La Gazzetta dello Sport

La maledizion­e di casa Reina «Real e Juve, quanti dolori In famiglia una gara incubo»

●Il papà di Pepe, leggenda Atletico: «Se io e mio figlio stiamo per vincere, arrivano loro...»

- Filippo Conticello INVIATO A MADRID

La fontana della Cibeles, custode dei mille trionfi Real, zampilla sotto a una luce magnifica: quante volte ha dovuto vederla vestita a festa. Una tortura da sempre, ma ora il signor Miguel può consolarsi facendo visita a uno dei quattro figlioli: poco più in là, in Calle del Barquillo, luccica la boutique di Javier, una delle più trendy di Madrid. Miguel Reina da Cordoba, quando lascia l’amata Andalusia per raggiunger­e la Capitale, si aggira sempre in questi pochi metri: qualcuno lo riconosce, del resto è uno dei più grandi portieri della storia di Spagna, leggenda più dell’Atletico che del Barcellona. Qua e là gli chiedono pure dell’altro figlio che ha preso casa in Italia, oggi a Napoli e domani a Milano: Pepe indossa i guanti grazie anche al modello ammirato in famiglia. Oggi Reina senior è un simpatico signore di 72 anni, col sorriso vispo uguale al portiere azzurro e la battuta pronta. Soprattutt­o se si parla di Champions: «Peccato per il mio Atletico e per il Napoli di Pepe: sarebbero state poderosi anche in Coppa. E allora ci resta Juve-Real, non proprio le squadre più amate in famiglia: ho il cuore diviso, ma al contrario...», scherza davanti a un caffè (italiano). Sì, perché di questo incrocio Italia-Spagna si è discusso parecchio in casa Reina: «Sono i nostri incubi. Non è una polemica, ma un dato di fatto. Il Madrid e la Juve ci hanno tolto tanti titoli, sono squadre simili, potenti e vincenti. Quello che per me era il Real, è per Pepe la Juve: il gigante che si mette in mezzo quando sei a un passo dalla festa».

TORTILLA E FLAMENCO Poco importa che esistano davvero speranze per i bianconeri, anzi in questo tavolino di Plaza del Rey la leggenda di Ronaldo sembra lontana. A Miguel piace più la simbologia del match, l’emozione sul filo dei ricordi di famiglia: «Che grande avversario è stato il Real in tutta la mia vita e anche questa Juve è un osso durissimo per un grande Napoli. Parliamo di me: per una cosa o per l’altra, per un rigore o per un gol beffardo, non sono riuscito a vincere la Liga contro di loro in otto anni al Barça...». Dopo sì, nel 1976-77 riuscì a beffare almeno una volta gli arci-rivali in maglia Atletico: «Una gioia così, unica e quindi ancora più bella, la merita pure mio figlio: stanno abbattendo tutti i record, cosa devono fare di più? Andrò a vedere l’ultima di Pepe al San Paolo». Ma, in fondo, anche nel racconto del nemico, c’è affetto sincero: «Real significa anche l’immenso Di Stefano – ricorda ancora Reina –: dopo il suo rapimento in Venezuela, incontrò mio padre, cuoco nel suo albergo. “Una tortilla, por favor!”, le sue prime parole dopo il rilascio. E che amicizia con Gento: gli cantavo un flamenco, lui piangeva per l’emozione». Adesso, in questo strano match visto da (doppio) rivale, altri protagonis­ti e uguale rispetto: «Ronaldo è un mostro, ma uno come Messi non è mai esistito. Il Real perde solo quando la connession­e Modric-Kroos fallisce. E cosa dire di Buffon? Non ha età, come Zoff: spaventa con la sola presenza e ha un buon rapporto con Pepe».

MAS TONTO Le notti di gala contro Eusebio, un gol da mille e una notte di Cruijff al Camp Nou, la beffa al 120’ firmata Bayern nella finale di Champions ‘74 e pure una tappa in politica, da assessore dei Popolari a Cordoba: Miguel Reina è un elenco assortito di aneddoti. Ma non nasconde, divertito, la sua caduta più grossa, il «gol mas tonto de la historia» come dicono in Spagna: «Era un amichevole contro l’Olanda nel ‘73, mi sono segnato da solo, sbagliando un passaggio per un compagno mentre Cruijff veniva in pressing». Risultato? Papà Reina non ha più incrociato la nazionale. E in patria lo prendono ancora in giro: un vero incubo, altro che Juve e Real.

CHE SCONTRI CON IL MADRID. MA COSA DEVE FARE IL NAPOLI PER VINCERE? MIGUEL REINA SU REAL-JUVENTUS

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A sin. Miguel Reina, 72, con il figlio Pepe, 35, e un nipotino. A des. un gol subito, come portiere dell’Atletico, da Johan Cruijff nel 1973

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