Miller osa le slick sul bagnato: è pole!
●L’australiano doma la Ducati e batte Pedrosa e Zarco. Marquez 6°, Dovizioso 8°, il Dottore 11°
Argentina, terra di gauchos, gente tanto semplice ed essenziale, quanto ruvida e senza paura, abituata a passare indenne in sella al proprio cavallo attraverso le quattro stagioni spesso racchiuse in una sola giornata: dal vento che sferza la pampa, al caldo torrido del Nord che toglie il respiro, alla neve che tiene prigioniera per lunghi mesi la Patagonia. Il passaporto dice che Jack Cavallo Pazzo Miller è australiano, ma a guardarlo domare quella belva imbizzarrita che è la Ducati, che con le gomme slick su una pista metà asciutta e metà bagnata rischia di spedirlo in aria a ogni curva, non puoi non pensare agli eroi a cavallo che hanno scritto la storia di questo Paese. Quello che per una volta non riesce a quel Marziano di Marc Marquez o a quell’altro pazzo di Cal Crutchlow — i due per la verità ci provano nel finale della qualifica, ma rientrano subito per tornare a montare le gomme da bagnato —, si tramuta invece in magica impresa per Miller, il grande talento che tante volte ha rischiato di perdersi e che ora, scappato dalla Honda che non credeva in lui, prova a scrivere una nuova storia con i colori della Pramac.
PRIMA POLE «È stato un eroe — ne certifica le immense qualità il suo capo meccanico Nicola Manna —, l’ultima parte della pista era improponibile, acqua pura». Le immagini raccontano bene l’impresa di Jack — prima pole di sempre tra i grandi e prima anche per la Pramac dell’era Ducati —, con la moto che pare ribellarsi in curva e il suo fantino a lottare contro gli scuotimenti violenti che a un certo punto gli fanno anche perdere l’appoggio sulle pedane e lo proiettano per un istante oltre il cupolino. «In realtà è stato facile, anche se a fine qualifica ho dovuto farmi una doccia per pulirmi» scherza Miller. Che ci prova uno, IL CASCO CON BELEN
Il casco sfoggiato ieri nelle prove da Andrea Iannone. Tra le icone latino-americane, come Che Guevara e Fangio, il pilota Suzuki ha scelto la bellissima compagna, Belen Rodriguez... MILAGRO due, ma poi, finalmente, al terzo giro, quando tutti hanno già tagliato il traguardo e Dani Pedrosa è pronto a festeggiare la pole sull’ormai habitué Johann Zarco (5ª prima fila consecutiva per il francese), ecco che il casco rosso si accende sul tempo dell’australiano. «Rinunciare dopo gli spaventi dei primi giri? Mamma mi dice sempre che sono uno che non ascolta, e anche stavolta me ne sono fregato di quello che mi urlava la moto. In realtà si è trattato soprattutto di sopravvivere alla curva 7, bagnatissima. Lì ero passeggero della mia Ducati, prima e dopo, invece, ho spinto al massimo per guadagnare tempo». Ad applaudirlo, oltre al team manager Giacomo Guidotti («era dal mattino che pensava di provare a usare le slick»), anche il suo compagno Danilo Petrucci («sono contento per lui, ha avuto le palle per provarci»), eliminato in Q1.
SORPRESE Una qualifica anomala, questa argentina, visto che ad aprire la seconda fila c’è la grande sorpresa di Tito Rabat — compagno di Miller un anno fa alla Honda Marc VdS e oggi in sella pure lui a una Ducati GP17 del team Avintia — davanti alla migliore Suzuki di Alex Rins, con Marquez, il do-
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