La Gazzetta dello Sport

DIFRA E MAX CREDETECI

Le sfide di Champions delle italiane

- di ARRIGO SACCHI

La Champions League ha rimarcato la superiorit­à del calcio spagnolo sul nostro: purtroppo accade da anni e a tutti i livelli, giovanili e nazionali comprese.

La Champions League ha rimarcato la superiorit­à del calcio spagnolo sul nostro: purtroppo accade da anni e a tutti i livelli, giovanili e nazionali comprese. Le gare di ritorno di Roma– Barcellona e Real Madrid–Juventus sono un’opportunit­à per invertire la tendenza. Chi lotta può perdere, ma chi non lotta ha già perso, disse Che Guevara. I gialloross­i se la vedono con Messi e compagni che li hanno battuti con un roboante, ma forse severo, 4-1: hanno giocato con coraggio, ma sono mancati in continuità e coesione. Di Francesco è bravo, ha idee chiare e innovative: è un cultore del calcio totale. Ha un grande sogno, che si può realizzare soltanto coinvolgen­do i giocatori, in modo che si trasformi in una sfida collettiva: speriamo stasera vada così. I blaugrana sono meno spettacola­ri rispetto al passato, ma molto pratici, con ampie conoscenze, in più hanno Messi in stato di grazia.

Il livello tecnico e di esperienza del Barça è elevatissi­mo, per azzerare il divario la Roma dovrebbe essere più compatta e organica: soltanto l’organizzaz­ione di gioco e la volontà potrebbero farla sognare. Velocità, ripartenze e movimenti senza palla potrebbero creare problemi a Piqué e compagni, così come il pressing, i raddoppi e il sapere prevenire in fase di non possesso. I romanisti si ricordino che il collettivo migliora il singolo e che senza un copione emergono improvvisa­zione e pressapoch­ismo: siano fiduciosi e convinti e giochino con lo spirito giusto per un’impresa. La Juventus ha perso 3-0 contro il Real, per molti bianconeri il ritorno sembra una formalità. Mi auguro che un simile stato d’animo non ci sia in Allegri, nei giocatori e nel club. Senza dubbio il compito è difficile, ma occorre crederci con tutte le forze e convinzion­i. Se avesse perso 3-0, il Real di sicuro cercherebb­e con tutte le proprie energie la «remuntada», stesso approccio lo avrebbero il Manchester City, il Liverpool, il Barcellona, tutte squadre orgogliose, sorrette da una mentalità vincente. Il risultato di Torino è stato eccessivo rispetto ai meriti del Real e ha confermato i dubbi sullo stato di forma dei blancos. L’attuale Madrid non vale quello dell’anno scorso: Bale, Modric, Kroos e Benzema sono in difficoltà, domani mancherà Sergio Ramos, il collante della difesa. In fase di non possesso il Real ha balbettato anche a Torino, offrendo agli juventini varie occasioni, purtroppo sbagliate per scarsa convinzion­e o eccessivo nervosismo. I bianconeri, pur non facendo granché, nel primo tempo hanno creato diverse palle gol. La difesa dei madrileni pecca in disattenzi­oni, marcature blande, scarsa collaboraz­ione e organizzaz­ione collettiva insufficie­nte. Il pressing e la compattezz­a sono molto inferiori all’anno scorso, così come le coperture degli spazi e i collocamen­ti preventivi. I raddoppi sono rari, i blancos vanno in difficoltà nell’uno contro uno o nei calci d’angolo.

Gli uomini di Allegri possono sfruttare tutto ciò in modo relativo o totale. Relativo significa lasciare il comando del gioco ai madridisti e punirli saltuariam­ente con le ripartenze. In modo totale vorrebbe dire andare al Bernabeu da protagonis­ti: aggredendo, attaccando e pressando gli avversari, che potrebbero essere sorpresi e mostrare gli attuali limiti. Gli uomini di Max trovino coraggio e convinzion­i, ricordando­si che il rischio è la base di ogni avventura. Quanto sarebbe bello tornare da Madrid vincenti o con la coscienza di chi ha fatto tutto il possibile. In questi ultimi 15 anni il calcio spagnolo si è molto evoluto e rinnovato grazie a valori da noi poco in voga come il merito, il coraggio, le idee, le emozioni, lo spettacolo, l’ottimismo. Purtroppo il calcio italiano, dopo gli sfarzi di fine anni 80 e 90, è tornato al passato credendo in altri dogmi come il difensivis­mo, il pessimismo, la furbizia, il tatticismo e le scorciatoi­e. I risultati ci condannano: soltanto la Juve, leader indiscussa del calcio italiano, ci può aiutare a uscire dal passato. Speriamo che già al Bernabeu possano iniziare il cambiament­o e l’innovazion­e.

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