeriggio di gloria. Nel giorno in cui sembrava destinato ad assistere alla festa del nemico di sempre, Mou è riuscito a tirar fuori dai suoi una rimonta pazzesca, soprattutt­o grazie a Paul Pogba finalmente decisivo in una partita importante, come mai lo era stato. E proprio poche ore dopo la polemica tra il suo procurator­e Raiola e Guardiola su un possibile passaggio del francese al City non concretizz­atosi a gennaio per il no del catalano.

Sul successo dei Red Devils c’è la mano pesante di un arbitro inadeguato, come ci racconta Stefano Boldrini nei suoi pezzi. Ma alla fine il City esce con le ossa rotte pochi giorni dopo aver incassato un clamoroso 3-0 ad Anfield in Champions dal Liverpool di Klopp. Un successo nel derby sembrava la medicina giusta per prepararsi a una rimonta sulla carta difficilis­sima, ma che nessuno può escludere per le straordina­rie capacità tecniche della squadra di Guardiola. E invece è arrivato un altro tonfo, non sono bastati i due gol di vantaggio per portare a casa la Premier nel giorno del derby di Manchester e resta difficile capire cosa sia successo nell’intervallo di City-United. Lo spumeggian­te gioco di Guardiola è sparito mentre saliva il ritmo e la forza dello United, quasi come se uno avesse staccato la spina e l’altro improvvisa­mente si fosse messo in moto dopo il letargo del primo tempo. Un’altra occasione per ripeterci quanto è pazzo il gioco più bello del mondo.

Nel calcio può davvero succedere di tutto. Anche che un signore di quasi 73 anni richiamato sulla panchina del Bayern al posto di Carlo Ancelotti prenda la squadra bavarese a -5 dal Dortmund e la porti al titolo con 5 gare di anticipo e si prepari pure a entrare nella semifinale della Champions. Jupp Heynckes, il vecchio saggio, ha messo le cose a posto in un ambiente che era diventato esplosivo come una favela di Rio. E quando avrà finito il suo compito a fine stagione se ne andrà in punta di piedi. Proprio come era arrivato.

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