La Gazzetta dello Sport

Il Bayern al minimo Montella ci prova, ma il Siviglia va fuori

●I sogni degli spagnoli si spengono sulla traversa di Correa Per i tedeschi sesta semifinale nelle ultime sette edizioni

- Pierfrance­sco Archetti INVIATO A MONACO (GERMANIA)

Vincenzo Montella è un amico, e anche socio in un’attività commercial­e, di Eusebio Di Francesco, però non gli riesce un’impresa da tuffi nelle fontane: partiva da uno svantaggio più lieve rispetto alla Roma, ma il k.o. per 2-1 dell’andata è stato determinan­te. Anche se deve abbandonar­e la Champions, all’allenatore italiano restano soddisfazi­oni miste a rabbia (sfogata in un mini tafferugli­o nel finale): in due partite il Bayern non ha segnato un «suo» gol, nel primo match furono due deviazioni dei sivigliani a far esultare gli avversari, ieri sera lo 0-0 non gli è servito per passare il turno, però ha interrotto tutte le serie positive dei rossi, che arrivavano da sette vittorie consecutiv­e (e Heynckes da dodici, primato del torneo).

FIDUCIA Il pareggio può essere utile al Siviglia per acquistare convinzion­e e autostima, soprattutt­o per la finale di coppa del Re contro il Barcellona, il 21 aprile, quando dovrà arginare di nuovo, come ieri sera, un gruppo superiore. Il vero obiettivo comunque adesso è iscriversi all’Europa League e Montella racconta: «Ci è mancato il gol, non abbiamo avuto tante occasioni, però una nel primo tempo con Sarabia e la traversa di Correa nella ripresa potevano cambiare la partita. Adesso con lo stesso orgoglio e fiducia dobbiamo buttarci nel campionato per raggiunger­e i nostri traguardi. Dobbiamo tornare in Europa anche nella prossima stagione». Al momento il Siviglia è sulla frontiera rischiosa del settimo posto. Senza viaggi internazio­nali anche la posizione del tecnico sarà vagliata, nonostante un contratto fino al 2019.

BAYERN CONCRETO I tedeschi raggiungon­o la sesta semifinale nelle ultime sette edizioni. Sono focalizzat­i sull’obiettivo, geneticame­nte concreti. Visto quanto successo in tutti questi quarti di finale, e come si è qualificat­o il Real Madrid, restano favoriti per il successo. Non si lasciano offuscare dal nervosismo, alla Guardiola; non dipendono da un fuoriclass­e, alla Messi. Hanno un allenatore che non si gioca la carriera o il contratto: prendere la Champions per Pep Guardiola o Carlo Ancelotti, i predecesso­ri, era l’unico sistema accettato per sistemarsi all’altezza del passato. Jupp Heynckes e la tripletta del 2013 erano la misura di tutti i giudizi. Adesso, al massimo Heynckes può ripetere se stesso, quindi va incontro al possibile tris con la tranquilli­tà di chi può guardarsi nello specchio e sorridere.

OCCASIONI Lo 0-0 è un risultato giusto anche se il Bayern non si mette in difesa a proteggere il vantaggio della settimana scorsa. Il Siviglia prova spesso a lanciare in diagonale alle spalle della difesa, allargando il campo d’azione, con la coppia di destra riesce ad andare più in profondità. Il Bayern invece parte col gioco rasoterra, ha una netta supremazia sulla sua destra, con Robben che mette in croce Escudero, però al momento di rientrare gli sprint non portano a conclusion­i nette: manca sempre l’ultimo tocco. Müller e Lewandowsk­i sono ancora pallidi o pestati senza pietà (il polacco), dietro però i rossi non lasciano spazi. La traversa di Correa resta così la chance più evidente di tutta la serata e i boati per i gol della Juve sono l’emozione più calda per un pubblico che non voleva trovarsi di nuovo di fronte il Real Madrid. Roma invece piace, come città e come squadra, anche se è vietato ammetterlo.

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AFP Un duello tra Gabriel Mercado, 31, e Robert Lewandowsk­i, 29

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